ESCLUSIVA TG – Marchiol: “Vanoli vuole che la sua squadra detti legge in campo. Mercato? Vuole le basi, ma non ha richieste fuori portata”

09.06.2024 08:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Davide Marchiol
Davide Marchiol

Davide Marchiol è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Con Marchiol, noto giornalista direttore responsabile di Tuttoveneziasport.it, abbiamo parlato di Paolo Vanoli che è in procinto di essere il nuovo allenatore del Torino.

Vanoli non si fossilizza su un solo modulo, in questa stagione ha utilizzato il 3-5-2 per portare il Venezia in Serie A, ma anche altri moduli. Ma quanto è davvero duttile nello schierare la sua squadra?
“A Venezia sostanzialmente ha usato tre moduli. E’ partito con il 3-5-2 e poi in questa stagione voleva cambiare passando al 4-3-1-2, ma a gennaio con la cessione di Johnsen è tornato al 3-5-2 e il terzo modulo è il 4-2-4, molto “contiano”,  che è quello che ha usato quando in partita le cose non andavano bene. E’ sicuramente un tecnico che a adattarsi al materiale umano che ha a disposizione e un po’ a quello che offre la partita cambiando se serve a gara in corso”.

Che tipologia di gioco predilige?
“E’ sempre stato, sia quando ha raccolto il Venezia in bassa classifica (7 novembre 2022, ndr) sia in quest’annata che è andata molto bene, un tecnico che cerca proporre un gioco propositivo infatti ha avuto il miglior attacco della Serie B con 69, sopravanzando di tre il Parma classificatosi al 1° posto. Difficilmente si sono viste partite in cui il Venezia è rimasto chiuso nella sua area in attesa di vedere cosa avrebbe fatto l’avversario. Talvolta, in base alla forza dell’avversario, resta un po’ più basso però cerca sempre di spingere utilizzando le fasce, gli esterni visto anche il 3-5-2 per andare a segnare. Nella finale di playoff contro la Cremonese, che ha un tasso tecnico molto importante, il Venezia ha finito per essere costretto a giocare di rimessa. Però difficilmente la squadra ha gestito il risultato, è stata sempre molto offensiva e ha giocato all’attacco. Infatti Pohjanpalo ha segnato 22 gol e Gytkjær 12 perché Vanoli in primis punta che la sua squadra detti lei legge in campo per quanto riguarda il risultato”.

Il Torino in questi anni ha avuto problemi nel segnare, mancava l’ultimo passaggio, dalle fasce arrivavano pochi rifornimenti, a parte quest’anno sulla destra con Bellanova, e non sempre chi andava al tiro lo indirizzava in porta. Che tipologia di giocatori offensivi predilige Vanoli?
“Ha dovuto variare spesso gli attaccanti perché è partito con Johnsen, Pierini e Pohjanpalo e poi gli hanno venduto Johnsen e di conseguenza ha variato fra attacco pesante e leggero con Pierini e Gytkjær. L’unico giocatore imprescindibile è stato Pohjanpalo, che per la Serie B è un giocatore di categoria superiore e con la qualità che ha oltre a dover attaccare in area di rigore si doveva spesso abbassare sulla trequarti per sviluppare il gioco sulle fasce oppure sul compagno di reparto per andare poi a far segnare la squadra. Vanoli è stato molto camaleontico da questo punto di vista. Sulle fasce solitamente i due sterni erano Zampano e Candela perché grosse alternative non ce n’erano. Candela doveva fare bene in entrambe le fasi, offensiva e difensiva, e quindi ha speso tante energie e ha segnato solo nei playoff  poiché faceva tantissimi chilometri e di conseguenza arrivava un po’ stanco negli ultimi metri. Mentre sull’altra fascia Zampano doveva essere il classico esterno di spinta, di propulsione chiamato a sfondare le linee, a mettere i cross e a creare la superiorità numerica quando la squadra attaccava. Spesso abbiamo visto da una parte un esterno più ibrido e dall’altra uno più di spinta. Ma ci sono state anche partite dove entrambi hanno dovuto difendere, come la finale con la Cremonese o altre come con il Parma dove dovevano dare velocità in ripartenza”.

