ESCLUSIVA TG – Lucarelli: “Vorrei non essere più l’ultimo ad aver fatto vincere il Torino con il Milan”
Cristiano Lucarelli è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Lucarelli è l’allenatore del Tuttocuoio, ma da calciatore ha anche militato nel Torino dal 2001 al 2003. Con lui abbiamo parlato della partita di questa sera fra la sua ex squadra e il Milan, del Filadelfia e della sua avventura come mister del Tuttocuoio.
Che cosa si aspetta dal Torino nella partita con il Milan?
“Sarà una partita molto interessante per questo turno di campionato insieme a Napoli-Fiorentina e Inter-Juventus, saranno le tre gare di cartello e la casualità del calendario le ha messe curiosamente tutte insieme. Detto questo, mi aspetto dal Torino che sfrutti questa bellissima occasione di essere mentalmente in vantaggio rispetto al Milan e consolidi la sua posizione in classifica che, al di là della sconfitta con il Carpi, continua a essere ottima. Ogni anno il Torino si consolida e cresce sempre più grazie soprattutto al lavoro di Ventura, che reputo uno dei migliori tre allenatori italiani che ci sono in questo momento nel nostro campionato. Però il Torino non deve sottovalutare il Milan, sarebbero guai seri. Le grandi squadre quando sono ferite riescono a trovare stimoli e motivazioni che diventano brutti scherzi per gli avversari. Credo che l’entusiasmo del Torino, inteso come tifosi, giocatori, allenatore e società, sia giusto poiché merita di giocare alla pari partite come questa per quello che ha fatto in questi anni. Ma fly down, come si dice in inglese, perché comunque il campionato italiano nasconde mille insidie e soprattutto il Milan arriva a questa partita con un allenatore che è un grande motivatore come Mihajlovic e dal punto di vista della concentrazione e delle motivazioni sicuramente i rossoneri non saranno da meno dei granata”.
Lei è stato l’ultimo che segnando un gol ha regalato al Torino una vittoria con il Milan, era il 2001. Da attaccante come vede la sfida fra Quagliarella e uno tra Belotti, Maxi Lopez e Martinez e dall’altra Bacca, Cerci e forse Luiz Adriano?
“Prima di tutto mi auguro di essere il penultimo attaccante che ha fatto vincere il Toro con il Milan, perderei volentieri questo primato perché vorrebbe dire che il Toro ha vinto. Una squadra come il Torino, che ha un gioco molto propositivo e prettamente offensivo, è chiaro che può concedere qualche cosina e se da una parte va a segno spesso e volentieri e con una certa facilità dall’altra non può avere tutto, deve trovare il giusto equilibrio tra reti segnate e subite. Non ci trovo niente di male se una squadra spettacolare come il Torino concede qualche cosa agli avversari, non è preoccupante quanto meno fino a quando sarà prolifica e creerà tante palle gol. Considerando il Milan, per Cerci c’è l’opportunità di rilanciarsi, ma emotivamente per lui non sarà semplice misurarsi davanti ai suoi ex tifosi e alla sua ex società. Parlo da ex e il Toro non è una società qualunque perché ti rimane nella pelle anche a distanza di anni e quando torni a giocare in quello che è stato il tuo stadio non è facile e non si può fare finta, per quanto ci si possa sforzare, che sia una partita come le altre, non si possono cancellare le emozioni che si sono vissute nel passato, non ci riesce neanche un professionista perché un minimo di condizionamento ce l’ha”.
E’ quasi certo che il Milan cambierà modulo quindi qualche incognita in più per il Torino ci potrà essere?
“Questo sarà interessante da vedere e sicuramente Mihajlovic qualche cosa avrà preparato, ma non lo svelerà prima dando dei vantaggi tattici a Ventura, le novità le scopriremo solo prima della partita. Dal canto suo Ventura è uno che va avanti per la sua strada con il suo modulo a prescindere dall’avversario che deve affrontare la sua squadra e magari anche lui apporterà qualche piccolo accorgimento tattico, ma credo che il Toro non rinuncerà alla sua identità preparando e impostando come fa sempre”.
Quasi sempre Ventura qualche sorpresa la riserva nella scelta dei giocatori da mandare in campo e vista la partita di cartello non mancherà di farlo.
“Penso che potrà cambiare qualche meccanismo difensivo, qualche scalata o qualche situazione particolare, ma quando la palla sarà fra i piedi dei giocatori del Toro vedremo le solite giocate e le solite situazioni di sempre. Magari opterà per qualche accorgimento in più nella fase di non possesso”.
Giro palla tra i difensori e attesa che l’avversario si sbilanci in avanti per colpirlo in contropiede sfruttando le fasce laterali o la via centrale se con i movimenti si creano gli spazi per gli inserimenti. Sarà così anche con il Milan?
“Assolutamente sì, oltretutto Ventura già venti anni fa proponeva di iniziare a giocare dalle retrovie, poi è diventato famoso Guardiola con il tiki taka, ma Ventura l’aveva già utilizzato negli anni 90, questo è il suo cavallo di battaglia”.
Questa mattina ci sarà la posa della prima pietra per la ricostruzione del Filadelfia. Lei ha un ricordo legato a quello stadio-casa del Toro?
“E’ una grande emozione. Io al Filadelfia per la prima volta ci sono entrato nel 1989 quando ero negli Allievi e andai in prova con il Toro a disputare un torneo a Milano Marittima e me lo ricordo tutto ingabbiato e già all’epoca si parlava di un restauro che non è mai stato fatto. Poi ci sono tornato da calciatore del Toro ed era stato abbattuto e i tifosi volevano che fosse ricostruito. Da ex granata e da ragazzino che quattordicenne ci mise i piedi è, come dicevo, una grande emozione sapere che finalmente oggi sarà posata la prima pietra, cominceranno i lavori e sarà ricostruito. Il Fila è il tempo e la casa granata ed è giusto per i tifosi, ma anche per quelli che hanno giocato e fatto la storia del Toro, che vedano rinascere quella struttura”.
Cambiando argomento, il suo Tuttocuoio è nel gruppone delle squadre che puntano ad assestarsi in una zona tranquilla della classifica. Come giudica quest’inizio di stagione?
“Noi siamo la squadra più piccola della Lega Pro perché Ponte a Egola è il paese più piccolo poiché ha cinquemila abitanti e non abbiamo neanche il nostro stadio e tutte le domeniche che giochiamo in “casa” dobbiamo andare a Pontedera, quindi è come se giocassimo sempre in trasferta. L’ambiente è molto tranquillo ed è l’ideale per i giovani giocatori che hanno la possibilità di esprimersi senza tensioni e senza stress, ma è l’ideale anche per i giovani allenatori. L’obiettivo è valorizzare più giovani possibili in modo che la società abbia l’opportunità di crescere. Vorremmo centrare la salvezza, dico se possibile tranquillamente con qualche giornata d’anticipo, ma se ci sarà da sudare fino alla fine saremo pronti a farlo. Nelle prime sei giornate abbiamo incontrato tutte le squadre di vertice e soprattutto quest’estate avevamo cambiato diciotto giocatori su ventitré, sapevamo che all’inizio potevamo soffrire, ma lo abbiamo fatto meno del previsto di conseguenza è andata meglio del previsto. Con i giovani bisogna sempre stare con i piedi per terra perché quello che difetta è la continuità e in ogni partita bisogna martellarli e farli stare sempre sul pezzo”.
A lei proprio non manca questa determinazione.
“No, no, per fortuna no (ride, ndr)”.