Sconfitti e scontenti
Flavio Bacile
Forse vado controcorrente, forse veramente per battere la Juve ci voleva il non gioco, forse si deve fare veramente così per battere una grande. Di fatto, quando il Toro ha smesso di giocare la Juve è salita in cattedra e diventata padrona del campo, ha iniziato a chiudere e ripartire con maggiore facilità, ha iniziato a vedere i tre punti. Vero, tra fortuna e sfortuna siamo in credito con la prima, ma per un tempo, dopo l’uscita di Rosina, il Toro in concreto non ha mai tirato in porta, pur mostrando una supremazia territoriale, seppur sterile, a centrocampo e subendo gli avanti bianconeri solo su palle inattive.
Si può essere contenti della prestazione, almeno per quanto riguarda determinazione e rigore tattico, ma anche abnegazione e cuore non sono mancati, per la solidità difensiva dimostrata, per aver ritrovato un portierone come Sereni, per un Toro decisamente migliore fino alla trequarti. Poi basta, non c’è più niente che mi faccia sorridere. Diventa veramente preoccupante la pochezza offensiva dei nostri, ancor più preoccupante se si pensa che nel derby, tranne Bianchi, abbiamo visto in campo tutto il nostro potenziale offensivo, ed eccetto una deviazione su tiro di Barone non ho visto fare altro a Buffon. Sterilità offensiva, mancanza di una punta capace di mettere dentro l’unica palla del match, schemi improvvisati, schemi inadatti, pochi uomini deputati alla fase offensiva, modulo di gioco troppo conservativo, una risma di mediani in campo, così via.
Tutte cose che leggo anche su quotidiani a tiratura nazionale, tutte cose più o meno condivisibili, tutte cose trite e ritrite, che comunque orientano verso un’unica direzione, migliorare e sensibilmente la fase offensiva, anche a costo di dover rinunciare a qualcosa in quella difensiva.
Allora mi pongo una domanda. Si può migliorare il nostro gioco offensivo? Sicuramente si, ma dovrà cambiare anche la nostra filosofia, si dovrà inevitabilmente passare al “fare un gol più dell’avversario”, ed in questo momento il Toro non ha alternative, perché per salvarsi ci vogliono i gol, purtroppo senza si va solo da una parte, e non è quella cui aspiriamo.
Sciaguratamente la situazione è quella che è, ed oggi rischia solo di peggiorare. Alla fine si tireranno fuori dal baratro solo quelle squadre che avranno rischiato anche più del dovuto, con l’aiuto indispensabile della dea bendata, ma anche con tattica, tecnica e cuore.
Il Toro deve essere una di quelle, almeno così si spera.