Ferrante: "Torino, la vera fortuna è avere Foschi"
Ferrante è stato intervistato da Tuttosport, con argomento principale che riguarda la scarsa propensione del Toro a segnare nell'ultimo periodo.
Lei che è il re dei bomber granata dell'era recente, che idea s'è fatto?
«Da addetto ai lavori dico che la situazione è strana, perché il Toro ha un potenziale offensivo da serie A: e le riserve, Leon e Vantaggiato, sarebbero titolari in qualunque altra squadra di B. Da tifoso mi permetto di aggiungere un'altra annotazione: se l'attacco non segna, si può anche pareggiare evitando perlomeno di perdere».
La stupisce questo brusco rallentamento, di rendimento e di risultati?
«Sì e no. Potenzialmente il Toro può vincerle tutte, tanta è la sua superiorità. Però se inconsciamente subentra la presunzione d'essere più bravi, se non si duella alla pari con l'avversario, ogni match può diventare un problema: persino in un campionato molto inferiore rispetto agli anni in cui giocavo io».
Restano Bianchi, Di Michele e in genere le punte il valore aggiunto?
«Bianchi è un buon giocatore, l'ho conosciuto lo scorso anno invitandolo a non cercare ossessivamente il gol: vien da sé, deve solo stare tranquillo. Di Michele è il classico giocatore che vorrei sempre con me e mai contro: ha qualità superiori, segna, fa segnare, irretisce l'avversario. Insomma, un bel rompiscatole per qualsiasi difesa. Però, e lo dice uno che il Toro lo conosce bene bene, il valore aggiunto è un altro».
Ah sì? E chi, allora?
«Rino Foschi. Onore e merito alla scelta del presidente Cairo: è ciò che al Toro mancava da anni».
Ci spieghi perché.
«Ho incontrato il direttore Foschi la scorsa settimana, per caso. Abbiamo chiacchierato per un'oretta: mi ha fatto una grandissima impressione».
Siamo curiosi: vada avanti.
«Da quando vivo, direttamente o indirettamente, la quotidianità del Toro, non ricordo un dirigente così completo e ben calato in questa realtà comunque speciale. Io avevo un rapporto eccezionale con Cravero, ds molto appassionato, vicino alla squadra e secondo me pure competente. Foschi in più ha l'esperienza e una personalità che gli consentono di dire la sua in tutto, e con tutti. Vedrete che non sbaglio: saranno Foschi e Colantuono a traghettare fuori la squadra dalle secche in cui si è cacciata. Lasciateli lavorare, fidatevi di loro».
Nessuno s'è nemmanco azzardato a pensare il contrario...
«Sììì, lo so, sinora è stato così, però conosco bene Torino e la piazza che circonda il Toro. Non passa stagione senza che prima si metta in discussione l'allenatore, la squadra o il mercato. L'ambiente ha il processo facile, ma per costruire ci vuole tempo: non si può sempre mettere tutto in discussione, non si può cambiare tutto ogni anno».
Il Toro, in B, è condannato a vincere.
«E' evidente, però per vincere non basta essere più forti. Bisogna essere anche palluti e giocare con la necessaria tranquillità. Questa, sia chiaro, ora devono trasmetterla i giocatori alla tifoseria: con i risultati e con l'atteggiamento».
Che sensazione le dà questo Toro?
«Quello di essere nettamente più forte della concorrenza, però senza ancora avere quella fame, quell'intensità e quella grinta che invece gli avversari mettono in ogni partita».