Quando ha affrontato squadre più forti forse predilige un po’ a prediligere la fase difensiva?
“Ha raccolto un Venezia che a livello di centrocampo aveva sì qualità però non aveva un vero regista cui affidarsi o giocatori capaci di gestire il pallone, erano un po’ questi i limiti del Venezia e quindi quando ha affrontato il Parma o la Cremonese anziché lanciarsi in avanti senza avere la stessa qualità della squadra ha avuto l’intelligenza di fare delle partite leggermente più attendiste, ma comunque sempre con tanti gol: all’andata con Parma ha vinto 3 a 2 e al ritorno 2 a 1. Diciamo che ha dimostrato intelligenza nell’essere sì propositivo, ma quando la partita lo ha richiesto ha impostato la gara un po’ più sulla difensiva. Ha dimostrato così una bella mentalità nel saper leggere l’avversario che aveva davanti individuandone i punti di forza e andandoli ad affrontare con i propri punti di forza e senza mostrare i punti deboli. Con la Cremonese è stato proprio l’emblema della gara dal punto di vista difensivo”.

Il Torino da tre anni in fase difensiva è una squadra che ha fatto benissimo, nel prossimo anno  parte l’incognita Buongiorno, la certezza che non avrà più Djidji e Rodriguez, che Lovato dovrebbe tornare alla Salernitana, mentre Masina dovrebbe essere riscattato e poi Schuurs che dopo l’infortunio non si sa ancora esattamente se sarà già disponibile per l’inizio del campionato oppure più avanti. Di cosa avrebbe bisogno Vanoli per mantenere la solidità difensiva?
“Della continuità. Vanoli ha bisogno di un po’ di tempo per impostare il lavoro sulla fase difensiva. Il Venezia dietro ha presentato qualche problema dietro e infatti ha subito un bel po’ di gol, 46 (ha avuto la 7ª difesa della Serie B, ndr). Ma ha vissuto una stagione molto travagliata per quel che riguarda i difensori. Aveva trovato la quadratura con Idzes e Sverko, ma poi l’indonesiano ha avuto la trombosi. Ha dovuto fare a meno per diversi mesi di Svoboda per tendinopatia. Una volta che li ha riavuti tutti ha impostato la difesa a tre con Svoboda perno centrale che era chiamato a impostare la manovra dal basso e sostanzialmente agiva da libero. E i braccetti, quello di destra, tra Idzes e Altare, spesso è stato di spinta  e quello di sinistra, Sverko, invece aiutava nella fase di costruzione”.

Vanoli quindi avrebbe bisogno subito di sapere su quali giocatori può contare in difesa?
“Sì. Lui punta tanto sul concetto di braccetto che però non deve solo stare agganciato e almeno uno dei due deve spingere tanto. Per impostare un lavoro del genere e affinare il meccanismo ha bisogno di poterci lavorare per un po’ di tempo”.

Tradotto, se Schuurs sarà subito disponibile e Buongiorno resta avrà vita più facile.
“Chiaramente”.

Come vuole che venga interpretato il ruolo del portiere?
“Joronen dal punto di vista delle parate è stato uno dei migliori portieri della Serie B. E spesso gli chiedeva anche un certa precisione nei rinvii e su questo aspetto il finlandese non è sempre stato precisissimo. Quando palleggiando la squadra non trovava grandi varchi la palla veniva data a Joronen per un lancio o un’apertura su una delle due fasce. Credo quindi che possa non disdegnare un portiere con una certa qualità nei piedi quando si tratta di andare al rinvio, ma partiamo dal presupposto che per lui il portiere prima di tutto deve parare”.

Quindi per la prima parte va bene Vanja Milinkovic-Savic, mentre per la seconda non del tutto. Vanoli è un po’ della vecchia scuola sul concetto del portiere: prima pari e poi se fai anche lanci lunghi precisi va bene.
“Esatto”.

