Il segreto di Cavasin, ogni volta squadra diversa
Squadra che vince si cambia. Non è un paradosso, ma il segreto della capolista. L'arma in più del Brescia. Il coraggio di Alberto Cavasin, che a Grosseto presenta la settima formazione diversa in 7 gare: «Io non voglio cambiare per cambiare, ma cerchiamo sempre di migliorare fermo restando il canovaccio tattico». Cavasin ama sperimentare. In poco tempo si sono visti, nell'ordine: un centrale di difesa trasformato in playmaker (Bega); un fluidificante provato attaccante (Lopez); una punta reinventata trequartista (Possanzini). A destra, nel frattempo, si sono alternati in tre (Zambelli, Martinez, Rispoli). E c'è stato il 4-3-3, poi il 4-4-2, quindi il 4-3-1-2. Punti fermi? Pochi. La solidità è fra i pali, dove Arcari ha zittito le voci di mercato. E' in mezzo al campo, con Baiocco uomo-ovunque. E' nel tridente, voluto da Cavasin da quando Caracciolo ha scontato la squalifica.
L’attacco Cavasin sceglie il rischio, perché ne vale la pena. Certo, ogni tanto il Brescia si allunga e va in barca. Ma quando la palla finisce fra i piedi di quei tre... Flachi segna, sforna assist e procura rigori. Caracciolo viaggia al ritmo di un gol a partita. E Possanzini, martedì sera, ha schiantato il Sassuolo. Regista, trequartista, punta: Possanzini a tutto campo, da capitano vero. «Là davanti non cambio nulla — conferma Cavasin — perché siamo in evidente crescita e quando si finalizza bene, tutto diventa più facile. A questo punto dico che, anche se mi mancasse Flachi o Caracciolo o Possanzini, continuerei con il tridente». Il problema non si pone a Grosseto. Qui le novità sono figlie dell'abbondanza: «Il sogno di ogni allenatore, no? Una rosa piena di alternative era il mio primo obiettivo, adesso mi godo questo imbarazzo della scelta».