Guglielmo Gabetto, protagonista del Grande Torino. E scaricato dalla Juventus
Nelle pieghe della storia ci sono anche degli errori grossolani. Alla fine chi ne commette di meno, solitamente, vince più spesso. Però con Guglielmo Gabetto, nato il 24 febbraio 1916, i dirigenti fecero un grosso buco nell'acqua. Passa dalla Borgata Aurora alla Juventus nel 1934, incominciando a giocare subito in prima squadra, dimostrando di essere un elemento fondamentale. Ai tempi non c'erano sostituzioni, né per infortuni né per stanchezza. In sette anni, fino al 1941, segna 102 reti, un bottino che lo porta attualmente a essere il quindicesimo juventino di sempre per gol fatti. C'è però un equivoco, perché Gabetto segnò anche due gol nella Coppa dell'Europa Centrale, una kermesse mitteleuropea che era l'antenata della Mitropa Cup: per questo può essere sia considerato sopra Cristiano Ronaldo, fermo a 101 nelle gare ufficiali.
Uomo spogliatoio, sempre sorridente e scherzoso, si infilava in bagno e fumava. Ora chissà che cosa ne farebbe l'opinione pubblica, anche se il non mostrarsi in pubblico poteva certo aituare. Del resto Gabetto sapeva il fatto suo, considerato che - raccontano le cronache di 85 anni fa - riuscì a paragonarsi a Silvio Piola, prima di un incontro fra le riserve juventine e quelle della Pro Vercelli, squadra che aveva ceduto Piola alla Lazio. Eppure era nato mezz'ala, perché piccolo di statura, ma poi il ruolo di centravanti delle riserve risulta senza un padrone e Gabetto se lo prende, per non mollarlo mai più. L'esordio in Serie A è nel 1935, guadagnandosi un rigore per fallo di Beltaro: chi gli lancia il pallone è Monti, chi segna dagli undici metri è Orsi, praticamente la storia della Nazionale di quel periodo.
Nel 1941, appunto, i dirigenti bianconeri credono che oramai Gabetto sia a fine carriera, così lo cedono al Torino per la somma - comunque ragguardevole - di 330 mila lire. Da lì in poi 6 Scudetti con il Torino e 1 Coppa Italia, fino al tragico epilogo che lo consegnò certamente alla storia ben più di ogni altra rete segnata. Perché il 4 maggio del 1949, anni trentatré, è sull'aereo che precipita sulla collina di Superga dopo l'amichevole giocata con il Benfica: Lisbona-Barcellona-Superga. Per una leggenda (tra le tante) che rimarrà per sempre lì.