ESCLUSIVA TG – Salerno: “Potessi come regalo di Natale al Torino darei un altro presidente, uno con il cuore granata”
Roberto Salerno è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Salerno è un economista tributarista, presidente del Torino Women, aveva aiutato Cairo a diventare proprietario del Torino Fc dopo il fallimento ed è un grande tifoso del Toro. Con lui abbiamo parlato della società e della squadra granata.
Quando ha saputo della richiesta alla Fondazione Filadelfia di 1 milione di euro come rimborso per le spese effettuate dal Torino Fc, che affitta il Fila, per le vele che cosa ha pensato?
“Ho pensato in maniera non superficiale, ma con un minimo di riflessione che io avrei agito in maniera più soft anticipando la lettera di diffida con una comunicazione meno formale e professionale con minor intimazione e, se vogliamo tra virgolette, meno intimidatoria alla quale avrei poi fatto seguire, in caso di silenzio, la vera e propria diffida. Non voglio dare delle attenuanti a Cairo, ma forse qualche comunicazione può esserci stata senza esiti. Molto spesso il tempo passa e trascorre inutilmente e quindi per questo forse è arrivata la diffida. Forse qualche attenuante può esserci poiché gli enti non commerciali sono molto lenti e quindi se non arriva una piccola scossa elettrica nessuno si muove. Però, al di là di questo, avrei sicuramente provato un approccio anticipatorio preventivo. Dopodiché può anche starci la diffida. Tutti i lati poco chiari, oscuri di una vicenda che bisognerebbe conoscere dal vivo io non li so e non conoscendoli non posso esprimermi. Parlo semplicemente sulla base e sul tipo di rapporti che si dovrebbero avere quando si parla del Torino e del Filadelfia e bisogna fare sempre molta attenzione quando si parla della Storia, della passione nei confronti di una squadra che ci riporta sempre negli anni a quello che è stato il Grande Torino, ai tifosi granata e al pathos e quando si entra in questo tipo di rapporti, in questo clima e in questo ambiente bisogna essere molto cauti, prudenti e delicati”.
Lei si era adoperato affinché Cairo potesse acquisire il Torino dopo il fallimento, ma adesso i suoi rapporti con lui non sono più ottimali. Come mai, c’entra solo il calcio femminile oppure c’è anche dell’altro?
“Dell’altro lo escludo categoricamente perché io non ho mai avuto rapporti con Cairo se non quando sono intervenuto in maniera, a dire dello stesso Cairo, determinante nel momento in cui nel 2005 ci fu lo stallo di tutte le trattative tra l’allora Giovannone - aveva la proprietà del 51% della società fatta con i “lodisti” Gigi Marengo, Rodda e altri, società che aveva rilevato il Torino dal fallimento - e lo stesso Cairo. Allora io intervenni su Giovannone e riuscii a portarlo al tavolo delle trattative con Cairo in modo che si potesse trovare una soluzione. Giovannone, come tutti sanno, fece perdere le sue tracce dopo alcune vicende anche drammatiche e gli scontri con i tifosi nell’albergo a Moncalieri.
Era una situazione di stallo molto difficile e rischiosa per le sorti del Torino e io riuscii appunto a trovare Giovannone che mi accordò la sua totale fiducia per fare un incontro con Cairo al di là e al di fuori di terze persone, non dico in maniera segreta, ma molto discreta. Io osservai la disposizione di Giovannone e arrivammo alla trattativa finale con Cairo che prese il 51% della proprietà di Giovannone e divenne il possessore maggioritario di quella società. Cairo mi ringraziò pubblicamente e, anzi, definì lui stesso come determinante il mio intervento e io non ebbi nessuna pretesa di alcun genere, come gli articoli di giornale dell’epoca possono testimoniare, perché lo feci per il Torino da granata. Lo feci da cittadino torinese memore della storia indimenticabile, molto più indimenticabile di quella della Juventus, non è una questione di rivalità cittadina, perché Torino è il Torino del Grande Torino, che scomparse tragicamente nel 1949. Una Storia che ancora oggi il mondo conosce e che, purtroppo, fu unica nella sua tragicità. Quindi mi adoperai in nome e per conto dei tifosi, della passione e della Storia di un patrimonio che tuttora rimane unico al mondo.
Non ebbi nessuna pretesa e non ci fu alcun comportamento di gratitudine da parte di Cairo nei miei confronti e altrettanto fece con i “lodisti”. Non voglio usare un termine improprio, però fondamentalmente si sbarazzò del 49% dei “lodisti” senza dare contropartite di alcun genere e non credo che le chiesero i “lodisti” e non le chiesi io. Per cui, dopo quella sera in cui ci fu il passaggio di proprietà da Giovannone a lui, Cairo si ritrovò ad essere il presidente del Torino cosa che ancora tuttora è. Da lì in poi non ho mai avuto rapporti di alcun genere con Cairo e, come dicevo, da parte sua non ci fu alcun atteggiamento anche solo amichevole nei miei confronti, al di à dell’invito alla prima partita del Torino che si svolse al Comunale nella quale ci incontrammo e ci stringemmo la mano, come testimoniano delle foto. Dopodiché lo zero totale.
