Arlati (Arcigay): “Torino e Brekalo incontriamoci per il rispetto dei gay”
Il croato Josip Brekalo nel 2018 scatenò un caso, schierandosi contro la campagna del Wolfsburg per la tolleranza, appoggiando posizioni omofobe, si legge su Tuttosport. Il mondo Lgbt: “Che bello sarebbe ripartire da lui e dal club granata”. Il segretario allo sport dell’Arcigay Arlati: “Pronti a dargli un braccialetto. Aprirsi al rispetto della diversità”.
L’episodio al Wolfsburg - Il club tedesco aderì nel 2018 a una campagna contro l’omofobia e il razzismo, consegnando ai capitani di ogni sua formazione, dall’Under 10 alla prima squadra, una fascia arcobaleno da indossare per veicolare anche cromaticamente il messaggio del suo ad, Jörg Schmadtke : «Il nostro club lotta affinché ci sia maggiore tolleranza. A noi la diversità piace». Josuha Guilavogui , centrocampista francese di origini guineane, capitano allora come oggi, fu felice di indossarla fin da un match contro lo Schalke, dichiarando: «Noi calciatori spesso veniamo presi a esempio. Con la fascia vogliamo dimostrare che nel nostro stadio sono tutti ben accetti. Non ci importa il colore della pelle o il sesso dei tifosi, non ci importa di chi siano innamorati o se abbiano handicap fisici. Il calcio è di tutti. Per questo l’intera squadra condivide l’iniziativa del club». Non Josip Brekalo però che dapprima, nei post dove il Wolfsburg e Guivalogui promuovevano sui social l’iniziativa, mise “mi piace” ad alcuni commenti grevi e poi quando gliene chiesero conto, esibì il telefono adducendo la spiegazione di un malfunzionamento, o di accidentali like verificatisi tenendolo in tasca. Infine il giornale Kicker pubblicò la sua spiegazione: “Non posso appoggiare questa campagna perché va contro le mie convinzioni di cristiano. Ho ricevuto un’educazione religiosa incentrata sul rispetto di certi valori. Se qualcuno vuole vivere in maniera diversa non è un problema mio, fatti suoi, io non li giudico. Però non mi va di indossare un simbolo che difenda l’impostazione di vita di altre persone e gusti sessuali che non condivido. Per cui non indosserò quella fascia”.
La speranza di Arlati – “Non credo che Brekalo sia omofobo – ha detto Arlati - o che intendesse appoggiare posizioni estremiste: semplicemente, la sua formazione cattolica non è stata improntata all’insegna della conoscenza e dell’accoglienza delle diversità. Ma certe posizioni si scontrano con la realtà dei fatti di oggi, a partire dallo sport veicolo dei diritti civili - vedi gli Europei di calcio e le Olimpiadi - e va contro il Libro Bianco sullo Sport dell’Ue dove si cancella l’idea che gli atleti non debbano affrontare argomenti estranei alla loro disciplina agonistica. Brekalo oggi non è ancora un punto di riferimento ma potrebbe diventarlo e di conseguenza lo diventerebbe il suo messaggio”. E poi: “In ottobre vorrei, vorremmo rilanciare il progetto “Italia in campo contro l’omofobia. L’arrivo nel nostro campionato di Brekalo è la migliore occasione per ricominciare a promuovere il rispetto per la diversità anche nel calcio, dove l’argomento rimane per certi versi tabù, specie in Italia, malgrado gli innegabili passi avanti fatti. il Torino, anche se non ha mai intrapreso iniziative visibili come hanno fatto altre società, è sempre stato attento a certe tematiche. Ricordo che una volta una sua squadra di ragazze venne ritirata dal campo in seguito a insulti femminofobici”.