ESCLUSIVA TG – Il match analyst Lorenzon: “Juric con giocatori di qualità darà al Torino un gioco piacevole”

30.05.2021 07:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Filippo Lorenzon
Filippo Lorenzon

Filippo Lorenzon è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Lorenzon è un allenatore Professionista Uefa A, docente di match analysis del settore tecnico di Coverciano. Recentemente ha scritto con Carlo Pizzigoni e Damian Giovino il libro “Marcelo Bielsa. Storia, aneddoti, metodologia, evoluzione tattica” edito da Gli unici del Nuovo calcio. Da lui ci siamo fatti spiegare quale concezione del gioco ha Juric, neo allenatore del Torino, e quali caratteristiche devono avere i suoi giocatori.

E’ corretto affermare che Juric ha come modulo base il 3-4-3 o ancora più precisamente il 3-4-2-1 e quindi ha un gioco votato all’attacco, ma le sue squadre sanno anche difendersi. Come riesce ad ottenere quest’equilibrio?

“I sistemi di gioco di Juric cono quelli, il 3-4-3 e il 3-4-2-1, e li ha utilizzati principalmente nelle due ultime stagioni che ha fatto all’Hellas Verona. Nel calcio attuale le squadre ormai non hanno più il sistema che definiamo base, ma ne hanno due: uno per la fase offensiva e un altro per quella difensiva. L’equilibrio deriva quando si è in grado di ricompattare velocemente la squadra nel cambio di fase, ossia quando si passa dalla fase d’attacco a quella di difesa. Quindi volendo parlare di numeri, anche se non è correttissimo, possiamo dire che la squadra di Juric attacca con un sistema dove ci sono tre difensori più due centrocampisti che si occupano della fase di costruzione e cinque giocatori che sono votati all’attacco che sono i due quinti di difesa di tutta fascia (che a volte vengono chiamati ali e altre esterni di una difesa a cinque più che terzini poiché li si chiama così soprattutto per quel che riguarda le difese a quattro), i due trequartisti o le ali e l’attaccante. Alla fine quindi sono cinque i giocatori deputati ad attaccare l’area avversaria e cinque a schermare l’azione. Questo sistema di gioco dà la possibilità di essere equilibrato nel cambio di fase perché comunque se anche si perde il pallone si ha la difesa schierata e con i centrocampisti che schermano l’azione e di conseguenza questo permette per l’appunto di avere sicuramente uno sviluppo fluido in fase di possesso del gioco e altrettanto di essere equilibrato poi una volta perso il pallone quando si tratta di difendere”.

Juric ha avuto come mentore Gasperini, ma ha poi elaborato quanto ha appreso da lui. Quali sono le differenze fra i due allenatori?

Gasperini durate la fase di non possesso ha i quinti decisamente deputati ad aggredire i terzini avversari o comunque gli uomini di riferimento che hanno in campo, mentre Juric accetta spesso e volentieri a squadra schierata di difendere con cinque uomini per cui, i suoi quinti si abbassano ed è questa la grande differenza. Juric ha la predisposizione a difendersi basso in alcuni momenti della partita, quindi non costringendo i quinti ad attaccare particolarmente in avanti il proprio riferimento”.

Per questo sistema di gioco Juric ha bisogno di giocatori particolarmente tecnici oltre che veloci?

“Più che tecnici parlerei di giocatori intensi, perché comunque è un sistema di gioco che richiede sicuramente sacrifici nelle due fasi e di giocatori che innanzitutto sappiano interpretare bene le due fasi occupando in maniera corretta gli spazi durate la fase offensiva, ma allo stesso modo sappiano poi essere intensi quando poi devono recuperare il pallone e aggredire in avanti l’avversario. Uno dei capisaldi di Juric è aggredire la squadra avversaria in avanti e non schiacciandosi tutti all’indietro e deve avere i giocatori offensivi, in particolar modo i trequartisti e l’attaccante, che siano dotati di spirito di sacrificio durante la fase di non possesso. L’anno scorso non è stato raro vedere i trequartisti abbassarsi e schiacciarsi nella propria metà campo quando le situazioni lo richiedevano. I suoi trequartisti sono anche giocatori che spesso devono occuparsi del pressing su un difensore avversario oppure su un terzino per cui si chiede a questi giocatori di fare una corsa non particolarmente lunga, ma magari un po’ atipica rispetto a quella che normalmente viene a un attaccante oppure a un trequartista”.

