ESCLUSIVA TG Comotto: “Il Torino non vince il derby dal 2015 quindi è tempo di rifarsi. Qualche possibilità l’ha se riuscirà ad esprimersi al 100% del potenziale”
Gianluca Comotto è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Comotto ha indossato la maglia del Torino a più riprese dal 1997 al 1999, dal 2001 al 2003, nella stagione 2004-2005 e infine dal 2006 al 2008. Con lui abbiamo parlato della partita di oggi alle 18 fra Juventus e Torino.
Baroni ha definito il derby “La Partita”, è proprio così?
“Sì, è sempre “La Partita” ha detto bene. Ormai da anni è sempre una gara difficile perché comunque la Juventus affronta il derby da favorita. Però poi succede anche che gli outsider ogni tanto vincano. Ai miei tempi purtroppo l'outsider non ha mai vinto e al massimo abbiamo tirato fuori qualche pareggio. Adesso è dal 2015 che il Torino non riesce a vincere un derby. Sono passati 10 anni, quindi è tempo di rifarsi”.
Il Torino da dopo il pareggio con la Lazio a Roma ha infilato un filotto di risultati utili, positivi, compresa la vittoria sul Napoli, e la Juventus nel frattempo ha cambiato allenatore e ha vinto con la Cremonese nell'ultimo turno di campionato. Come arrivano queste due squadre al derby?
“A me piace fare un po' il confronto con i miei anni, può essere interessante questo discorso, e dico che se adesso il Torino riesce a dare il 100% qualche probabilità di vincere ce l'ha. Ma ai miei tempi, anche dando il 100%, non si riusciva a venirne a capo. Quindi una possibilità per il Torino c'è perché è in un periodo positivo, perché la Juve comunque è in una fase di transizione dove c'è stato il cambio d'allenatore, una partita di Champions, ben giocata devo dire, e che comunque ha portato via energie, quindi le possibilità per il Torino ci sono sicuramente se riesce ad esprimersi al 100% del potenziale”.
Baroni ha varato da un po’ la difesa a tre con due o una punta a seconda della partita e del momento della gara. E’ un modulo ottimale per questo Torino?
“Non mi sembra il modulo ottimale per le caratteristiche dei giocatori, ma adesso è il modulo più funzionale. Il Torino così ha trovato gli equilibri con le due punte, quindi per il momento è bene andare in questa direzione, poi, secondo me, durante l'anno si potrà vedere di nuovo qualcosa di diverso”.
Spalletti guida la Juventus da due partite, ma qual è la chiave che deve trovare il Torino per provare a vincere?
“La Juventus quando la squadra avversaria riesce ad andare a ritmi superiori, quindi mettendoci intensità, va in difficoltà. I bianconeri sono ancora alla ricerca dell'equilibrio e soprattutto quanto sono attaccati alti e su ritmi intensi vanno in difficoltà”.
Quali sono le caratteristiche migliori del Torino?
“Il Torino è una squadra che con questo 3-5-2 ha trovato il suo equilibrio, quando giocano Adams e Simeone mi sembra che si cerchino e si sposino abbastanza bene come coppia calcistica. Quindi la forza è un po' questa. Poi la cosa principale che non deve mai mancare nel Torino è la grinta e la voglia di mettere il cuore oltre l'ostacolo”.
Il fatto di giocare all’Allianz Stadium può essere una difficoltà in più per il Torino visto che l'ultima vittoria nello stadio della Juventus è stata nel 1995?
“Il fattore pubblico per il Torino è importante e quindi quando si gioca il derby in casa c'è un'altra spinta, però rimane il fatto che le motivazioni in un derby si trovano da sé, non c'è bisogno del pubblico che dia la spinta ulteriore. E riuscire a battere la Juve a casa sua potrebbe essere qualcosa di ancora più storico, quindi c'è anche quest’ambizione e questa voglia in più”.
Martedì c’è stato l’allenamento a porte aperte al Filadelfia e poi il presidente Cairo è andato a trovare la squadra per dare anche il suo contributo visto che ci tiene troppo a vincere il derby. Allenatore e squadra il sostegno lo hanno quindi avuto in questa settimana.
