ESCLUSIVA TG – Bucchioni: “Il Torino mi ha deluso, ma mi aspetto una reazione d’orgoglio”
Enzo Bucchioni è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Bucchioni è editorialista di QS Quotidiano Sportivo e opinionista in trasmissioni sportive televisive e radiofoniche. Con lui abbiamo parlato della partita di oggi pomeriggio fra Torino e Fiorentina.
Partita delicata fra Torino e Fiorentina perché per entrambe è l’ultima opportunità per alimentare le speranze d’Europa League, ma i viola quanto possono aver superato lo shock per la morte di Astori?
“Domanda alla quale credo nessuno in questo momento possa rispondere, neppure l'allenatore. La Fiorentina sta andando avanti step by step e partita dopo partita riuscirà a capire se avrà metabolizzato questo lutto e se riuscirà a superarlo in qualche modo tornando a fare quello che faceva prima. Sappiamo che in queste situazioni è difficilissimo, ciascuno di noi può mettersi nei panni della Fiorentina perché a tutti è capitato di dover affrontare situazioni come questa e di conseguenza ci rendiamo conto quanto possa essere devastante ciò che è accaduto, tanto più che i compagni di Davide hanno avuto lo shock di trovare il compagno deceduto nella camera d'albergo dove si svolgeva il ritiro. Domenica scorsa nella prima partita quando si è tornati a giocare c'erano allo stadio Artemio Franchi trentacinquemila persone che in qualche modo hanno sorretto la squadra e l'hanno accompagnata in questo rientro, ma ora c'è la solitudine di una partita in trasferta, anche se a Torino la Fiorentina troverà un ambiente che l'accoglierà nel migliore dei modi grazie al gemellaggio che c'è tra le due tifoserie i tifosi granata saranno sicuramente straordinari e, infatti, sono già previste delle commemorazioni prima dell'inizio della gara, però, poi c'è la partita da giocare e non so se la Fiorentina avrà la testa e le gambe per scendere in campo concentrandosi solo ed esclusivamente sulla gara. Non ci sono dubbi che Astori vorrebbe la reazione da parte della sua squadra per provare ancora a c'entrare l'obiettivo dell'Europa League. I ragazzi ci proveranno, ma la squadra è molto giovane e vedremo che cosa succederà in campo”.
Il Torino nonostante l'arrivo di Mazzarri non è riuscito a trovare la costanza di rendimento positivo, quindi, come affronterà questa partita?
"Il Torino per me è una delusione e quest'estate pensavo che avrebbe potuto fare di più, ma già allora non mi avevano convinto alcune scelte fatte dalla società. In primis quella di tenere Mihajlovic, che, secondo me, già nella passata stagione aveva dato segnali negativi anche nella gestione del gruppo e poi non aver venduto Belotti a fronte di offerte di 70-80 milioni finendo per "comprimere" il giocatore che poi ha avuto infortuni che a mio parere sono dovuti in parte anche a una componente psicologica: mi spiego meglio, c'è sempre una componente psicologica e quando uno sta bene rischia meno d'infortunarsi. Secondo me, Belotti era da cedere perché era arrivato a un certo livello, forse il massimo della sua carriera, e magari anche lui sperava di andare a giocare altrove, anche se non lo dirà mai. Mi rendo conto che anche Cairo ha voluto fare il grande gesto di non cedere Belotti e costruendo la squadra intorno a lui, ma queste non sono cose che si possono fare in una squadra di livello intermedio com'è il Torino perché i granata non sono ancora una grande squadra. Da tutto ciò sommato anche alla campagna acquisti voluto da Mihajlovic è derivato quello che sta accadendo. Per quel che riguarda la campagna acquisti sinceramente non ho capito perché si siano spesi quindici milioni per Niang. Mazzarri si è ritrovato in questo contesto, all'inizio ha dato un po' di carica, ma non è riuscito a invertire la tendenza. Mazzarri è un allenatore che dà una grande carica alle sue squadre, che lavora molto sulla psicologia, che vuole una squadra che abbia grande grinta e un gruppo che si applichi, ma forse in questo gruppo non ci sono giocatori che hanno queste caratteristiche e grande personalità. Il Tonino, quindi, si è ritrovato in un'altra stagione di passaggio dovuta a grossi errori che dovranno essere corretti nella prossima, mentre per la Fiorentina era ipotizzabile perché è stata allestita una squadra molto modesta essendo stata ridimensionata molto rispetto agli anni passati perché la società doveva rientrare nel fair play finanziario".
Quindi sarà una classica partita che prima dell'inizio è difficile capire con che spirito e umore le due squadre scenderanno in campo e prevedere cosa potranno fare?
