Toro, Gazzi è realista: "Sarà una stagione di sofferenza. Dobbiamo solo pensare alla salvezza"
E' già uno dei leader silenziosi del Toro venturiano. E il tecnico genovese si fida ad occhi chiusi della professionalità del suo ex giocatore in quel di Bari. Alessandro Gazzi parla a Tuttosport dei primi quaranta giorni di campionato granata, cercando di rimanere ancorato a terra, come la sconfitta di Cagliari ha imposto: "Tra la grande vittoria a Bergamo e il flop in casa contro i sardi, credo che la verità stia nel mezzo. E' evidente che la sconfitta casalinga di domenica rimanga maggiormente impressa nella mente, perché è fresca e forse pure inaspettata. Però bisogna essere realisti e con i piedi per terra: la nostra stagione sarà di sofferenza, sarà molto dura. Non ha senso parlare di altro che non sia la salvezza. In sette partite abbiamo raccolto nove punti, che poi diventano otto perché abbiamo il -1 di penalizzazione. Credo che avremmo potuto averne almeno due in più in classifica: perché se almeno una delle tre traverse contro l'Udinese si fosse trasformata in gol, nessuno avrebbe potuto dire che non avremmo meritato la vittoria. Sono punti che pesano, perché anche uno solo potrà fare la differenza, alla fine".
Il centrocampista veneto esprime poi il suo giudizio sul gruppo con cui sta lavorando da quasi tre mesi: "Ho molta fiducia in questo gruppo. E' il nucleo che ha ottenuto la promozione in serie A, e adesso ha stimoli ancora maggiori: insieme a loro, noi nuovi vogliamo dimostrare il valore di questa squadra, che è il mantenimento della categoria: il bene più prezioso che ha il Torino. Noi lo difenderemo con le unghie e con i denti, sapendo che non sarà semplice. Ma a tutti i costi difenderemo ciò che i compagni, nella passata stagione, hanno conquistato. Cosa serve per farcela? Rabbia agonistica, voglia di crescere di settimana in settimana, non mollare e metterci il cuore. Sempre".
Gazzi si esprime a proposito del suo rapporto con la tifoseria del Toro e dell'indagine sul calcioscommesse, nel quale è emerso anche il suo nome: "Il mio rapporto con il tifo non è particolarmente intenso. Non per altro, è una questione semplicemente di carattere: sono riservato e introverso, cerco di apparire il meno possibile. Mi faccio sentire in campo, non con le parole. Se sono turbato da Scommessopoli? Preferisco non parlarne. Posso solo dire che sono molto amareggiato, perché vedo il mio nome e il mio cognome accostati a vicende così squallide. Se proprio dovrò esprimermi sull'argomento, lo farò solo con chi di dovere, al momento opportuno".