Quali sono i ruoli chiave del gioco di Juric?

“Credo siano i ruoli chiave quelli interpretati dai trequartisti che spesso sono centrocampisti offensivi e che devono avere la capacità di occupare in maniera funzionale determinati spazi durante la fase di possesso e devono avere anche la capacità di aggredire con intensità, come dicevamo prima, durante la fase di non possesso. Devono essere comunque giocatori che sanno adattarsi anche all’idea di calcio dell’allenatore che non prevede un calcio statico, bensì un calcio abbastanza dinamico e di movimento e con difensori che non sappiano solo difendere, ma anche entrare in conduzione e sviluppare l’azione e viceversa degli attaccanti che abbiano anche spirito di sacrificio durate la fase difensiva”.

Che caratteristiche specifiche devono avere i due trequartisti?

“Quando si parla di trequartisti spesso ci ricordiamo di Roberto Baggio e Gianfranco Zola che erano tecnici e di sviluppo della manovra. Il trequartista di Juric, secondo me, deve saper comunque integrarsi bene nelle trame di gioco della squadra, ma devono anche essere d’inserimento e in grado di attaccare l’area avversaria, non solo essere collegati al resto della squadra durante lo sviluppo del gioco, ma anche essere in grado per l’appunto di attaccare l’area avversaria per provare ad invaderla con più giocatori”.

Nell’attuale rosa del Torino giocatori come Verdi, Baselli, Lukic, Gojak e per certi versi Mandragora sono quelli che dovrebbero essere deputati a questo compito o sarebbe meglio che facessero le mezzali che s’inseriscono?

“Molti di loro li conosco avendo lavorato tanti anni con l’Under 21, Baselli, Mandragora e Lukic che lo abbiamo affrontato come avversario con la Serbia. Per cui li vedrei molto più a ricoprire i ruoli in mezzo al campo. Sia Mandragora sia Baselli, nonostante abbiano delle caratteristiche per poter giocare anche da mezzala d’inserimento, sono molto adatti a ricoprire il ruolo di centrocampo a due per cui li vedrei più per il ruolo dei due mediani. Mentre per Verdi il discorso è un po’ diverso sia per le caratteristiche tecniche del giocatore sia di corsa per cui lui è una tipologia di atleta che si sposerebbe molto bene con una posizione più avanzata nel campo e per l’appunto nel ruolo di uno dei due trequartisti.
Aprendo una parentesi, Juric ha avuto molte volte la capacità di provare e intuire per i giocatori in alcune partite posizioni in campo fuori dai loro canoni classici, pensiamo, ad esempio, non nella stagione appena terminata, ma nella precedete che ha fatto giocare Miguel Veloso o Dimarco da terzo di difesa, quindi in posizioni per loro non abituali. Nell’ultima stagione ha impiegato Tameze come prima punta perché ne aveva bisogno. Juric è un allenatore che sa studiare e analizzare la contrapposizione anche sulle caratteristiche dell’avversario e infatti con la Lazio ha schierato Tameze da prima punta perché nella sua idea di contrapposizioni in quella gara doveva pressare i tre difensori della Lazio e quindi per andare a prendere uomo su uomo i tre difensori ha alzato Tameze, che è un centrocampista, a fare la prima punta o il falso nueve, se vogliamo. Per certe posizioni io vedo più adatti Mandragora, Lukic e Verdi invece Juric, avendo un occhio veramente curato nell’intuire quelle che sono le potenzialità di alcuni giocatori nell’agire in una posizione di campo fuori dalle loro abitudini, li potrebbe in alcune partite utilizzare anche in altre”.

