GIORNO dopo: Nel segno del capitano.............

03.09.2008 12:08 di  Raffaella Bon   vedi letture

Ricomincia il campionato, finalmente, dopo mesi oziosi passati a leggere quotidiani e sviscerare mezze frasi, intenzioni e sorrisi più o meno ammalianti, la parola torna al campo, ed è quella decisiva.
Il Toro si ripresenta fresco nello spirito così come nella divisa da gioco, nuova e di un granata più intenso che da sollievo al cuore ed allo spirito.
E' un Toro diverso, e lo si capisce subito guardando i volti dei più giovani, da Rubin ad Ogbona e Malonga, passando poi da Zanetti a Saumel, e lo percepisci dallo sguardo di Franceschini finalmente restituito al calcio, o dai grandi occhi di Stellone che si siede in panchina convinto che in questo Toro c'è spazio veramente per tutti.
Un Toro finalmente più tranquillo, più consapevole che non c'è la necessità di stupire.
I nuovi sono tanti, qualcuno ha già afferrato ed assimilato lo spirito Toro, Amoruso su tutti, qualcuno come Bianchi (l'ultimo ad essere arrivato) sembra ancora spaesato, ma il tempo per calarsi in questa nuova realtà, per conoscerla ed amare questa società non gli manca, così come non gli manca l'affetto dei tifosi, pronti a riempire lo stadio con un boato dopo il suo gol.
La prima firma sul taccuino dei marcatori dovrebbe essere un buon viatico per la sua stagione.
Poi c'è lui, il capitano del mio cuore, e da lui lo sapete mi aspetto sempre tanto, da critico severo ed innamorato quale sono. Ma, rivederlo in campo con quella maglia, continua a darmi speranza per il presente e baldanza per il futuro.
La partita contro il Lecce alla fine dice più di quanto ci si aspettava, più di quello che qualcuno oggi può pensare, più dei tre punti in classifica, molto di più.
Il Toro ritrova il suo capitano, che in verità non aveva mai perso, il suo pubblico e la voglia di mettere in campo i propri sogni e le proprie ambizioni senza la paura che ti attanaglia le gambe; con Alessandro presente in tutte le occasioni che contano, un gol (rigore), un assist, una proiezione che costringe Benussi a respingere la palla sulla testa di Bianchi che insacca.
Un Toro che ricomincia da Rosina, e credetemi questo è solo l'inizio.Un giocatore, il capitano, che continua un discorso intrapreso tre anni fa, con una squadra rinata dalle ceneri di un fallimento, che cominciava quindi un progetto nuovo, con il non celato desiderio da parte di Cairo di riportarla tra le grandi del nostro campionato.
Che fosse bravo, il nostro Piccolo Principe noi del Toro lo sapevamo già, che avesse bisogno di tempo lo avevamo preventivato, ci aspettiamo ora che diventi esplosivo, un fulmine a cielo sereno, un castigo per tutte le difese, uno del Toro per sempre.
Così come aveva bisogno di tempo il Toro per crescere sotto tutti i punti di vista, non ultimo quello societario. Con il presidente non sono mai stato troppo tenero, ma l'amore ha sempre sopravanzato la ragione, credetemi, ed io il Toro continuo ad amarlo visceralmente.
Dico ora, e non ho paura dei tempi che verranno, anche perché la squadra c'è, che questo Toro mi piace, manca forse un'ultima pedina a centrocampo, ma si può vivere bene anche senza.
Ma il Toro, fortunatamente non è solo Rosina, ed onestamente non potrebbe esserlo.
Permettetemi allora di sottolineare l'ottima prestazione del "boccia" Rubin, il solito Sereni sempre ampiamente oltre la sufficienza, la partita di Corini meno schiacciato sulla linea dei difensori quindi più libero di creare gioco, il buon esordio di Pratali pratico e per niente fumoso, l'ordine tattico di Zanetti in una posizione che potrebbe portarlo lontano, la partita di Amoruso sempre pronto a colpire ora di sciabola ora di fioretto, il ritorno di Diana sulla linea dei difensori con licenza di offendere, ed i meno vistosi ma non per questo meno utili Di Loreto e Saumel. Di Bianchi ho già detto, bisogna dargli il tempo di entrare in meccanismi di gioco che per cause di forza maggiore ora non possono appartenergli in toto.
Un bravo anche a GDB, l'esame è stato superato, ora ne restano altri forse più impegnativi, sicuramente più carichi di significato, ma lo studente è apparso volenteroso, e noi restiamo speranzosi che il campo, sempre lui, alla fine ci dia ragione.
Non è stato un Toro bellissimo, bello si, e questo non succedeva da lungo tempo.
Gli automatismi da registrare sono ancora tanti, sia in attacco dove per lunghi tratti dell'incontro e specialmente nella prima frazione Bianchi è apparso troppo solo, sia a centrocampo dove Saumel è apparso ancora troppo slegato da alcuni meccanismi pur dimostrando carattere e buona visione di gioco. Bene invece a mio parere il pacchetto difensivo, con i due esterni quasi perfetti sia in fase difensiva che in quella propositiva.
Alla fine un bel Toro, ancora in rodaggio, ma che ha dimostrato di poter dire qualcosa in più di una tranquilla salvezza.
Ma non ditelo a De Biasi che deve per forza di cose centrare prima una salvezza meno sofferta.
Finisce tre a zero, con il pubblico dello stadio Olimpico in piedi ad applaudire, squadra e prestazione, ma anche noi stessi che per una Domenica (la maiuscola è d'obbligo) ci siamo sentiti nuovamente grandi.

 

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