Claudio Nassi: "Il talento si allena"
Claudio Nassi, dirigente sportivo ed ex giocatore nel ruolo di centrocampista, per TuttoMercatoWeb.com ha ragionato sul fatto se il talento di un calciatore si può allenare. Ecco il suo pensiero:
Ho letto un articolo interessante sulla "rosea", dal titolo: "Perché in Italia non nascono talenti?". D'accordo, dice Vocalelli: "Abbiamo buoni calciatori e tre squadre arrivate in finale nelle Coppe, ma Rivera, Mazzola, Riva, Baggio e compagnia sono un ricordo". Alla fine, dopo aver detto che il talento non viene più allenato e l'istinto soffocato, chiude dicendo: "Ci innamoriamo della giocata speciale, che definiamo fuori dagli schemi. Già, fuori dagli schemi. La verità, in fondo, non è tutta in questa frase?". Pare siano tre le cose che non si possono comprare: gioventù, velocità e talento. Il talento senza lavoro andrà poco lontano o, come voleva John Wooden: "Il talento vi porterà in vetta, ma il carattere vi ci farà restare". Alla fine si dovrà convenire che il talento è un dono di madre natura. Vorrei conoscere chi ha insegnato a calciare a Rivera o a Baggio.
Nel pezzo si allarga il dibattito, chiamando in causa allenatori, dirigenti e responsabili delle scuole calcio. E qui la cosa diventa interessante. Non riguarda più i talentuosi, un'esigua minoranza, ma i portieri, i difensori e i centrocampisti, ovvero quei ruoli che si possono costruire. Perché questo avvenga c'è bisogno della presenza di istruttori, capaci di insegnare i fondamentali, correggere i difetti e contribuire a costruire l'uomo. Ovvero dei vecchi maestri, quelli che un tempo portavano giovani dal settore giovanile a far parte della rosa della prima squadra e talvolta titolari. Dove sono? Dovrebbero uscire da Coverciano, fossero in grado di insegnare, perché occorre essere preparati e non solo gestori e motivatori, come spesso si chiede a chi occupa la panchina delle prime squadre.
Una pletora di venditori di fumo ha portato l'Italia delle quattro stelle sulla maglia e due Europei a mancare i Mondiali di Russia e Qatar, a dimostrazione di quanto siamo caduti in basso.
Se il talento va allenato, abbiamo uomini in grado di farlo? E per costruire quelli che non hanno talento, ma predisposizione, chi insegna loro?
La rivoluzione dovrebbe partire da Coverciano e rivedere i corsi per istruttori, allenatori e manager. Solo così potremo risalire la china. So di predicare nel deserto, ma la speranza è l'ultima a morire.