“Mi sembra che Cairo stia cercando di fare una campagna di riavvicinamento ai tifosi. Io sono lontano, ma il disamore e la disaffezione si percepisce per uno come me che il Toro lo segue sempre. Quindi il Presidente sta cercando in tutti i modi di far riavvicinare la gente alla squadra, anche se alla squadra il supporto non è mai mancato, e soprattutto a questa società dove la sua figura non è più così amata per questo sta cercando giustamente di fare un'opera di riavvicinamento. Nel calcio molto fanno i risultati, ma non solo questo basta”.
Un pronostico per questa sera?
“Io sono tifoso del Toro, ho fatto tante battaglie con la Juve e ci tenevo sempre in modo particolare quindi da parte mia il pronostico è chiuso, ma non si dice nulla per scaramanzia”.
A parte seguire suo figlio Christian, adesso di cosa si occupa nel mondo del calcio?
“Mio figlio lo seguo, ma giustamente va avanti da sé. Lavoro per la Scouting Department la società di Riccardo Pecini, faccio parte dell’area di scouting internazionale con la licenza per i paesi scandinavi che seguo alla ricerca dei campioni che, speriamo, piano piano io riesca a trovare. Per me è importante rimanere nel calcio, è un ambiente che mi piace e avendo avuto questa occasione la sto portando avanti con un occhio sempre a Christian che ora è allo Spezia e sta iniziando la sua carriera con i grandi, questo infatti è il suo primo anno in prima squadra”.
Si potrà mai vedere un altro Comotto al Toro?
“Per il papà sarebbe un'emozione grande e lo sarebbe anche per lui perché è cresciuto e ha visto quanto il cuore di suo padre sia fondamentalmente granata per caratteristiche, per grinta e lui con la grinta che ha sarebbe un calciatore anche lui da Toro”.
Lei si occupa di calcio scandinavo, nel Torino gioca il norvegese Pedersen che l'anno scorso quando è arrivato non ha fatto particolarmente bene, mentre quest'anno invece sembra un giocatore diverso ed è migliorato. Cosa può dirci di lui?
“E’ molto semplice rispondere a questa domanda perché con gli scandinavi, o comunque in generale con i giocatori che vengono dall'estero, bisogna avere tanta pazienza il primo anno perché vedendo in loro il livello si nota che è molto diverso. Le richieste che sono fatte nei campionati scandinavi sono talmente diverse da quelle che si fanno qui in Italia ed è normale quindi che serva un periodo di ambientamento, poi logicamente dipende da un giocatore all'altro, ma comunque servono sei mesi solo per rendersi conto di quali sono le richieste degli allenatori italiani e di come bisogna agire nel nostro campionato quindi è bene che il Torino abbia avuto pazienza con Pedersen, infatti quest'anno sembra un altro giocatore”.
Lei è stato un difensore, nelle ultime partite un po' meno però a inizio stagione il Torino aveva subito tanti gol prima di trovare un po’ la quadra con la difesa a tre, pensa che il problema sia in via di risoluzione?
“Penso che in questo momento il grosso problema di chi gioca con la difesa a 4 sia che i terzini, come venivano chiamati una volta mentre ora si utilizzano tanti altri nomi, di fascia, come potevo essere io, non ce ne siano veramente più ed ecco perché si va piuttosto su 3 difensori con le caratteristiche dei centrali e poi i quinti che sono dei giocatori a tutta fascia. Quindi una delle motivazioni principali per cui sempre più squadre giocano a 3 è proprio la mancanza dei quarti di destra o di sinistra. Mancano proprio o comunque sono sempre più rari i terzini di ruolo specifici che riescono a fare bene entrambe le fasi, difensiva e offensiva”.
Sarà importante anche nel derby chi agirà sulle fasce oltre che ovviamente per vie centrali?
“Sì, sulle fasce dove si giocano i duelli uno contro uno e chi riesce a vincerne di più poi conquista anche i tre punti. Però, ripeto, non vedo tutta questa differenza tecnica e tattica fra Juventus e Torino che sicuramente è a favore della Juve, ma non c'è un abisso, quindi il Toro può dire la sua anche nei duelli individuali”.
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