Brescia, Scienza: "Ho la morte nel cuore"
Sembra rilassato. A sentire Beppe Scienza dopo l'esonero dal Brescia, pare che l'abbia presa con filosofia. Il tono razionale, di una persona dai modi pacati, che preferisce dimostrare più che parlare, è sempre lo stesso. Però... "Ho la morte nel cuore", dice a TuttoMercatoWeb l'ex tecnico delle Rondinelle, sollevato dall'incarico poche ore fa. "Ero stato avvertito - dice - che sarebbe stata un'impresa disperata e invece in poco tempo è diventata un'avventura fantastica. Sono dispiaciuto, perché eravamo partiti attraverso mille difficoltà che avevo risolto. Con i tifosi e la stampa. Sapevamo che la squadra fino a gennaio non avrebbe potuto potenziarsi. Bisognava tenere botta fino a gennaio, ci sono state tante difficoltà. Ma ciò non toglie che è stata un'esperienza magnifica. Di Corioni, del Brescia e dei tifosi conserverò un affetto straordinario. Ho dato tanto, però non mi è girato nulla a favore. Capisco la società che ha preso la decisione. Con il Presidente avremmo potuto fare grandi cose. Però quest'esperienza mi servirà per uscirne più forte. Cosa non ha funzionato?Abbbiamo avuto tanti infortuni. Strada facendo perdevamo pezzi per squalifiche e infortuni e avendo una rosa poco completa abbiamo pagato, soprattutto in attacco l'assenza di Jonathas. Si sono fatti male i giocatori chiave come Zambelli e Zoboli e siamo andati in difficoltà. Si trovava l'entusiasmo grazie alla gioventù, però poi sono emerse delle difficoltà e un po' di sfortuna. A Varese vincevamo 2-0 e poi abbiamo pareggiati. Con quattro o cinque punti il progetto sarebbe stato consono ai risultati. La squadra si è impaurita. E quando giochi con la paura diventa tutto più difficile. Ero sempre considerato a rischio? Allenare il Brescia - spiega - è un grande onore ma c'è anche l'onere di essere considerato a rischio. All'inizio era bello sentir parlare bene di me e dei ragazzi. Però bisogna anche accettare le critiche. Chi non conosce la situazione del Brescia pensa ad una squadra appena retrocessa che punta a grandi cose. Chi conosce la realtà sa che c'erano delle difficoltà clamorose, superate grazie a me, i ragazzi e la società. I risultati però sono più importanti di tutto il resto. Mancando quelli viene a mancare la spina dorsale del progetto. Essere considerato a rischio fa parte del gioco, ci sono tanti addetti ai lavori che hanno interesse per una cosa o per l'altra. Non mi ha dato fastidio. Anzi - continua - ti apre gli occhi e ti fa capire chi è sano e chi no. Accetto con serenità queste cose, so che il calcio è così. Certo, non era piacevole sentirsi in discussione sempre. Quando sentivo parlare di una retrocessa che puntava alla serie A, pensavo che nessuno capisse la vera situazione del Brescia. Magari il nuovo allenatore darà una scossa e qualche innesto la squadra si risolleverà. I miei ragazzi hanno dato quello che potevano. Ieri qualcuno è sceso in campo in condizioni non brillanti, ma tutti hanno dato tutto. Il gruppo era pulito, forte, in ogni momento. Queste cose rimarranno sempre".
Scienza ha una certezza: "Sarei riuscito a portare a casa la salvezza, che era l'obiettivo del Presidente. Le pressioni erano tante, tanta gente chiacchierava sull'allenatore. Sono mortificato. A Brescia ho provato sensazioni da riprovare". Ma c'è sempre tempo per ripartire. Come prima e più di prima. "Non passerò un gran bel Natale. Sono pronto a ripartire, sicuramente. Un grande allenatore ha detto che un mister non sarà mai completo finché non verrà esonerato per studiare, aggiornarsi e stare sul pezzo. Aspetto la prossima occasione. Più che amare il mio lavoro non posso fare. Aspetto il Natale - conclude - un po' meno felicemente rispetto agli altri anni". Ma c'è sempre tempo per tornare in sella e ripartire. Buon Natale, mister.