Gigi Lentini: "Al Milan non volevo andare. Cairo, prendimi, voglio lavorare nel Toro"
Intervistato sulle pagine de La Gazzetta dello Sport di oggi, Gigi Lentini, uno dei tanti doppi ex di Milan-Toro, ha parlato a lungo del noto trasferimento-record dell'estate 1992, facendo poi cenno alla propria volontà di iniziare a collaborare con il club granata: "Se avrei creduto di trovare rossoneri e granata al quarto e al sesto posto a questo punto? Scommesso no, però lo avrei sperato. Entrambe stanno facendo bene, devono acquistare solo più continuità. Spero che possano durare fino alla fine. La squadra di Mazzarri è forte, aiutata da un campionato che non corre: l'Europa League non è un obiettivo proibitivo.
Mazzarri ha sempre centrato gli obiettivi, e per Gattuso è il primo vero anno, vediamo cosa riuscirà a fare. Caratterialmente un po’ si somigliano, due belli grintosi. Suso e Iago? Entrambi mi piacciono tantissimo: incisivi, fantasiosi, uno spettacolo vederli giocare. Saranno loro a deciderla. Il no di Cairo al Milan per Belotti, un anno e mezzo fa? Cairo fece una scelta per il popolo, rifiutando tanti soldi, e fece bene. Poi Belotti si è infortunato, e mi dà l’impressione di non essersi ripreso del tutto, ma in lui credo ancora.
Io il Cristiano Ronaldo della mia epoca? Non voglio esagerare ma, con le dovute proporzioni, io sono stato di più, perché in quegli anni era impensabile l’acquisto di un calciatore a quelle cifre: oggi è normale spendere 70, 80, 100 milioni per un giocatore, quasi più nessuno ci fa caso. Invece quando io andai via da Torino scoppiò un pandemonio, mamma mia che ricordi. Cosa combinai io? Cosa combinarono loro, i dirigenti del Torino: io al Milan non volevo proprio andarci. Giuro. Ultimo giorno di calciomercato, mancavano poche ore alla chiusura, in sede al Milan ci aspettavano Berlusconi e Galliani per le firme. Partimmo da Torino in auto, io e i miei procuratori, Pasqualin e D’Amico. Superato il casello di Milano feci fermare la macchina. E dissi ai miei procuratori: 'Al Milan non vado più, torniamo indietro'. Momenti di panico, i procuratori chiamarono papà: 'Gigi è impazzito', avevano le mani nei capelli. Il tempo stava scadendo...alla fine mi convinsero, e oggi non mi pento: ci sono offerte che non si possono rifiutare. Se avessi seguito il cuore, sarei rimasto al Toro. Berlusconi? Dopo che chiuse l’accordo con Borsano, con me è impazzito: gli ho detto di no almeno quattro volte prima di accettare il Milan. Lui non comprendeva il mio rifiuto. Al Milan ho scoperto un Berlusconi attentissimo, premuroso, faceva tutto in funzione della vittoria. E più si vinceva, più lui voleva vincere.
Cos'è per me il Toro? Una mamma. Mi ha reso un giocatore di alto livello. Sarò sempre grato al Toro. Se mi piacerebbe tornare? Sì. Anzi mando un messaggio al presidente Cairo: mi sento pronto per fare qualcosa nel Toro, in società. Forse lui non vede bene il rientro delle bandiere, ma proviamo a incontrarci, può nascere qualcosa di buono".