Valentino Mazzola … morirò giovane …

Nel libro scritto dai giornalisti Francesco Bramardo e Gino Strippoli le lettere e i segreti del capitano del Grande Torino.
18.12.2019 18:30 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Valentino Mazzola  … morirò giovane …
© foto di Elena Rossin

"Ho rischiato la pelle tante volte, ma si vede che non era la mia ora. Però morirò giovane, e di disgrazia, come il mio babbo: lo sento!”: è il presentimento che aveva Valentino Mazzola, il capitano del Grande Torino, ed è riportato nel libro scritto dai giornalisti Francesco Bramardo e Gino Strippoli intitolato "Valentino Mazzola ...  morirò giovane ..."  edito da Priuli & Verlucca.

Nel 1951, a due anni dalla tragedia di Superga, la moglie in seconde nozze di capitan Valentino, Giuseppina Cutrone, ritorna nel capoluogo piemontese e ripercorre i luoghi in cui ha vissuto a fianco di Mazzola e del piccolo Sandro aprendo il libro dei ricordi, confidando I segreti del calciatore, uomo e marito, e consegnando alla storia lettere e scritti di Valentino custoditi gelosamente. Ne nasce così un ritratto del capitano del Grande Torino e della Nazionale fuori dagli schemi, ricco di aneddoti e testimonianze anche sconcertanti a fianco del quale gli autori riportano curiosità e informazioni sul periodo storico e tanti dati sulla squadra e sui calciatori che passarono alla storia.

Nel capitolo intitolato “Due anni felici” si legge: “… Valentino non era scorbutico nella vita, come poteva apparire sul campo. Era generoso tanto che spesso si privava di quello che aveva senza fare pubblicità. Più di una volta siamo arrivati a fine mese che il "mensile" era finito. Invitava spesso a cena e pagava per i compagni, regalava scarpe e palloni ai bimbi che venivano al Filadelfia o incontrava per strada. Era impulsivo, questo sì, e a volte focoso, ma perdonava dopo un litigio, ed era il primo tendere la mano. Nello spogliatoio organizzava scherzi con la collaborazione dei compagni, dal legare insieme le scarpe di Loik, prima della partita, alla brillantina nelle scarpe da calcio di Gabetto, alla birra versata nella tasca del giornalista Bruno Slawitz senza che se ne accorgesse. Erano una bella combriccola di amici quelli del Toro, tranne il taciturno Martelli che viaggiava in Aprilia e studiava Economia e Commercio, gli altri erano dei buontemponi, e così le loro fidanzate e mie amiche".