Abbruscato, la sua forza si chiama Gesù

15.12.2011 10:44 di  Marina Beccuti   vedi letture
Fonte: TMW
Abbruscato, la sua forza si chiama Gesù
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© foto di Luigi Gasia/TuttoNocerina.com

"La conversione in Gesù Cristo mi ha cambiato, mi aiuta a essere un uomo migliore. Perciò di conseguenza sono anche un calciatore migliore" . Il virgolettato è di Elvis Abbruscato (30), centravanti e faro del Vicenza che sta risalendo la china. L'ex Torino ha il tono sereno di chi ha la pace nel cuore, dopo la conversione al cristianesimo di matrice evangelica. Va bene il calcio, vanno benissimo i play off, indispensabile un mister che ti fa lavorare applicato, ma "in una vita senza Gesù Cristo fai fatica, io l'ho capito".

"Cristo certo non tifa Vicenza, ma mi dà tantissima serenità, è un vaso che strabocca" .

Questo, e tanto altro, nell'intervista ESCLUSIVA del centravanti col nome del Re del rock ai microfoni di TMW.

Elvis, è impossibile non notare quella che, freddamente, potrebbe essere considerata una coincidenza: da quando ti sei convertito segni un gol ogni due partite. I numeri non portano rancore ma è impossibile non notare le tue statistiche: la tua esplosione è tutta merito della fede?
"Sì, la mia conversione è avvenuta due anni fa. Mi ha cambiato totalmente, è parte viva della mia vita, è molto più di un credo o di una filosofia. È Gesù Cristo che mi ha cambiato la vita e mi accompagna con la mia famiglia, in tutto. Il cambiamento che da Cristo è positivo per tutti. È una gioia eterna. Le parole non bastano, bisogna toccarlo con mano e avere il piacere di sentirlo. Le religioni cadono perché sono fatte da uomini, mentre la fede è intima. La fede è credere in qualcosa che non si vede, non avere qualcosa in mano a livello scaramantico".

E ciò ti fa sentire anche un atleta migliore.
"Assolutamente. Se avessi avuto prima la conversione sicuramente sarei esploso anni fa. . Semplicistico tuttavia dirlo a posteriori. Questo non vuol dire che Cristo ti fa far gol, piuttosto è l'onorare i talenti che lui ci ha dato, dimostrandogli riconoscenza".

Come reagisci quando ascolti una bestemmia in campo?
"È troppo facile amare chi ti ama. Io da uomo mi arrabbio dentro, ma dal momento che sono un peccatore anch'io, perché pensare male degli altri? Mi mordo la lingua, ogni tanto sgrido, capita, ma non posso essere un maestrino".

Anche tu hai avuto un compagno di squadra "precursore", come ad esempio Legrottaglie (35) tramite Guzman (29)?
"Sta a noi abbassarci per valorizzare la nostra sensibilità e non vedere solo materia e sostanza. Abbassandomi e allontanando da me stesso l'ego e il fatto che potessi condurre la mia vita con egoismo, ho pensato di cercare Dio e lui mi ha trovato. Tramite altre persone ho avuto il messaggio di Cristo, così come io lo sto dando a voi. Anche se stiamo bene a livello economico, sorridiamo, possiamo stare ancora meglio con Cristo".

Qualche tuo compagno di squadra si sta avvicinando alla conversione?
"Sì ad alcuni interessa. Cerco sempre di ravvivare la parola, ognuno hai i suoi tempi e i suoi modi. Non bisogna essere pesanti. Il messaggio va dato, visto che è di pace, gratis e per tutti. Beato l'uomo che lo prende".

Dopo la tripletta novembrina al Gubbio, coincisa con il traguardo dei 100 gol da professionista, hai sfoggiato una t shirt di ringraziamento a Dio. Abbruscato come Kakà (29), il paragone non è blasfemo.
"Ognuno la sua misura, non è un problema. Ognuno serve il signore come il Signore dice di servirlo, non è un'idea umana. Quando Kakà lo fa in mondovisione è comunque un bene, ha più possibilità di veicolare il messaggio".

Passando ai fatti di campo, state scalando posizioni rapidamente. Pensate solo alla salvezza?
"Dobbiamo pensare quello che abbiamo fatto per essere lì, dopo un inizio di campionato con delle difficoltà. Il percorso non è stato scontato, e che ora stiamo dando un significato alla stagione dobbiamo volere molto di più. Però un giocatore deve sempre ragionare in grande. Sono due anni che squadre come Cesena e Novara, con giocatori che a malapena avevano esordito in B, hanno ottenuto la promozione. Noi abbiamo una rosa navigata, perché non dovremmo puntarci? La differenza sta nel crederlo. Il campionato non si fa ponendo un obiettivo, ma costruendo giornata dopo giornata. In serie B tutti pensano alla salvezza, a parte i tre squadroni, quindi ogni anno c'è una sorpresa che scompiglia".

Bastava cambiare allenatore?
"Tutti i cambiamenti portano cambiamenti. Basta sottolineare solo questo".

Certo, però cosa non funzionava con Baldini che ora funziona con Cagni?
"Sono più le cose che non andavano. Quando c'è un rapporto 1 a 25 non si può pensare a cosa non andava singolarmente. Se c'è un cambio d'allenatore una squadra deve prendere le responsabilità di non aver recepito l'idea. E sta alla maturità del giocatore e del gruppo iniziare a reagire. Abbiamo avuto dei giovamenti concreti nel cambio di guida".

Oltre ai risultati state trovando anche gioco.
"Certo. I risultati ti sbloccano mentalmente, ti ricordano che siamo giocatori importanti, che potevamo fare meglio e potremo fare ancora meglio".

Sulla carta la spina dorsale del Vicenza, composta da Frison (23), Zanchi 34), Paro (28) e Abbruscato sembra già da Serie A.
"Se giochiamo in serie B vuol dire di no. Siamo giocatori importanti, ma dobbiamo valorizzare noi stessi anche in B. C'è bisogno di umiltà, che si manifesta conquistando un sogno attraverso il lavoro e l'impegno".

Una chiosa: porti il nome Elvis per merito di tuo padre, grande appassionato di "The King". Ma a te la musica di Presley piace?
"Sì, è un genere che mi piace e che ascolto (ride) ".