CORINI, Vogliamo stupire i tifosi
Le parole sono misurate, come quelle di un allenatore. La visione del gioco e la capacità di studiare l’avversario sono degne di un tecnico di lungo corso. Eugenio Corini in campo però ci sta bene e non ci pensa neppure a mollare il suo posto nel cuore del Toro, laddove nascono e passano tutte le azioni granata. Blerim Dzemaili è arrivato per crescere sotto la sua ombra, ma per il 22enne svizzero (ieri tenuto precauzionalmente a riposo) non sarà facile guadagnarsi minutaggio e, in prospettiva, una maglia da titolare. Il Genio suda e si allena per vivere un’altra stagione (la 14ª in serie A) da protagonista. «Per me è un piacere giocare in A, nel Toro, a 38 anni. Certo mi piace osservare il calcio, studiare i movimenti in campo, ma io sono e resto un giocatore». Per aprire la parentesi del Corini allenatore (o assistente allenatore) bisognerà aspettare ancora un po’.
Domenica ritrova l’Inter. C’è una sfida contro i nerazzurri che ricorda in particolare?
«Tre anni fa con il Palermo. Vincemmo 3-2 e io segnai il primo gol, su punizione. Una partita incredibile: a cinque minuti dalla fine eravamo avanti 3-0... Il risultato finale è la conferma che contro l’Inter non puoi mai concederti distrazioni».
Cosa pensa dell’Inter attuale?
«E’ fortissima sotto tutti i punti di vista: tecnico, fisico, valori individuali. Rispetto al passato vedo anche una maggiore disponibilità degli attaccanti a lavorare per il gruppo. Poi quando Ibrahimovic gioca come ha fatto martedì in Champions League ad Atena, mettendosi al servizio della squadra, diventa il giocatore più forte al mondo».
Il Toro, dopo una bella prova contro il Lecce e 40’ minuti molto buoni contro la Reggina, nel secondo tempo a Reggio è piaciuto meno...
«Potevamo affondare con più convinzione e non l’abbiamo fatto. Nel secondo tempo non abbiamo mai corso seri rischi, ma ci è mancata la forza per contrattaccare».
Proverete a variare l’assetto di gioco, il vostro 4-3-2-1, considerato l’avversario che vi attende?
«Il sistema di gioco di De Biasi è lo stesso impostato alla fine dello scorso campionato. Abbiamo avuto modo di affinarlo durante il ritiro estivo. Poi è naturale che, a seconda di come va la partita, vi apportiamo piccole correzioni, ma l’impianto-base resta lo stesso».
L’alternativa a lei, nei piani della società, è il giovane Dzemaili. Che impressione le ha fatto sinora?
«Considerati gli impegni con la sua Nazionale, non ha avuto modo di allenarsi molto con noi. Mi sembra valido sia dal punto di vista fisico sia tecnico. Il Torino ha fatto un buon acquisto».
Se dovesse associare un aggettivo a questo Torino, quale sceglierebbe?
«Propositivo. Si percepisce che c’è la voglia di fare qualcosa di importante insieme. E’ una squadra che ha una propria identità, che sa quali sono i propri punti di forza e le proprie debolezze. E soprattutto che ha ancora ampi margini di miglioramento. Se guardate le partite disputate, siamo sempre cresciuti: bene con il Brescia, meglio con il Lecce e anche il punto conquistato a Reggio Calabria è ben guadagnato».
L’anno scorso contro l’Inter fu la vostra prima partita con De Biasi. Analogie e differenze rispetto a quel match?
«L’anno scorso conquistammo i tifosi con una superprestazione. Dopo il ko contro il Genoa c’era una situazione ambientale difficile e noi reagimmo nel modo migliore, anche se sconfitti. Quando ripenso a quella partita, non ritengo mai di aver perso solo un punto. Quella sera potevamo vincere».
E quest’anno?
«Il pronostico è tutto per loro, ma non dimentichiamoci che giochiamo in casa nostra. E noi vogliamo stupire i nostri tifosi».