ESCLUSIVA TG – Maspero: “O il Torino alza l’asticella o per Ventura è finito un ciclo”

04.06.2015 07:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
ESCLUSIVA TG – Maspero: “O il Torino alza l’asticella o per Ventura è finito un ciclo”
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© foto di Jacopo Duranti/TuttoLegaPro.com

Riccardo Maspero è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Maspero ha indossato la maglia granata dal 1999 al 2003, attualmente è un allenatore. Con lui abbiamo parlato del mercato del Torino e della programmazione della prossima stagione e del futuro di mister Maspero.

 

Il momento del Torino è cruciale perché più di un big fra Darmian, Glik, Peres e Maksimovic potrebbe andare via e non solo loro. Quando un allenatore si ritrova in una simile situazione e deve reimpostare la squadra cosa pensa?

“Il Torino quest’anno ha fatto una stagione eccezionale e Ventura è stato grande e adesso è arrivato il momento per l’allenatore d’incontrarsi con i vertici della società in modo che tutte le parti chiariscano bene quello che vogliono fare. La squadra ha raggiunto una posizione di medio-alta classifica ed è giusto capire se il presidente ha la possibilità di continuare in modo che la squadra possa scalare ancora qualche posizione in graduatoria. Se così è allora bisogna investire e riprovare ancora, altrimenti per Ventura potrebbe essere finito un ciclo poiché ha fatto cose stratosferiche e restando avrebbe tutto da perdere. Il mister ha abituato tutti bene e adesso deve fare delle valutazioni insieme a Petrachi e a Cairo in modo da capire quali sono le reali ambizioni di questo Torino. Non sarà facile proprio perché si è fatto bene e se tanti big vanno via o si reinveste, però quando lo si fa non si sa mai se il primo anno fila tutto liscio, oppure se conviene rischiare qualche cosa. Io non so se a Ventura conviene rischiare. Se andasse via adesso dal Torino ne uscirebbe benissimo avendo meritato tutto quello che ha ottenuto. Il confronto con il presidente e il direttore sportivo serve proprio a vedere quale sia la cosa migliore da fare, magari dopo qualche anno è anche giusto cambiare per trovare nuovi stimoli sia da parte della società sia da parte di Ventura e anche da parte dei giocatori”.

 

Quanto in quest’incontro può pesare che il Torino è arrivato a due punti dalla Sampdoria e quindi dal tornare in Europa League?

“Non credo possa pesare poiché il campionato del Torino è stato comunque positivo, si cimentava in due competizioni con una rosa che non era attrezzata e abituata a impegni di questo tipo per cui era difficile e per il Torino essere arrivato dov’è effettivamente arrivato sia in Italia sia in Europa è stato importante. Adesso, però, bisogna ripartire con progetti chiari perché la gente è abituata bene e il tifoso del Toro per tanti anni ha sofferto e oggi vede un po’ di luce, quindi bisogna essere chiari altrimenti si rischia di ritrovarsi a inizio campionato con i tifosi che chiedono una cosa e pensano che la società possa dirgliela e invece non è così. Ci vuole grande chiarezza perché il tifoso del Toro ha dimostrato sempre di essere attaccato alla squadra in qualsiasi situazione”.

 

L’estate scorsa al Torino arrivarono dodici nuovi giocatori, in questa è molto probabile che i nuovi saranno parecchi, non meno di sette-otto. Cambiare sempre tanto non è un rischio?

“Ventura quando passo al 3-5-2 iniziò a utilizzare questo modulo nelle ultime partite della stagione precedente in modo da imbastirli nuovo gioco e poi proseguire nel campionato successivo sapendo che avrebbe perso giocatori importanti e inserendo sostituti giusti. Di conseguenza negli acquisti e nelle cessioni di quest’estate ci sarà da tenere in considerazione anche questo. Servono giocatori di livello se si vuole fare un certo tipo di campionato”.

 

Non è da escludere quindi che il prossimo anno il Torino utilizzi un modulo differente?

“Certo e questo può essere uno stimolo in più per i giocatori che rimangono e anche per l’allenatore che può cercare d’imporre qualche cosa di nuovo. Io dico sempre che la monotonia alla lunga può stancare, p vero che dà delle certezze, però bisogna essere sempre in grado di riuscire a cambiare e fare tante valutazioni sui giocatori che si hanno a disposizione. Molte volte si parte con un’idea di gioco poi si va sul campo e lavorando con il gruppo si vede che alcuni giocatori si trovano meglio con un altro sistema e allora è giusto anche cambiare”.

 

I tifosi si devono aspettare un Torino diverso, anche molto diverso, pur rimanendo Ventura e con parecchi volti nuovi?

“Sicuramente, quando si fa bene molti giocatori hanno richieste da altri club importanti e se si vuole fare cassa è anche giusto vendere, anche perché i top club pagano ed è corretto dare ai calciatori la possibilità di esprimersi su palcoscenici importanti. In questi anni la società ha sempre lavorato benissimo sia negli acquisti sia nelle cessioni e ha sempre migliorato. Il trittico Cairo-Ventura-Petrachi, secondo me, ha sempre lavorato in sintonia”.

 

Se quindi rimane la sintonia fra i massimi dirigenti i cambiamenti, seppur numerosi, non dovrebbero destare preoccupazione?

“Sì, ma, ripeto, essere chiari sugli obiettivi. Si vendono due-tre giocatori importanti, però poi bisogna dire che si farà un buon campionato. Facendo bene l’asticella si muove, però l’obiettivo deve essere ben chiaro in modo da non illudere i tifosi per niente. Se si ha la possibilità economica di continuare a crescere, bene, altrimenti non resta che adeguarsi e accettare la realtà”.

 

Cambiando argomento e parlando di lei, aveva fatto un ottimo campionato con il Pavia e poi a una giornata dalla fine e con la squadra al secondo posto è stato esonerato. E’ pronto a tornare in pista?

“Io ho ancora due anni di contratto con il Pavia, perché con la società si era fatto un programma triennale e nel primo anno l’obiettivo era vincere il maggior numero possibile di partite e far divertire in modo da riconquistare la gente. Io ho lasciato la squadra al secondo posto e allo stadio venivano a vederci in duemila, che per la nostra realtà è un’ottima affluenza. Si era anche deciso che se a gennaio la squadra fosse stata vicina ai play off sarebbero arrivati rinforzi, ma poiché eravamo in testa abbiamo continuato con la rosa che avevamo e alla fine è andata così: mi hanno tolto la gioia di disputare i play off, anche se la squadra è sempre stata in vetta per tutta la stagione. Per me arrivare fino alla fine sarebbe stato il coronamento di una stagione fantastica”.

 

Forse in lei c’è delusione, ma anche voglia di voltare pagina?

“Sicuramente, ho voglia di essere in campo e di lavorare con i miei ragazzi. Aspetto una chiamata, sperando che sia giusta. Mi auguro che mi cerchi una società che apprezzi come lavoro e che mi dia la possibilità di fare vedere che tipo di calcio propongo e quello che so fare, pi sarà il campo a dire se sarò o non sarò bravo”.

 

In bocca al lupo e speriamo che presto lei ci annunci il nome della squadra che allenerà.

“Grazie, speriamo che al più presto questo si verifichi perché vorrebbe dire che sono tornato a fare ciò che più mi piace. Fare l’allenatore in questo momento è la cosa più bella alla quale posso aspirare: è il mio lavoro e mi piacerebbe riuscire a farlo ancora”.