BIANCHI: «Ho fame di reti, devo rifarmi anche di Udine...»
Rolandinho è figlio di chi cerca il paragone ad effetto, il nome capace di farti sognare. Rolly è il diminutivo a misura di amico, il nome che ti fai cucire sulla linguetta delle scarpe, quando lo sponsor decide che sei abbastanza importante da meritare un paio di scarpini personalizzati. Due diversi modi di guardare Rolando Bianchi sono racchiusi in questi due nomi che si porta appresso, quello nato a beneficio dei media e quello usato da chi gli sta vicino. Quando i compagni gli chiamano la palla in campo lui è Rolly.
Quando se ne dipingono le gesta di un recente passato (e di un auspicato futuro) è Rolandinho. Il presente invece è fatto di sessioni di tiro supplementari, quando il campo della Sisport si è già svuotato, e con Bianchi rimane Blerim Dzemaili a smazzare palloni a centro area. Il rumore secco della palla che viene colpita, dieciventi- trenta volte, anticipa e preannuncia l’arrivo del bomber granata, grondante sudore e ottimismo.
Venti minuti di allenamento in più rispetto al resto della squadra. Un’imposizione del tecnico o una sua scelta?
«Ho chiesto io di allenarmi di più. Devo fare più degli altri, so che il mio fisico ne ha bisogno. Mi serve per trovare meglio la porta e per dare maggiore potenza al mio tiro».
Dopo due settimane di sosta, questo è un Toro più forte?
«Abbiamo lavorato molto bene, per raggiungere una condizione ottimale. Personalmente, più passa il tempo più sto bene e aumenta il feeling con i compagni ».
Con che aspettative arrivate alla partita contro il Cagliari?
«Dobbiamo fare assolutamente risultato. Attenzione però a sottovalutare i sardi: hanno attaccanti giovani e di valore. Poi sono una bella società, che conosco bene: ci ho giocato un anno e mezzo ed è un ambiente positivo, che ti spinge a rendere al massimo ».
Dal prossimo turno vi attendono due settimane di fuoco: il derby e poi Atalanta, Sampdoria e Palermo. Preoccupati?
«Diciamo che tre punti con il Cagliari ci permetterebbero di affrontare il derby con lo spirito giusto. Una vittoria avrebbe il sapore di una svolta e servirebbe a caricare tutto l’ambiente».
Cosa vi ha lasciato la sconfitta di Udine?
«La sensazione che, ancora una volta, abbiamo raccolto meno di quanto prodotto. Purtroppo spesso reagiamo male ai gol degli avversari, come se rimanessimo frastornati, incapaci di gestire determinate situazioni che si creano nel corso della partita».
Le brucia quel gol che le è stato annullato?
«Sì, sono ancora avvelenato se ci penso. Mi dà fastidio per due motivi: da un lato perché un gol in meno per un attaccante non è mai bello e alla fine dell’anno conta anche averne uno in più o in meno; dall’altro perché eravamo sullo 00 e con quella rete, probabilmente, la partita sarebbe stata diversa».
Si è chiesto cosa manca al Torino?
«Secondo me, la capacità di pensare positivo. I giocatori di spessore ci sono, dobbiamo solo riuscire a dimostrare, una volta per tutte, il nostro valore».
Cosa salva invece delle precedenti sei partite?
«Alcuni sprazzi di bel gioco. Si vede che la qualità non manca ».
Qualcuno ha sottolineato che servirebbe anche un po’ più di fortuna...
«Io credo che la fortuna ce la si crea da soli».
A luglio lei non c’era quando il presidente Cairo ha accolto la squadra. Che impressione le ha fatto il discorso che vi ha tenuto mercoledì sera?
«Lui è senza dubbio un grande comunicatore. Al Toro ci tiene molto e da noi vorrebbe qualcosa di importante. Cercheremo di soddisfarlo».
Lei è stato il colpo più atteso del mercato granata. Sente una responsabilità particolare?
«Il presidente ha fatto un investimento importante su di me e quindi è naturale che senta una giusta pressione. Io però sono un ragazzo equilibrato e sono convinto che, grazie al lavoro che sto facendo, raggiungerò gli obiettivi che mi sono dato». A forza di aggiungere minuti agli allenamenti, la serie A ritroverà Rolandinho, i compagni potranno festeggiare Rolly. E Bianchi potrà dire, semplicemente: «Questo sono io».