ESCLUSIVA TG – Damascelli: “Al Torino serve un buon centrocampista”

10.01.2015 07:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
ESCLUSIVA TG – Damascelli: “Al Torino serve un buon centrocampista”
TUTTOmercatoWEB.com

Tony Damascelli è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Con Damascelli, giornalista de “Il Giornale”, abbiamo fatto il punto sulla partita di questa sera fra Torino e Milan e sul mercato del club granata.

 

Torino e Milan per ragioni differenti hanno necessità di vincere, Cerci da ex granata e neo rossonero avrà gli occhi puntati addosso, il Torino deve ritrovare la via del gol. Ci sono tanti spunti, ma che partita sarà?

“Penso che sarà una partita non eccellente perché le due squadre non giocano un grande calcio, come la maggior parte di quelle di serie A. Il Milan è una squadra che vive sulla propaganda, ma nella sostanza è involuta, non ha grandi giocatori e ha una serie di equivoci tattici l’ultimo è l’arrivo di Cerci che si aggiunge a Ménez, un altro uomo mangia palloni. La situazione in attacco è abbastanza contraddittoria perché El Shaarawy e Pazzini una volta ci sono e l’altra no e non ultimo perché è stato dato via Torres sul quale, a parte i soldi, era stata investita tutta la campagna di propaganda estiva. Il Torino dal canto suo non è più il Toro e la squadra che ho visto io ultimamente, anche nella partita con il Chievo, è stata modesta come temperamento ed è alla ricerca di un’identità perduta e smarrita. L’aver perso due uomini di carattere e d’inventiva come Cerci e Immobile ha portato le conseguenze che sono evidenti e Ventura da solo non può certo fare miracoli e la squadra è quella che è. Quindi Torino-Milan che una volta, ai tempi di Orfeo Pianelli, era una bella partita di football oggi sicuramente è una gara modesta”.

 

Quali soluzioni hanno a disposizione Ventura e Inzaghi per riuscire a ricavare il massimo possibile da questa partita?

“Tutto sta nella condizione fisica della singola squadra dopo le partite della Befana, perché in Italia disputare due gare in cinque giorni è già un’impresa poiché ci si allena poco nel senso che quelle due o due ore e mezza che i giocatori passano sul campo d’allenamento le trascorrono come se fossero in palestra a fare body building e non certo ad effettuare un allenamento specifico che li faccia uscire dal campo stremati come si dovrebbe per essere reattivi e pronti sul terreno di gioco in occasione delle partite. Ritengo che Ventura possa metterla sul ritmo, mentre Inzaghi sa che Cerci e Ménez possono creare qualche problema al Toro perché sulle fasce, può darsi, che la squadra granata paghi il lavoro di questi due che dovrebbero scambiarsi di ruolo e di zona di gioco più volte. Cerci può partire da destra per poi accentrarsi e scaricare il sinistro come ha sempre fatto, ma il problema è che non è l’unico nel Milan che possa fare questo tipo di giocata, i rossoneri hanno più soluzioni tattiche, anche se ribadisco che la squadra è involuta ed abbastanza confusionaria oltre che confusa per cui mi aspetto sulle fasce un lavoro particolare impostato da Inzaghi”.

 

Il Torino ha due soli attaccanti di ruolo, Quagliarella e Martinez, più Lescano della Primavera. Al più Ventura potrà utilizzare El Kaddouri come seconda punta alle spalle dell’attaccante. Non è sicuramente la condizione migliore per incrementare i dodici gol messi a segno finora.

“Il Torino ha segnato poco perché lì davanti è venuto a mancare l’ariete, come si diceva una volta, l’uomo che può condizionare la squadra avversaria nella fase difensiva e che dà, invece, alla propria un punto di riferimento sempre valido in fase offensiva. Un po’ come avveniva lo scorso anno con Ciro Immobile, che non è un fuoriclasse. Manca al Torino un giocatore alla Walter Schachner, uno che dà comunque fiducia e si sa che prima o poi tira fuori il coniglio dal cilindro. Quagliarella, ragazzo che conosco bene, sta vivendo un momento non dico di depressione, ma di anonimato che per un attaccante è una cosa brutta perché lo si vede raramente nel gioco, non che giochi male, però poi scompare forse perché i compagni non lo cercano come dovrebbero.  Martinez è un giocatore che ha dei numeri, ma stiamo parlando di un giocatore di categoria e se invece dobbiamo parlare di serie A, che è la prima lettera dell’alfabeto, qui c’è molta gente che una volta avrebbe fatto fatica a giocare in serie B”.

 

Questa gara, nel bene e nel male, come potrebbe condizionare il proseguimento del cammino delle due squadre?

