Genoa, Sirigu: "Ho voglia di dimostrare che sono un portiere importante. Al Torino ho lasciato il cuore. Non do consigli a Belotti"

03.08.2021 13:30 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Tmw
Salvatore Sirigu
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Salvatore Sirigu
© foto di Insidefoto/Image Sport

Oggi, il Genoa ha ufficializzato l'ingaggio di Salvatore Sirigu che difenderà i pali del club più antico d'Italia nella prossima stagione. Il nuovo portiere rossoblu è stato presentato in conferenza stampa. Ecco che cosa ha detto anche sul Torino e su Belotti:

Hai scelto il Genoa per continuare a dimostrare che sei un portiere sul campo e non da gruppo?
"Sì. Io mi sento portiere a prescindere. Poi le scelte fanno parte della nostra vita e non verranno mai messe in discussione. In questo punto della mia carriera vivo molto di sensazioni, stimoli e motivazioni e quello che mi ha dato la spinta a scegliere questa avventura è il fatto che mi sono sentito voluto, benvoluto e ricercato. Non è stata una scelta di comodo per loro né per me e mi ha dato l'entusiasmo a fare questa scelta. Ho avuto la fortuna di vestire altre maglie importanti e continuare questa scia di squadre importanti dà un tocco in più alla mia carriera".

Hai fatto il vice a Donnarumma in nazionale. Nella prossima A ci saranno sette portieri italiani titolari in A.
"Non saprei come analizzare questo dato. Portieri bravi italiani ce ne sono tanti. Abbiamo perso nel nostro campionato un portiere forte come Donnarumma ma sta andando in un'altra squadra importante e sarà un upgrading importante per lui".

Castellini ha detto che puoi giocare fino a 40 anni.
"Arrivare come Castellini a 40 anni ci metterei la firma a prescindere perchè è una persona incredibile a cui sono molto legato".

Motivazioni in vista del Mondiale del 2022?
"Ho voglia di ripartire da qui e di dimostrare a me stesso che sono un portiere importante. E' innegabile. Ogni sfida è affascinante. Venire qui e poter lottare con questa maglia mi dà una motivazione importante e per affrontare l'anno nel migliore dei modi. Fra un anno e mezzo ci sarà il Mondiale e una persona ci pensa ma da qui a un anno e mezzo ci sono tantissime cose da fare. Voglio vivere questa esperienza in maniera libera e anche un po' col sorriso sulle labbra".

Che stagione si aspetta?
"Fino ad ora ho conosciuto persone pragmatiche che non hanno fatto voli pindarici. E' una cosa che apprezzo perchè l'anno scorso è stato un campionato strano per tutti. Credo che non si sia normalizzato questo campionato, credo che bisogna partire più umili del normale perchè abbiamo visto che giocare senza tifoseria è stato difficile. Dobbiamo pensare a centrare l'obiettivo minimo e poi pensare a fare una stagione buona".

Rispetto a un mese fa come è cambiato Sirigu?
"Sono una persona più felice. Prima ero un po' più ombroso, ho vissuto la mia vita - in alcuni casi - con molta serietà. La vittoria dell'Europeo mi ha detto una grande gioia, dopo le difficoltà che ha vissuto il paese. Poter tornare a casa in Italia e vedere la gioia che abbiamo regalato alle persone mi ha reso una persona felice".

L'esperienza al Toro.
"Ogni storia credo sia una storia a sé. Ogni squadra è un'avventura diversa. E' innegabile che per me Torino è una squadra importante dove ho lasciato il cuore. Non lo rinnego ed è stato un onore indossare questa maglia. Un domani, finita la mia carriera, mi volterò indietro e, guardando dove ho giocato, non potrò che esserne soddisfatto".

Che consiglio daresti a Belotti?
"Col Gallo ho parlato varie volte e sicuramente non mi posso permettere di dare un consiglio sul rimanere o andare via. Io gli ho sempre consigliato di essere felice e non prendersi troppe responsabilità sulle spalle. E' un ragazzo molto buono. Deve fare la scelta migliore per lui. Ha un grande amore per il Torino, deve fare quello che si sente. E' apprezzato da tutti, tutti ne conoscono la sua bontà d'animo. Deve fare quello che lo rende più felice. Poi, sinceramente non ho parlato della sua condizione. Quando eravamo all'Europeo abbiamo parlato del presente poi dopo ci siamo sentiti nelle varie chat ma solo per salutarci, festeggiare e cose goliardiche. Non so cosa gli passa per la testa".

Cosa pensi di poter dare ad uno spogliatoio del Genoa che si sta sviluppando come molto giovane?
"Cercherò di fare quello che ho sempre fatto nella mia carriera. Dovrò pensare ad essere un professionista esemplare. Voglio lavorare tanto e bene. Poi cercherò di essere caratterialmente quello che sono sempre stato, senza cercare di fingere di essere quello che non sono. Qualche volta mi arrabbierò, qualche volta cercherò di portare un po' di spensieratezza, qualcosa di esperienza ai più giovani ma sempre con la massima umiltà di non prevaricare gli altri. Mi sento come se fossi l'ultimo arrivato e devo cercare di stabilizzarmi in uno spogliatoio che si è formato".

Giocare al "Ferraris".
"E' sempre stato uno stadio bello e affascinante. Le partite col Genoa sono state belle e importanti. Sono di quelle partite che quando ti piace giocare a calcio dici 'Oggi me la godo'".

Cosa hai detto a Donnarumma nell'orecchio?
"Quello che ha fatto lo ha fatto da solo. Quello che ci siamo detti rimane tra noi".

Che rapporto hai con Marchetti?
"Un bellissimo rapporto. Ci conosciamo da tanti anni. Abbiamo condiviso tante esperienze in nazionale. E' un grandissimo portiere e io l'ho sempre stimato".

Se chiudi gli occhi e pensi a quell'11 luglio a Wembley, cosa ti viene in mente?
"Mi vengono in mente un sacco di cose ma forse l'incredulità. Era come vivere in una specie di sogno. E poi il non voler andare a dormire perchè avevo paura di svegliarmi da questo sogno. Per questo che sono rimasto sveglio tre giorni di fila".

Ha parlato con mister Ballardini?
"Ci siamo parlati prima. Mi è sembrata una persona pragmatica e diretta. Questa cosa mi è piaciuta subito".

Hai già pensato, quando gli stadi riapriranno, a difendere i pali del Genoa sotto la Nord?
"Non ci ho pensato però è ancora troppo presto. Andiamo passo dopo passo. Speriamo che gli stadi possano essere riaperti. Di una cosa mi sono accorto: non sono una persona che ha sofferto determinati ambienti. Quando è mancata la gente allo stadio mi sembrava di giocare le partitine in allenamento e facevo più fatica a trovare concentrazione. Speriamo che gli stadi vengano riaperti presto. Ne abbiamo tutti più bisogno".

Hai scelto il numero di maglia?
"Ho scelto il 57. Non ho quasi mai scelto il mio numero di maglia ma c'è sempre stato un meeting fra i fratelli e mia sorella. L'ho chiesto a loro e hanno scelto il numero 57 che è il civico della casa a La Caletta dove siamo cresciuti. E poi mia sorella ha detto che 5 più 7 fa 12 come il giorno del mio compleanno, il 12 gennaio".