Non sempre nelle sue squadre Juric ha avuto un centravanti prolifico da più di 15 gol e per questo ha fatto in modo di mandare in gol il maggior numero di giocatori possibili. Belotti è la punta ideale per il suo gioco?

“E’ vero non aveva giocatori che segnassero tanti gol e posso raccontare un aneddoto. Ci sono parametri particolari che utilizziamo noi analisti come quello degli “expected goals” (la percentuale che ha un tiro di diventare goal, ndr) e nella stagione 19/20 nelle prime dieci posizioni del Verona c’era solamente Di Carmine tra gli attaccanti in questa particolare classifica e questo vuole dire che Juric riusciva a far arrivare giocatori molto diversi ad essere pericolosi in area di rigore. Se normalmente si fa la classifica dei gol attesi di una qualsiasi squadra, ad esempio della Juventus, troveremo probabilmente gli attaccanti e quindi Morata, Cristiano Ronaldo e Dybala. E la caratteristica del Verona in questi anni è stata non di avere un grande bomber da doppia cifra, ma più giocatori in grado di diventare pericolosi. Detto questo, conosco da molti anni Belotti e fa parte della tipologia di attaccante generoso e non di quella dell’attaccante indolente che è solo un finalizzatore che si spende bene per la squadra, quindi nella tipologia di gioco che vuole Juric può essere un centravanti che si sposa molto bene”.

Per quanto detto quindi anche gli uomini di fascia con Juric devono fare un lavoro molto dispendioso, giusto?

“Sì, è lo stesso gioco dispendioso che viene richiesto a un quinto. Una squadra che gioca con un solo giocatore in fascia deve avere il doppio compito di attaccare e difendere. Come ho detto, Juric chiede ai suoi quinti quando la squadra è schierata nella propria metà campo di difendere a cinque per cui devono essere sicuramente dei quinti in grado di difendere, ma devono anche essere dei giocatori che sanno fare tutta la fascia e attaccare anche la linea difensiva avversaria. Come dicevo prima, alle volte utilizza un centrocampista come prima punta e in questi casi ad attaccare la linea devono essere i trequartisti o i quinti di difesa che di conseguenza devono saper attaccare la linea di difesa. E’ sicuramente un ruolo dispendioso, ma se fatto con i meccanismi e i  sincronismi giusti è fondamentale con questa tipologia di sistema di gioco per cui deve essere interpretato con i tempi e i meccanismi d’inserimento corretti”.

Il Torino nelle ultime due stagioni ha subito tanti gol e se è vero che si deve parlare di fase difensiva è comunque altrettanto vero che i difensori oltre ad andare al contrasto magari giocando d’anticipo e senza commettere errori poi devono anche saper impostare l’azione da dietro dando il via alla fase offensiva e tanto più lo dovranno fare con Juric?

“Sì. Juric arriva con un ottimo marchio di fabbrica perché, secondo me, lui ha subito pochi gol nelle ultime due stagioni, soprattutto il primo anno trattandosi di una squadra neo promossa. Probabilmente la cosa migliore che è riuscito a fare a Verona negli ultimi due anni, al di là dei risultati, è stato quello di conquistare due salvezze con un gioco propositivo e aggressivo con una squadra che difendeva in avanti. Sappiamo che spesso le squadre neo promosse e di bassa classifica tendono ad avere il baricentro basso e ad avere un atteggiamento molto attendista, invece lui con un gioco abbastanza offensivo e aggressivo è riuscito comunque non solo a salvare bene per due volte il Verona, ma anche a portarlo a metà classifica. Quindi il marchio di fabbrica è quello di una squadra che si sa difendere bene. La prima caratteristica che viene chiesta ai difensori è quella di spezzare il reparto. Quando si gioco con una difesa a tre si deve saper spezzare il reparto e aggredire il tuo riferimento in avanti, uscire forte, avere la capacità anche di andare nell’altra metà campo a prendere il tuo riferimento. In alcune partite Juric a uno dei terzi di difesa ha chiesto di andare a marcare una mezzala offensiva e la si può trovare nella propria metà campo, ma più spesso in quella degli avversari. I difensori devono avere coraggio e andare a prendere i riferimenti soprattutto quando decide di andare uomo su uomo e sappiamo che il primo principio che ha Juric è quello di fare un pressing orientato sull’uomo a tutto campo e quindi anche nella metà campo avversaria, in particolare sull’inizio della manovra avversaria. E per quello che si è detto, la squadra ha capacità di abbassarsi e di compattare la linea difensiva a cinque.
E’ vero che con Juric i difensori devono avere anche la capacità di costruire il gioco. Spesso a Verona lo ha chiesto a Dimarco, terzo di difesa, che è un giocatore che fa splendidamente il quinto e se lo si mette a fare il terzo sa condurre la palla, ha molta abilità tecnica e un passaggio preciso e forte per cui è duttile. Può essere utilizzato da quinto perché ha l’intensità di corsa per attaccare la linea avversaria o da terzo e in questo caso fa partire pulita la manovra”.