Parliamo poi di una mia parentesi personale sportiva come Torino femminile, io ero il presidente della storica società, fondata nel 1982 che contiene la Storia del calcio femminile granata a Torino che è il Torino Women di cui ancora oggi sono il presidente. Società che ininterrottamente per 26 anni ha disputato il campionato di Serie A, poi quattro di B, altri quattro di C e con quattro scudetti Primavera vinti - record ancora oggi ineguagliato da tutte le squadre di Serie A fra cui Juventus, Milan e Roma - e due trofei Arco di Trento conquistati. Nonostante io sia il presiedente del Torino Women non c’è mai stato nessun approccio da parte di Cairo per fare qualche cosa insieme. Io più di una volta gli scrissi proponendogli di trovare il modo di unire queste nostre esperienze, ma non ne feci mai una questione di ordine economico, anzi avevo addirittura il piacere che questa potesse essere una giusta realizzazione del Torino Calcio Femminile nel Torino Fc di cui siamo tutti tifosi. Non ebbi mai una risposta di alcun genere da Cairo e mai ci fu una trattativa da parte sua e anzi, oggi lui ha allestito una squadra femminile che è contro la mia. Una cosa che io giudico vergognosa, ma non perché in generale moralmente non avrebbe dovuto farla, bensì perché è un gesto non dico ostile, ma di scarsa sportività, di un’assenza totale di morale sportiva. Questo mi sento di dirlo a grande voce e di sostenerlo anche di fronte a lui. Non ci si comporta così, però l’uomo Cairo si è distinto da sempre per atteggiamenti da questo punto di vista molto discutibili e non credo che sia il presidente granata a tutti gli effetti come invece il Torino meriterebbe”.
Come sta andando il suo Torino Women in questo momento?
“Noi abbiamo avuto per 26 anni l’unica squadra di Serie A femminile in Piemonte e abbiamo sempre avuto un sostegno da parte delle istituzioni, fondamentalmente dalla Regione Piemonte che sosteneva l’unica squadra femminile della regione nella massima serie con una significativa contribuzione annuale, ma purtroppo con le crisi economiche e dei conti pubblici non abbiamo più ricevuto alcun sostegno e siamo dovuti retrocedere di campionato in campionato fino all’attuale Serie D. Ahinoi le risorse sono queste. Nessuna voce e nessun aiuto da parte di Cairo e neppure nessun approccio per provare a trovare una giusta eredità: la Storia del calcio femminile granata siamo noi e non quella della sua squadra. Oggi quindi siamo sempre soddisfatti di quello che facciamo, siamo consci di una Storia che è nostra e stiamo tentando di nuovo una risalita verso la Serie A”.
La squadra di Juric nelle ultime partite, torti arbitrali a parte, sembra essersi ripresa. Da tifoso, crede che ci sia effettivamente stata una svolta?
“Da quello che vedo il Torino è una discreta squadra con un organico altrettanto discreto. Credo che Juric faccia giocare la squadra nel migliore dei modi. Ovviamente siamo nel campo delle opinioni, e l’allenatore mi sembra molto attento alle peculiarità del suo organico e ho letto e vedo che trova anche degli aggiustamenti come quelli per Zapata al quale vengono dedicati allenamenti individuali e separati per segnare più gol. Ma certamente oggi il Torino non è una squadra che possa ambire alla Champions League e ai primi quattro-cinque posti in campionato e questo è ahimè un po’ la pecca di questa presidenza che non riesce a portare il Torino almeno una volta dopo lo scudetto del 1976, di Pulici, Graziani, Claudio Sala e Zaccarelli, e la Coppa Italia del 1993 a dare lustro a questa città e alla maglia granata che, ripeto, è unica al mondo”.
Siamo quasi a Natale e sta finendo l’anno, potesse cosa regalerebbe al Torino e cosa si augura per il Toro per questa stagione?
“Per questa stagione al Torino auguro ciò che può ambire: stare nella parte sinistra della classifica. Purtroppo si tratta di un ruolo che non vede né protagonismo né immagine e neppure brillantezza. Se mi si chiede se il Torino può accedere alla Conference League dico che la squadra, come ho detto prima, non è mediocre, ma è buona per l’organico e per l’allenatore, ma questo potrebbe già essere sufficiente per dire che il presidente merita la sufficienza? Direi di no. Il Torino è il Torino e non è il Cesena o la Ternana, con tutto il rispetto, abbiamo una squadra che ha fatto la Storia e abbiamo bisogno di qualche cosa di più forte. Probabilmente Cairo ha altri interessi e obiettivi e quindi il Torino è una delle sue tante attività e non ne è tifoso ed è questo che paga la piazza granata. Non credo che quest’anno il Torino possa arrivare tra le prime cinque-sei squadre. Il campionato è di venti squadre e noi siamo lì fra le prime dieci, sicuramente me lo auguro, poi il resto è un punto interrogativo.
Al Torino come regalo di Natale gli vorrei dare un altro presidente. Un presidente che ne fosse tifoso. Non ovviamente un presidente irresponsabile, pensando al tifoso come una persona un po’ fanatica, ma una persona che rappresenti un giusto connubio tra una sapiente gestione e il cuore granata, che abbia voglia di buttare il cuore oltre l’ostacolo e che cerchi di far prevalere la passione in modo che dia finalmente al Torino il ruolo di grande com’è stato in passato per tanti anni. Un Torino come quello che vinse lo scudetto nel 75-76 e che l’anno successivo arrivò al secondo posto con 50 punti. Far ritornare grande il Torino perché se lo meritano i tifosi. Spero di no, ma ho paura che con il passare del tempo e una situazione sempre tra il mediocre e il sufficiente si perda la Storia e la passione. I bambini che crescono devono poter coltivare e credere sempre nei valori del Toro che non si devono perdere. E per non perderli bisogna fare qualche cosa di più di quello che sta facendo Cairo. Per questo spero che prima o poi ci sia un nuovo presidente del Torino”.