Baroni si è ripreso il Torino e ora prova a sfatare, dalla tribuna, il tabù più delicato: il derby
Alzi la mano chi, qualche settimana fa, avrebbe immaginato Marco Baroni ancora saldo e sereno sulla panchina del Torino. Dopo un avvio difficile, complice un calendario tutt’altro che agevole, il tecnico fiorentino è invece riuscito a rimettere qualche chiodo alla sua panchina: nove punti nelle ultime cinque giornate di campionato (pareggi con Lazio 3-3, Bologna 0-0 e Pisa 2-2, e vittorie con Napoli 1-0 e Genoa 2-1) e una classifica non ancora positiva (13 punti e 13esimo posto con Sassuolo e Atalanta), ma decisamente più tranquilla.
La quadra. A spedire nel dimenticatoio qualsiasi dubbio, non la quadratura del cerchio che è impossibile, ma quella della formazione. Dopo alcuni tentativi, Baroni è passato in pianta stabile al 3-5-2, che ha dato più solidità e riportato il sereno. Meno soddisfacente, questo sì, l’ultimo passaggio: il 2-2 casalingo con il Pisa, al netto delle polemiche per il VAR, è arrivato in rimonta ma è stato un mezzo passo falso, classifica alla mano.
Un tabù da sfatare. A chiudere i dubbi, ci potrebbe pensare proprio la gara più sentita dalla Torino granata. Baroni la seguirà dalla tribuna, vista la squalifica: c’è chi dice che aiuti. Il tecnico, peraltro, è un ex, dato che dal 2011 al 2013 ha allenato la Primavera della Juventus. In quegli anni, come in quasi tutta la storia recente del derby della Mole, la stracittadina è stata amara per il Toro. Basti pensare a un dato: se arrivasse una vittoria (manca dal 26 aprile 2015 e in casa della Juventus dal 9 aprile 1995) o anche un pareggio, il Torino ritroverebbe i due risultati utili consecutivi: l’ultima volta fu 1-1 (8’ Yldiz; 45’+1’ Vlasic). Nel derby, mancano dal 2001/2002: il 14 ottobre 2001 Juventus-Torino 3-3 (9’ e 26’ Del Piero, 12’ Tudor; 57’ Lucarelli, 7’ (rig.) Ferrante, 83’ Maspero) e il 24 febbraio 2002 Torino-Juventus 2-2 (10’ Trezeguet, 89’ Maresca; 64’ Ferrante, 80’ Cauet).
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