Zaccarelli a La Repubblica: “Sono stato un lord nel Toro dello scudetto, ma quell’epoca è finita”

11.11.2023 12:30 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: La Repubblica ed. Torino
Renato Zaccarelli
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Renato Zaccarelli

“I compagni mi chiamavano Lord Brummel perché ero sempre in ordine, la maglia e i pantaloncini puliti anche dopo quelle scivolate nel fango. Era semplice: mi cambiavo nell’intervallo e loro no”. Così Renato Zaccarelli, cresciuto nelle giovanili del Torino e poi divenutone giocatore dal 1974 al 1987 e in seguito dirigente e allenatore,spiega, in un’intervista a La Repubblica edizione di Torino, il perché di quel soprannome. E poi ha parlato del calcio di oggi: “Questi ragazzi che giocano a calcio e si rovinano con l’azzardo, che tristezza. Anch’io sono stato un giovane solo, a 17 anni già vivevo a Catania per giocare a pallone, però sono stato aiutato, mi hanno voluto bene, mi hanno cresciuto. Se avessi parlato di scommesse a uno come Ferrini, lui mi avrebbe preso a schiaffi, sono sicuro. Ero a pensione da una vedova che faceva anche da mangiare, telefonavo a casa con i gettoni e poi mandavo i soldi ai miei. Tenevo quanto mi bastava, tanto non avevo bisogno di niente, appena le lire per qualche cinema. Allo stadio si andava un’ora e mezza prima, parlando e ridendo. Mica avevamo le cuffie con la musica in testa, come i calciatori di adesso”.

Sul Torino attuale così diverso dal suo: “Il Toro è un’idea, uno stato d’animo. Ma ho paura che non abbia conservato niente di quello che era, non c’è più passione. Sembra una squadra come le altre, e questo è imperdonabile. Ma avete visto che roba, l’ultimo derby? Il più brutto da cinquant’anni, io penso. Difficile se seminare qualcosa quando si è dato il diserbante. Sono contento di far parte di quel periodo, senza il cellulare, l’aggeggio infernale che rapisce i giovani. Voi giornalisti parlavate con noi, ci potevate intervistare dentro lo spogliatoio un quarto d’ora dopo le partite: ogni cronista sceglieva un calciatore, e il giorno dopo i giornali erano tutti diversi, non come adesso che sembrano fotocopie. Ora vi tocca intervistare un televisore, non un centravanti, non so come fate. Pupi abitava in via Monfalcone, vicino allo stadio Comunale, e dopo le partite tornava a casa a piedi parlando con i tifosi. Ve l’immaginate, oggi, una scena così?”.