Per quel che riguarda il portiere, Juric ne ha bisogno di uno particolarmente bravo con i piedi?

“In questo momento non è una delle caratteristiche principali che si sono viste nei suoi portieri. A Verona aveva Marco Silvestri che è un portiere che è arrivato un po’ in punta di piedi in Serie A, nel senso che non aveva avuto un grandissimo passato nella massima divisione. E’ un giocatore che negli ultimi due anni è stato, come noi analisti lo definiamo, overperformance, perché rispetto alle medie di quanti gol avrebbe dovuto incassare in relazione ai tiri subiti dal Verona ha parato più di quanto ci si aspetterebbe in media da un portiere. Per cui è stato un portiere che ha fatto due stagioni splendide e, tra l’altro, è stato anche convocato in Nazionale. In questo momento però non mi sento di dire, come invece si fa per la Juventus o la Lazio che si affidano a portieri molto abili con i piedi, che la stessa cosa è richiesta dalle squadre di Juric. Alle volte succede che le squadre che utilizzano tre difensori hanno meno bisogno di un portiere tecnico perché hanno già tre giocatori funzionali alla costruzione della manovra, mentre se si adotta una difesa a quattro si allargano i due difensori centrali e quindi c’è bisogno di un portiere che sappia anche “il terzo centrale” in fase di possesso per far uscire pulita la manovra.  Non è la priorità di Juric avere un portiere che abbia grandi abilità con i piedi”.

Sirigu è quindi il portiere ideale al gioco di Juric?

Sirigu è un grande portiere quindi assolutamente sì”.

Il gioco di Juric prevede l’utilizzo in ampiezza del campo e se non si trovano gli spazi per avanzare non disdegna i lanci lungi servono quindi giocatori con i cosiddetti “piedi educati”?

“E’ vero sia per i lanci lunghi sia per l’utilizzo dell’ampiezza del campo. Come tattica di principio nelle proprie gare Juric sceglie di isolare i quinti in ampiezza in modo tale da magari spostare la manovra da un alto all’altro del campo proprio per dare la possibilità ai quinti o di inserirsi senza palla o comunque di ricevere palla in isolamento nell’uno contro uno contro l’avversario. Infatti spesso e volentieri si è visto il Verona cambiare il fronte del gioco per trovare un po’ più scoperta la squadra avversaria”.

Con quali modalità Juric cerca di mettere in difficoltà gli avversari?

“La tattica di principio di Juric è quella di mettere in difficoltà le squadre che fanno gioco perché chi va a pressare alto con un pressing orientato sull’uomo è una squadra che sa mettere in difficoltà chi costruisce da dietro e sinonimo di questo è stata la capacità di fare punti anche in partite difficili come quando quest’anno il Verona ha pareggiato due volte con la Juventus, ha battuto la Lazio e l’Atalanta e ha pareggiato con il Milan, tutte squadre che sanno palleggiare da dietro e che cercano il gioco manovrato e sicuramente il sistema difensivo che lui utilizza mette in difficoltà chi prova a costruire la manovra da dietro”.

