Newsletter Fede-Sport di Carlo Nesti – Settembre 2015 – Tavecchio – Un calcio più democratico
“Cruna”: questo vocabolo appare 3 volte nella Bibbia, in 3 Vangeli diversi.
“E’ più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio” (Mt 19,24).
Parole inquietanti, per le persone, e i settori della vita, che vivono troppo in funzione del denaro.
Il calcio, in tal senso, ha la coscienza sporca da un pezzo, e ogni estate c’è un protagonista nuovo, che sale sul palcoscenico dell’”horror”.
Nel 2015, l’”Oscar” tocca allo sceicco Mansour, proprietario del Manchester City, che è riuscito a spendere 200 milioni di Euro per 3 giocatori.
Francamente, non credo siano destinati a rivoluzionare la storia del calcio (accetto scommesse): 74 per De Bruyne, 73 per Sterling, e 45 per Otamendi.
Nel calcio italiano, invece, pur essendo stati investiti, globalmente, 600 milioni dalle società di Serie A, è avvenuto un fatto sorprendente.
Incredibile, ma vero: i nostri presidenti, incapaci di mettersi d’accordo persino sull’acqua da bere a tavola, hanno messo in pratica una riforma del 20 novembre scorso.
Da questa stagione, esiste un tetto di 25 giocatori per ogni rosa, dei quali 8 formati localmente: 4 nel vivaio, e 4 cresciuti in Italia, con libertà di impiego degli Under 21.
Ciò significa che occorre spendere sì, ma spendere bene, perché non si possono più stipendiare 35 giocatori, portandoli via alla concorrenza, e non utilizzandoli.
Per carità: non è la beatificazione dei poveri, voluta da Gesù, bensì un modo intelligente per ridurre le distanze fra più ricchi e meno ricchi.
E il maggiore equilibrio del campionato, con qualche “squadretta” in grado di infastidire le grandi, è già emerso.
Gli ultimi non saranno mai i primi, però...
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