Che rapporto instaura con la piazza?
“Con la piazza a Venezia ha avuto un rapporto splendido. Una volta ottenuto l’approdo in Serie A è stato per lungo tempo in mezzo alla Curva ed è stato portato in trionfo dal popolo festante, in tal senso ci sono immagini chiare. Ad un certo punto è stato issato sopra i tifosi per lanciare i cori durante la festa. Ad ogni partita riceveva cori ad hoc perché ha creato un rapporto con la piazza clamoroso avendo raccolto una squadra ultima in classifica ridando un’anima a un gruppo che sembrava perso dopo la retrocessione e ha rispolverato e perfezionato giocatori come Tessman e Busio, che sono forti però sembravano con la testa altrove. Così la squadra in campo dava tutto e lottava e questo inevitabilmente ha giovato al rapporto con la piazza che si è creato ed cresciuto a tal punto che verso il finale di stagione quest’anno abbiamo visto un Penzo sold out nei playoff, cosa che non accadeva da tanto anche perché lo stadio è stato ampliato di recente per la Serie A di due anni fa e riempirlo con 11.150 persone quando la media fino a poco tempo fa era di 4.000 non è stata cosa da tutti. Il mister in questo ha fatto un lavoro eccezionale consolidato dal fatto che lo stesso presidente spesso si è presentato addirittura in Curva: ha davvero rivoluzionato il rapporto tra la società e i tifosi, rapporto che fino a due anni fa sembrava impossibile perché la società veniva contestata. Ha ribaltato completamente il paradigma”.

E con i giocatori?
“Questa è forse l’unica cosa che mi preoccupa veramente perché ho visto un Vanoli spesso addirittura più arrabbiato di Juric. Essendo una persona molto sincera in conferenza stampa ha avuto qualche attacco diretto a qualche calciatore. Quando lo si fa in Serie B è un conto, ma in A con tutta la differenza che c’è a livello di attenzioni non è semplice. Ripeto, lui è sincero e ha costruito un rapporto eccezionale con i giocatori perché ha fatto fare loro uno step in più e alcuni ragazzi sono stati trasformati e tutti nella festa post promozione lo hanno riconosciuto sottolineando il lavoro del mister. Ma per arrivare a questo si è passati da alcune fasi dove Vanoli ha proprio messo sulla pubblica piazza delle difficoltà che avevano alcuni, però non per attaccarli o distruggerli bensì per stimolarli e tirare fuori da loro il meglio. Ad esempio, l’anno scorso Busio è stato uno dei più punzecchiati e con lui il risultato lo ha ottenuto. E’ un mister che pretende davvero tantissimo: è un martello in allenamento e non li molla mai. E’ chiaro che in Serie A fare certe uscite può essere un po’ più pericoloso perché sappiamo perfettamente che tra procuratori e stampa non passano inosservate come è potuto invece accadere in Serie B”.

Come si rapporta Vanoli con la società per quel che riguarda il mercato? S’impunta, si arrabbia se non gli vengono dati i giocatori che richiede oppure è un po’ più accomodante?
“Non ha mai creato particolari problemi perché ha accettato una piazza che dopo le tante spese effettuate tra Serie A e l’estate post retrocessione non aveva grande budget per fare le campagne acquisti. E’ arrivato in una situazione non semplicissima e ha cercato tendenzialmente di fare un po’ con quello che aveva. Ha dato indicazioni sulla tipologia dei calciatori che gli servivano per impostare il suo gioco, ma senza impuntarsi sui nomi e ha accettato anche qualche scommessa, come ad esempio con Olivieri l’estate scorsa. L’unico vero incidente diplomatico c’è stato quando con il mercato bloccato in entrata - avendo il Venezia due ban Fifa per le successive due sessioni di mercato non poteva fare acquisti a gennaio in quanto sei mesi fa aveva un buco da 50 milioni - è stato venduto alla concorrente Cremonese Johnsen. Si è trattato di una duplice polemica, improntata più sulle modalità della cessione perché sembrava quasi che non lo avessero avvisato, poiché ha perso un titolare senza che ci fosse la possibilità di sostituirlo. Johnsen aveva il contratto in scadenza il 30 giugno 2025 e stava discutendo il rinnovo con i procuratori che hanno chiesto commissioni particolarmente alte e un ingaggio elevato per il loro assistito. La trattativa è stata portata avanti per un po’ e la Cremonese, approfittando della situazione, ha offerto al Venezia tre milioni per un giocatore che non rinnovava, con il rischio che successivamente si sarebbe liberato a parametro zero, e così la società ha deciso di risolvere la questione cedendolo subito.
Vanoli sostanzialmente chiede le basi e non ha mai fatto nomi specifici o avuto pretese fuori portata”.