"Dal Torino comunque, anche in questa situazione difficile, mi aspetto una reazione perché ha perso tre partite di fila e c'è parecchio malumore nella tifoseria e proprio per questo mi aspetto una reazione dal punto di vista caratteriale, tanto più che la Fiorentina ha questa problematica non da poco, anche se prima di questo dramma non aveva mostrato grande solidità. È una squadra che ha alternato buone prestazioni ad altre negative, ma è sempre stata modesta dal punto di vista tecnico perché il gruppo non ha grandi qualità o eccellenze, invece, nel Torino ci sono giocatori importanti e in questa partita deve venire fuori ciò che non ha fatto, soprattutto nelle ultime tre gare. Una reazione d'orgoglio del Torino me l'aspetto".
Ma si aspetta anche un Torino più votato all'attacco poiché gioca in casa?
"Non lo so perché Mazzarri ha la sua idea di calcio. Mazzarri è un allenatore che mi piace molto e che stimo e di sicuro l'anno prossimo costruendo la squadra come piace a lui farà molto bene con il Torino. Avrei preferito che il Torino avesse preso Mazzarri già l'estate scorsa, ma questa è un'idea mia. Non credo che Mazzarri abbia in testa un calcio d'attacco perché il suo gioco è sempre molto equilibrato, ma pur in questa dinamica la partita la dovrà fare il Torino, però non mi aspetto che cambi né i nomi né la situazione tattica. Nel suo modo d'intendere il calcio c'è sempre una grande attenzione alla difesa e all'equilibrio, ma certamente chiederà di più e suoi giocatori in fase offensiva, nei movimenti con e senza palla, nell'applicazione e nel verticalizzare il passaggio. Insomma un gioco migliore senza snaturalizzare la squadra, che non sarà di sicuro squilibrata".
Di Belotti ha detto prima, ma in attacco non c'è solo lui. Niang è recuperato e ci sono Falque, Ljajic anche se è ai margini e i giovani Berenguer e Ederea. Saranno gli attaccanti a dover fare la differenza?
"Se si ha Belotti, anche se è evidente che non è al top della condizione, il gioco deve essere costruito intorno a lui sfruttando le sue caratteristiche. Un altro attaccante faccio fatica a vederlo. Io metterei Berenguer, giocatore che a me piace perché dà equilibrio e in certe situazioni sa saltare l'uomo, e Iago Falque a supporto di Belotti per favorirne i movimenti in modo che i due compagni di reparto lavorino per lui per sfruttare la sua forza fisica e gli strappi che ha quando va senza palla negli spazi. Niang è un giocatore che io non riesco ad etichettare, è troppo discontinuo. Indubbiamente sa fare molte cose, ma alla fine nel rendimento lascia insoddisfatti. Alle volte gioca partite straordinarie e tutti dicono che sia finalmente ritrovato, che è ritornato come ai tempi del Milan, ma poi nella partita successiva è deludente anche dal punto di vista caratteriale. Non credo che Niang sia un giocatore della tipologia "mazzarriana" e quando lo fa giocare mi sembra che sia un po' obbligato".
La Fiorentina a quali giocatori potrebbe apparsi per venire fuori da questa partita nel miglior modo possibile?
"C'è un grande punto interrogativo intorno a Saponara, che doveva essere il giocatore di maggior qualità di questa squadra ma che invece si è perso. È stato recuperato domenica scorsa anche per motivi che fanno onore a Pioli poiché Saponara era il compagno più vicino ad Astori, il suo amico più intimo, ricorderanno tutti la lettera che ha scritto rivisitando la poesia "Mio capitano". Averlo fatto giocare poteva sembrare un contentino dato a Saponara facendolo giocare dall'inizio, ma non ha disputato una brutta partita, anzi e, quindi, credo che sarà riproposto dall'inizio anche con il Torino per dare qualità alla squadra che, come dicevo prima, di qualità ne ha poca. E poi c'è Simeone, giocatore pagato molto e sul quale c'erano grandi aspettative. Ha grandi qualità ma, forse, non è ancora pronto per prendersi sulle spalle il gioco di una squadra. Simeone non segna da qualche settimana ed è in un momento di difficoltà, però, credo che Pioli non cambierà nulla e insisterà aspettando che Simeone cresca. Agli attaccanti basta poco, basta ritrovare il gol per rilanciarsi. Mi aspetto, quindi, Simeone a far coppia inedita con Chiesa. Questi due giovani attaccanti sono stati provati in settimana, finora Pioli non aveva creduto in questa coppia, ma, secondo me, può essere la mossa decisiva. Chiesa va avvicinato di più alla porta perché è l'unico che sa scompaginare le difese avversarie e che può dare quell'apporto offensivo che serve. Pioli spesso ha preferito farlo giocare da tornante e nel 4-2-3-1 gli fa fare l'esterno con compiti di copertura e, invece, secondo me se sta più vicino alla porta e se sta più vicino a Simeone potrebbe dare una maggiore mano offensiva".