ESCLUSIVA TG – R. Salvadori: “Il Torino deve avere una reazione innanzitutto emotiva e psicologica”
Roberto Salvadori è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Salvadori vinse uno scudetto con il Torino nel 1976 indossando la maglia granata dal 1973 al 1983. Con lui abbiamo parlato della difficile situazione in cui versa la squadra granata.
Il Torino nel girone di ritorno non ha conquistato ancora neanche un punto e adesso e a cinque lunghezze dal terzultimo posto. Come vede la situazione?
“Sicuramente non rosea. È un momento critico, Mazzarri non era riuscito a capire il perché e a mettere una pezza per risolvere il problema e adesso c'è Longo da 17 giorni e bisogna dargli tempo perché non si può entrare nel contesto di una squadra con difficoltà che non si sa di quale tipo siano maggiori perché sono fisiche, psicologiche, d'identità e di problematiche all'interno dello spogliatoio. Adesso sta Longo individuare le priorità e cercare di risolverle, ma non è facile. Quando arriva la rassegnazione diventa ancora più difficile perché è l'entusiasmo che porta ad ottenere i risultati, mentre la rassegnazione peggiora la situazione. E poi subentra anche l'affanno dovuto alle squadre che stanno dietro in classifica e che fanno punti ed è un'aggravante perché è una situazione che mette ulteriore ansia poiché si sente il fiato sul collo di queste altre squadre che stanno facendo punti che danno loro entusiasmo, mentre il Torino non riesce a risolvere i suoi problemi e non conquista punti”.
Secondo lei questa situazione è risolvibile nelle prossime partite che saranno con Parma, Napoli, Udinese e Cagliari?
“Non è una situazione che si possa risolvere schiacciando l'interruttore, ma non bisogna neanche lasciarsi prendere dalla depressione e la reazione deve essere innanzitutto emotiva e psicologica e poi si devono risolvere i problemi”.
Oltretutto la squadra fa molta fatica a produrre un gioco offensivo e a creare occasioni da gol e se non segna come può risollevarsi?
“Eh sì, l'ho visto che anche con il Milan non riusciva a tirare in porta. La cosa più difficile è proprio creare occasioni da gol perché, più o meno, in difesa e a centrocampo ci si può barcamenare, ma in attacco bisogna avere entusiasmo e creatività, schemi e quanto altro”.
Questa è la situazione che preoccupa di più o ce ne sono anche altre?
“Bisogna riuscire a fare qualche punto: solo questo può dare il cambio di marcia. Ma per riuscire a fare punti bisogna avere un gioco e in questo momento ce n'è poco. Con il Milan a tratti nel secondo tempo si è visto un po' di gioco però non sono state create occasioni da gol. Longo ci sta provando ha utilizzato Edera, ha inserito Zaza, ma nel precedente periodo il fronte d'attacco spesso cambiava seppure Belotti e Verdi giocassero quasi sempre”.
Ma questo Torino sarebbe in grado di lottare per non retrocedere con squadre che sono decisamente più abituate a farlo?
“Manca soprattutto la mentalità perché le squadre che sono abituate a trovarsi in questa situazione giocano col coltello fra i denti, mentre noi forse non abbiamo quest'abitudine e alle volte quando in passato ci siamo trovati in situazioni analoghe siamo retrocessi. È un altro tipo di gioco quello che viene fatto dalle squadre che lottano per non retrocedere che hanno anche un altro atteggiamento in campo”.
Lei quanta fiducia ha nel fatto che il Torino possa salvarsi?
“Io sono fiducioso, penso che sia difficile superare questa situazione, ma che il Torino ce la farà. Ritengo Longo un ragazzo, lo definisco così perché è un giovane allenatore, che abbia testa e lo si è visto che ha capacità. Si trova davanti a una situazione che è l'occasione della sua vita e gli auguro che quest'occasione gli sia favorevole, così come mi auguro che il Toro esca al più presto da questo periodo difficile”.