Lettere alla redazione, l’anno che verrà
Proprio questo manca al Toro, quel grado di maturazione, concretezza, intraprendenza, cinismo e perché no spregiudicatezza, che ad un certo punto, come un frutto bello e maturo, lo si coglie dall’albero ed addentandolo ci si riempie di enfasi e contentezza. Proprio così miei cari amici torelli, mercoledì sera per l’ennesima volta si è intravisto il frutto, ma per una questione o per l’altra non siamo stati in grado di raccoglierlo. Il questi anni il nostro Toro, se leggessimo il suo percorso su di un diagramma, sarebbe quello di scoprire che ha un andamento sinusoidale e bando alle scuse e alla sfortuna che vi è per tutti. Si raggiungono picchi enormi di crescita, accompagnate da cadute inaspettate ed incredibili, black out che non si possono neanche comprendere. Personalmente ho un modestissimo pensiero ed analisi di questo moto oscillatorio del percorso Toro e probabilmente la causa effetto esiste…. e come se esiste. Tutti noi granatieri avremo un posto sempre riservato per ciò che ha fatto e sta facendo mister Ventura, ma come qualsiasi capitano di vascello, il ragionamento inizia da lui. È naturale che il Toro oggi ha il suo gioco, quindi una sua tracciabilità, ma chi può smentire che manchi di consapevolezza di voler tornare grande, di ritagliarsi un proprio spazio vitale ecc ecc.??!! … Abbiamo avuto esempi di debacle incredibili, da farci inferocire, segnali che ahimé smentiscono proprio questa consapevolezza, Empoli l’anno scorso, Carpi quest’anno, Lazio domenica scorsa, ma l’elenco sarebbe lungo e gli esempi non mancano. A mio parere questa squadra deve scendere per vincere, e poco importa se a volte non ci riesce, perché chi non lotta ha già perso!!! Non mi riferisco a singoli elementi ma all’anima globale che caratterizza l’ossatura TORO, la sua cultura di gioco. Proprio così, manca la naturale voglia di provare ad essere tra le grandi, e chi più del capitano di vascello deve apportare questa cultura vincente e determinante verso obiettivi concreti?
Termino l’analisi dicendo che a volte bisogna, nella pratica, avere il coraggio di osare per cambiare in meglio, stupire e stupirsi, altrimenti si rimane nei frangiflutti della mediocrità.
Al microscopio la partita contro il Genoa: Un Padelli che dà delle padellate è meglio non tenerlo in campo. Peres andava messo in campo almeno a 30 minuti dal termine. Quindi Bovo può tranquillamente riposarsi a scapito di Mantovani. Il buon Giuseppe può rifiatare e finalmente vedere Prcic. Se si vuol iniziare a vincere o “perdere bene” sicuramente ci devono essere dei segnali e personalmente in tante partite mediocri io non li ho visti, magari questo bengala iniziasse a partire proprio da sabato contro la Juve. L’anno che verrà per il Toro ci sarà. Andrea Pambianchi