“Se il Milan perde di nuovo dopo la sconfitta con il Sassuolo c’è una rilettura di tutto il ministero di cultura popolare che ha portato questa società a considerarsi la migliore nel girone di ritorno, la più forte, quella che andrà in Champions, che ha gli “Hip hip hurra”, quindi il Milan non può perdere e il Toro al tempo stesso non può ritrovarsi ancora nel limbo nel quale non ha connotati chiari, definiti e definibili. Vorrei che come Berlusconi, in maniera astuta, riesce ogni tanto ad andare al campo il venerdì o il sabato a trovare la squadra parlando ai giocatori e ovviamente anche ai giornalisti la stessa cosa facesse Urbano Cairo. Cosi come la sua emittente, La 7, non trasmette mai nessuna riga di sport, vorrei che lui prendesse in mano la situazione mediatica perché essere presidente del Torino è una missione non è solo un business, lo dice uno che frequentava il Toro di Gustavo Giagnoni e di Gigi Radice quindi quello di Orfeo Pianelli”.

 

Che cosa potrebbe fare Cairo in sede di calciomercato per dare al Torino quei giocatori in più che gli permetterebbero di raggiungere la parte sinistra della classifica e di disputare onorando la Coppa Italia e di proseguire in Europa League?

“Un centrocampista, un buon centrocampista e non uno qualunque. Tutti si concentrano sugli attaccanti, alcuni sui difensori e più passa il tempo più ci accorgiamo che il calcio italiano ha perso di vista il ruolo del centrocampista. E quando dico centrocampista intendo uno che abbia funzioni d’impostazione e rifinitura, che abbia idee, che coaguli intorno a sé il gioco. In Italia c’è ne sono due o tre, Totti e Pirlo, ma sommando le loro età si arriva a settantatre anni, e i giovani come Verratti non hanno la capacità di soffrire e non ne hanno neppure voglia. Avremmo bisogno di ritrovare in mezzo al campo un Renato Zaccarelli, tanto per citare un giocatore molto ben conosciuto in ambito Toro, un uomo che sappia dare i tempi alla squadra e che sappia anche lui essere l’uomo partita, il rifinitore con il proprio stile ed eleganza. Cercare un centrocampista non è facile, ma secondo me è lì che si dimostra la perizia di un club, con i suoi osservatori e i suoi scouting, del direttore sportivo e del suo presidente, così attento in altri settori, ma un po’ meno attento nel settore granata”.

 

Crede che in Italia ci sia un centrocampista alla portata del Torino che ha le caratteristiche da lei appena citate?

“No, in Italia in questo momento c’è Vazquez del Palermo, anche se temo che farà la stessa fine di Pastore, che sembrava destinato a una carriera eccezionale e poi si è perso anche a Parigi, ma forse a Parigi nessuno riesce ad esaltarsi tranne un grande campione come Zlatan Ibrahimovic, non per nulla è in crisi persino Cavani, perché a Parigi si fa la bella vita e ve lo posso garantire. Quindi in Italia la trovo dura trovare un centrocampista, forse in serie B c’è qualche buon elemento, però noi stiamo parlando non dico del centrocampista che faccia fare il salto ala squadra, ma che almeno dia delle garanzie. A livello europeo ce ne sono e ribadisco che questo è il lavoro degli scouting e di Urbano Cairo che si deve dare una sveglia”.

 

A livello europeo i costi forse non sono in linea con il budget del Torino.

“No no, i costi dipendono sempre dai procuratori. Cairo è molto attento ai conti e fa bene, perché altre società hanno un bilancio abbastanza disinvolto e continuano a comprare pur essendo borderline per quanto riguarda il financial fair play. Ritengo che si possa trovare a livello europeo un buon centrocampista perché non dobbiamo sempre pensare ai numeri uno, questi giocatori non si muovono da dove sono oppure hanno costi eccessivi, ma ci sono giovani in Olanda o in Belgio, meno in Francia seppur Rabiot del Paris Saint Germain sia un buon giocatore ma sta per trasferirsi al Tottenham, però per prenderli bisogna svegliarsi e non lo si può fare a gennaio, poiché gennaio è sempre il cerotto e non mai il momento ottimale per operazioni di questo tipo. Il Toro ha bisogno di ritrovare la strada, per il momento sta marciando a mezze luci in corsia d’emergenza e questo non mi piace. Lo ribadisco, il Torino deve essere Toro e il Toro al tempo stesso deve essere Torino come lo fu il Grande Torino, irripetibile, come lo fu quello di Giagnoni e Radice che non avevano fuoriclasse, ma campioni. Oggi i campioni, non solo nel Torino, lo sono nel look, nell’immagine, nei comportamenti, ma non lo sono nei gesti tecnici”.