Il Museo del Calcio di Coverciano accoglie Egri Erbstein l’allenatore del Grande Torino
Lunedì Erno Egri Erbstein sarà ufficialmente inserito nella Hall of Fame del Museo del Calcio della Federcalcio a Coverciano. La cerimonia sarà trasmessa su Rai 2 dalle 18:30. Tra gli ospiti d’onore, al fianco dei presidenti della Federcalcio, Gravina, e del Museo del Calcio, Marani (presidente anche della Lega Pro), la figlia del dt: Susanna Egri, artista di fama internazionale della danza. Nella Hall of Fame del calcio italiano ci sono anche Valentino Mazzola e Ferruccio Novo. Lunedì, categoria per categoria, saranno celebrati anche gli ingressi di Zola, Altobelli, Girelli, Zidane, Mourinho, Mihajlovic e del giornalista Sconcerti.
Egri Erbstein direttore tecnico e allenatore ungherese, già giocatore di classe, uomo colto, fervido studioso di letteratura e filosofia, sensibile e carismatico, intelligentissimo, artefice del Grande Torino al fianco del presidente Novo. “Il coraggio è necessario per avere la tranquilla convinzione che non ci sono pericoli, quindi è sciocco avere paura. Dobbiamo avere il coraggio di non avere paura”. Oppure: “Bisogna lavorare sodo, il sinonimo del lavoro è il sudore. Coraggio + sudore + calma + classe = ricetta della vittoria” Così parlava Erno Egri Erbstein ai giocatori del Grande Torino, come riportano gli appunti dell’allenatore. E prima di un derby, come riporta Tuttosport, Erbstein si appuntò: “Dobbiamo giocare bene: questo è un imperativo categorico. Siete considerati semidei, non semplici calciatori. Dal maestoso al ridicolo c’è un passo solo. Perdere male vorrebbe dire uscire dal campo non più come individui ammirati, bensì come burattini accompagnati dalle beffe crudeli del pubblico, che non ammette la debolezza nei propri idoli. Il gol è il do di petto del tenore che incanta e soggioga il pubblico e l’avversario nello stesso tempo”. Sull’atteggiamento da tenere in campo: “La partita è anche una questione di nervi. Non lasciarsi innervosire, provocare, influenzare da niente. La vittoria è completa quando non solo tecnicamente, ma anche come fair-play, come condotta calma e disciplinata, si è superiori all’avversario». Adesso un altro foglio, e sempre quella sua calligrafia: «Sorridere nello spogliatoio e quando si esce in campo. L’avversario entra duro, l’arbitro sbaglia: sorridere. Sbaglia ancora: sorridere. L’avversario segna: sorridere. Segniamo noi: sorridere, sorridere, sorridere! L’avversario ci sfotte, ci offende: sorridere!”.