Negli ultimi anni il Torino ha trovato particolari difficoltà quando ha affrontato avversari che chiudevano gli spazi, si arroccavano in difesa e quando era lui a dover imporre il proprio gioco, Juric ha soluzioni per risolvere queste problematiche?

“Juric ha la capacità di adattarsi a quello che fanno gli avversari, è vero che pressa offensivamente chi costruisce, ma negli anni ha accettato comunque in alcune fasi della partita di schiacciarsi anche molto quindi una linea che si compatta a cinque e degli attaccanti generosi che possono comunque dare aiuto anche ai centrocampisti e trequartisti che si possono appiattire sulla linea dei centrocampisti fanno sì che il sistema permetta di per sé anche di essere abbastanza equilibrato sia contro squadre che costruiscono da dietro sia contro quelle che cercano la verticalizzazione. E’ vero che per fare un gioco di questo genere come chiede Juric i giocatori devono avere una condizione fisico-atletica ottimaleintensità nel gioco e questo è fondamentale come avere giocatori predisposti mentalmente a fare due fasi di gioco molto intense, sia quella offensiva sia quella difensiva. Non mi piace parlare di numeri poiché il calcio moderno oramai esula da questo, ma è molto più adatti ai giocatori che fanno un particolare compito in campo. Detto questo, il modo di giocare di Juric e l’interpretazione che i suoi giocatori danno a questo sistema di gioco, secondo me, permette di adattare il proprio gioco anche alla diversità di partite che ci si può trovare ad affrontare. Voglio dire che se l’avversario è chiuso questo sistema di gioco permette di attaccare la linea avversaria con tanti giocatori e quindi potenzialmente c’è la possibilità ugualmente di fare male all’altra squadra. Viceversa se si affronta una squadra un po’ più offensiva l’utilizzo dei due trequartisti dà la possibilità di utilizzare trame di gioco che permettono di essere molto più verticale e di conseguenza di arrivare comunque nell’altra metà campo”.

Fondamentale sono quindi i movimenti dei giocatori senza palla?

“Questo ormai è la base del calcio, secondo me, per cui bisogna avere giocatori funzionali che si sanno muovere anche senza pallone e di conseguenza da questo deriva la predisposizione dei giocatori a fare un determinato sistema di gioco perché, come dicevamo prima, se si vuole giocare in questo modo si ha bisogno di giocatori comunque servizievoli. Il movimento nelle due fasi sia con sia senza palla diventa fondamentale ed è un caposaldo non solo del gioco di Juric, ma di chi vuole fare un calcio propositivo e moderno. In alcuni momenti particolari della stagione, ma anche magari a situazioni dovute a certe scelte tattiche di qualche allenatore si può avere un po’ l’appiattimento dei movimenti in campo e di conseguenza si vedono squadre che probabilmente sono troppo statiche. Sia per il tipo di calcio che vuole Juric sia per il sistema che mette in campo, questo nel Torino della prossima stagione non dovrebbe avvenire poiché per lo meno ci sarà il tentativo di fare un gioco più propositivo e un po’ più, diciamo, offensivo. Poi si dice che le pentole hanno sempre i coperchi e allora si prova, ma poi bisogna vedere come si mette la stagione perché gli intenti non sempre si riesce a portarli fino in fondo  per la situazione che si può trovare, per  giocatori che magari non sono adatti a un determinato sistema di gioco o per infortuni che capitano oppure per come va il mercato. Juric ha fatto un bel calcio con una squadra che comunque aveva delle lacune obiettivamente a livello di singoli quindi se verrà messo nella condizione di avere anche del materiale umano di qualità, e nel Torino, a mio avviso, ci sono alcuni giocatori di qualità, sicuramente riuscirà ad esprimere un gioco un po’ più piacevole anche per i tifosi del Toro”.