Mezzo pieno e mezzo vuoto
Un giorno come tanti altri, una partita come tante altre, il Toro, il solito Toro di questi ultimi mesi.
Ad essere ottimisti si può guardare il bicchiere mezzo pieno per le occasioni create, per il non aver subito un solo tiro in novanta minuti, e per aver mosso la classifica. Ad essere pessimisti invece, oltre al fatto che si concretizza poco, resta lampante il fatto che è difficile riconoscere un’idea di gioco a questa squadra, con una manovra lenta e facilmente prevedibile, ed allora il bicchiere è mezzo pieno. Ad essere realisti, il Toro di questa stagione è un Toro a metà, nè carne, nè pesce, un ibrido sospeso tra quello che poteva essere e quello che è. La posizione in classifica rispecchia esattamente il campionato dei granata, c’è poco da aggiungere, senza alibi alcuno, ed è questo che fa più male, al di la di dichiarazioni d’intenti che lasciano il tempo che trovano.
Tutto questo senza voler essere critici a tutti i costi.
I campionati, diceva qualcuno che qualcosa nella propria carriera ha vinto, si vincono contro le piccole, perché è facile trovare motivazioni, grinta, cattiveria agonistica contro le grandi, anzi facilissimo, non serve un condottiero, basta un selezionatore.
Il Toro di Ventura, contro squadre tecnicamente più deboli dei granata, ha faticato più del dovuto, il Carpi è solo l’ultimo episodio, che conferma la tendenza di questa squadra ad essere debole contro le deboli, 9 punti su 24, negli ultimi due mesi, contro Carpi, Palermo, Chievo, Sampdoria, Verona, Frosinone, Empoli ed Udinese, con sei partite in casa.
Ovviamente questo ha una spiegazione anche logica, e sta tutto nella difficoltà del Toro ad imporre il proprio gioco contro squadre che si chiudono, e che non lasciano spazio al gioco di rimessa, contropiede che da sempre è stato il fulcro del gioco offensivo dei granata.
Quanto alla partita contro il Carpi, è stato il solito Toro, arruffone, con idee di gioco annebbiate, con pochi giocatori che raggiungono la sufficienza, con una manovra stantia, cioè, che ha perso non solo lo smalto della passata stagione, ma anche la ragione d’essere. Insomma si gioca sempre allo stesso modo, senza quelle bollicine che fanno la differenza tra champagne ed acqua minerale, una specie di spartito recitato male e malvolentieri. Certo questa partita si poteva vincere, il Carpi non ha mai tirato in porta, e nelle due occasioni che ha avuto, i giocatori di Castori si sono incartati da soli, mentre il Toro ha avuto quattro ottime occasioni, rigore compreso.
Ma nella sostanza sarebbe cambiato poco, almeno nel giudizio finale, per quello che mi compete, è stato un brutto Toro, la vittoria non avrebbe spostato di una virgola il giudizio sul gioco espresso.
Tralascio il giudizio sui singoli, c’è veramente poco da dire, se non valutare le intenzioni, fatta salva la partita di Moretti, penso il migliore dei granata, sul resto si può tranquillamente passare sopra.
Due righe invece sullo striscione comparso in curva Maratona.
Posto che ognuno è libero di esprimere il suo parere, se questo è fatto seguendo i criteri di civiltà e rispetto, diffido invece di chi vuole fare rientrare tutto, malcontento compreso, in una sorta di regime, dove tutto è bello, tutto è sano, tutto è meraviglioso, anche quando non lo è.
Lo striscione, per me è legittimo, almeno nella forma, sulla sostanza ognuno è libero di pensarla come meglio crede, cosi come sulla tempistica.
In questo momento e lo dico da “ Venturiano” convinto, il Toro è lontano parente della squadra che ci aspettava di vedere, e persino dalla squadra vista la passata stagione, almeno nella seconda parte del campionato, quella dopo la “rivoluzione” di gennaio.
Tutto questo, con una squadra che ha sicuramente un tasso tecnico più elevato della precedente.
Spetta al tecnico spiegarne i motivi, magari con la stessa chiarezza che ha avuto la scorsa stagione, quando reclamava da Cairo un Toro che potesse stabilmente stare sulla parte sinistra della classifica. Forse il tifoso ha bisogno anche di capire, di non sentirsi solo spettatore, non deve solo pagare il biglietto o l’abbonamento alle tv a pagamento, altrimenti chiamiamolo spettatore.
Ogni sua espressione è fatta per amore, sarebbe buona cosa ricordarla.
Il calcio muove sentimenti e passioni, altrimenti sarebbe cinema o televisione.