L’aiutino un dovere, ma il Toro dove era?

18.12.2015 11:04 di Marina Beccuti Twitter:    vedi letture
Fonte: Flavio Bacile per TorinoGranata

Per me, in questo momento, parlare del derby in modo sensato, cercando di mantenere un briciolo di lucidità, è un esercizio quasi proibitivo. Troppe le sensazioni negative, troppe le domande a cui non trovo risposta, troppe le cose che mi hanno lasciato basito.

Derby giocato malissimo dal Toro, arbitrato altrettanto male da Doveri, chiuso peggio di quanto ci non si potesse mai immaginare. Tutta questa volta è criticabile, a ragione penso, dall’atteggiamento tattico, a quello caratteriale e fisico, senza tralasciare alcune scelte tecniche.

Cominciamo dal principio

Zaza doveva essere espulso, senza se e senza ma. L’arbitro non solo ha sbagliato, ma ha dimostrato ancora una volta, che c’è una certa sudditanza nei confronti delle squadre che vestono a righe. Basta dare una veloce occhiata a tutti i derby giocati dal Toro, con Cairo presidente, per capire come mai l’aiutino è ormai consuetudine, quindi mi meraviglio di chi si meraviglia. Non è possibile che un giocatore possa colpire il portiere avversario, dopo che questi si è liberato del pallone, volontariamente o involontariamente, senza prendersi una sanzione. Non era mai successo, purtroppo adesso sì. Detto questo, è tutto da dimostrare che dieci contro undici il Toro avrebbe portato a casa la partita.

Atteggiamento tattico

Giusto, almeno idealmente fino al primo gol di Zaza, il Toro, infatti, non aveva rischiato nulla, ma non aveva creato niente, sbagliato totalmente dopo lo svantaggio. Mantenere a tutti i costi la difesa a cinque, lasciando gli altri liberi di giostrare a centrocampo, poteva avere un senso nel tentativo di imbastire il contropiede giusto, non quando la palla devi averla tra i piedi per rimontare.

Questa volta Allegri è stato più bravo di Ventura, tatticamente ha inaridito le fonti di gioco granata, con Peres perennemente raddoppiato e “triplicato” da Morata, ha costretto Baselli a pensare unicamente alla fase difensiva, e chiuso tutte le linee di passaggio ai nostri difensori, che si sono affidati sempre, o quasi, al lancio lungo.

Atteggiamento caratteriale

Purtroppo gli altri hanno giocato il derby meglio di noi. Più cattiveria agonistica, più voglia di rischiare la giocata, più corsa e più sacrificio. Dal Toro ti aspetti che risponda colpo su colpo, e per la cronaca si sono vinti derby contro squadre più forti di quest’ultima, senza fare la barricate davanti ai propri 16 metri. Anche, ed in modo particolare, dopo l’espulsione, purtroppo giusta, di Molinaro. Insomma dieci contro undici, non si deve per forza morire, si fatica certamente di più, ma come richiede lo spirito Toro, non si molla di un centimetro, specialmente nel derby. Questa è forse la cosa che ha fatto più male ai tifosi, che al di la della tattica, vogliono che il Toro resti sempre il Toro.

Scelte tecniche

Purtroppo, ed è solo un punto di vista personale, non ho capito i cambi, modulo di gioco compreso, dopo l’espulsione di Molinaro. Ho avuto netta la sensazione, che dopo quattro minuti della ripresa, la partita fosse considerata chiusa, ed i cambi sono stati fatti in questa prospettiva, cioè, quella di salvaguardare dal punto di vista fisico alcuni giocatori, Belotti e Baselli, e dare minuti di gioco ad altri che dovevano recuperare forma ed attitudine a stare in campo, Avelar. I quindici minuti da terzino sinistro di Moretti, giocatore di cui ho una stima altissima, mi sono sembrati troppi, per lui, ma anche per me. Insomma il secondo tempo, o parte del secondo tempo del derby di coppa Italia, mi sono sembrati, un “allenamento” buono per la prossima sfida di campionato contro l’Udinese.

Cavolate editoriali

Ho letto tante cose su questo derby, ma quella che ho sopportato meno, è stato leggere che gli altri hanno dominato il derby. Dominare una partita è cosa totalmente diversa, ma evidentemente c’è quella solita sudditanza che ritorna su vari livelli. Il Toro ha giocato male, non c’è il minimo dubbio, gli altri hanno giocato meglio, anche se è verissimo che negli ultimi 20 minuti il Toro era già con la testa nello spogliatoio, e gli altri sembravano gli unici in campo. Fino all’espulsione di Molinaro, i “dominatori” avevano fatto due tiri in porta, uno con un giocatore che andava espulso due minuti prima, e l’altro splendidamente parato da Ichazo.

Nel buio due piccole lanterne

Nel grigiore generale si possono però salvare la partita di Ichazo, e quella di Belotti. Per un portiere quattro gol sono difficili da digerire, ma definire la sua prova totalmente deficitaria è un’emerita cavolata. Piuttosto andrebbe valutato sul lungo periodo, personalmente penso che abbia buone carte da giocare, deve però migliorare, a 23 anni un portiere è ancora tutto da fare, avendo ancora davanti 11\12 anni di carriera a buoni livelli. Quanto a Belotti, ancora una volta è l’unico che ha cercato di indirizzare due tiri verso la porta difesa da Neto, con tanto di lavoro di copertura alle spalle. Tecnicamente appare grezzo, il che non significa “incapace”, ma con il cuore e la voglia che dimostra, partita dopo partita, sono dei limiti che in questo momento possono passare in secondo ordine, poi spetta a lui continuare a lavorare per migliorare alcuni aspetti del suo gioco.

Ora Torino-Udinese, chi vivrà, vedrà.