Toro spuntato, peccato
Un derby dalla conclusione amarissima, in quella che possiamo considerare la migliore prestazione del Torino quest’anno, Toro che però questa stracittadina poteva portarla a casa, specialmente dopo l’espulsione di Lichsteiner, anche perché con l’ingresso di Ogbonna e l’uscita di Tevez, si doveva osare di più.
Un Toro spuntato inutile nascondercelo, e questo resta il più grande rimpianto della serata, anche perché tatticamente Ventura ha imbrigliato la Juve di Allegri, ed in contropiede, specialmente nella ripresa, i granata hanno avuto le migliori occasioni del match.
Il gol di Pirlo a sei secondi dalla fine, errore purtroppo di Benassi che poteva calciare quel pallone dalle parti di Storari, non fa altro che riproporre questo concetto, e senza tirare in ballo Cerci ed Immobile, l’impressione che con un attacco diverso, il Toro questa partita l’avrebbe vinta, è piuttosto presente.
Cosa resta di questo derby?
Resta un buon Toro fino alla trequarti, con le due punte, prima Quagliarella e Amauri, poi Amauri e Larrondo, che hanno fatto un grandissimo lavoro a centrocampo, ma che hanno punto pochissimo in zona offensiva. Resta il coast to coast di Bruno Peres, un gol da cineteca, in una partita come il derby, un gol da grandissimo, settanta metri palla al piede con i difensori bianconeri che uno dopo l’altro si arrendono allo strapotere del giocatore granata. Resta la buonissima partita di Moretti e Glik, giusto per ribadire che in difesa il Toro non è secondo a nessuno, la predominanza sugli esterni con Darmian e Peres che hanno vinto il loro personale duello con gli esterni opposti, restano alcune giocate brillante di El Kaddouri, giocatore che può essere il faro del centrocampo granata, ma che deve dare continuità alle sue prestazioni. Resta il sacrificio di tutta la squadra, che è stata squadra per tutti i novantaquattro minuti, in una partita come il derby che non ha sicuramente bisogno di particolari motivazioni.
Ma alcune considerazioni vanno fatte. Amauri e Quagliarella sono due attaccanti simili, entrambi amano stazionare vicino all’area di rigore, e danno pochissima profondità. Se il Toro deve giocare in questo modo, allora gli interni di centrocampo devono avere il coraggio di buttarsi dentro con e senza pallone, per dare loro profondità alla squadra e fare in modo che il lavoro fatto dai due attaccanti non sia vano. In questo momento, tranne Martinez, che però deve crescere molto dal punto di vista tecnico e tattico, il Toro non ha un attaccante che cerchi la profondità costantemente. Allo stesso modo si può sostenere che in rosa non ci sono centrocampisti che aggrediscono gli spazi, tranne Farnerud che può farlo, pur avendo caratteristiche diverse, ma giocatori bravi in fase di copertura, che appoggiano poco il gioco degli attaccanti.
Quanto a Sanchez Mino, giocatore tecnicamente più che valido, è chiaro che la sua crescita deve essere soprattutto tattica, ma è un elemento, parere personale, che con un altro modulo può fare bene. Dipende anche ovviamente tanto da lui, prima capisce il calcio italiano, prima può essere utile alla causa.
Ora Palermo, Empoli e Genoa, prima della pausa per le feste natalizie, due vittorie cambierebbero tante cose, ma non tutte. Insomma a Babbo Natale ognuno può chiedere quello che vuole, a me bastano due attaccanti e un centrocampista, almeno per quanto attiene al Toro.