ESCLUSIVA TG – Brovarone: “Gojak per personalità e caratteristiche si integrerà presto nel Toro e nel calcio italiano”
Bernardo Brovarone è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Brovarone è un intermediario internazionale. Con lui abbiamo parlato di Amer Gojak per capire meglio che giocatore è quanto possa essere utile al gioco di Giampaolo.
Amer Gojak è esploso come mezzala nella Dinamo Zagabria, ma all’inizio della carriera ha giocato anche da trequartista. Esattamente che tipologia di calciatore è?
“Gojak è un ragazzo che alla base di tutto ha un’umiltà e una personalità fortissima e questo lo ha messo, a mio parere, nella condizione di rendersi duttile come calciatore. E’ un giocatore forte fisicamente e molto svelto come idea calcistica per cui è adatto a stare in mezzo al campo a palleggiare, ma ha anche una grande fase d’inserimento e propulsione offensiva. Questo lo rende un giocatore che in un modulo moderno può svolgere più ruoli, magari non è adatto a fare il regista, anche se, secondo me, pur non avendolo mai fatto potrebbe farlo. Per me è una mezzala di qualità e d’inserimento. Ha capacità di calciare da fuori area avendo un ottimo tiro, è intelligente ed è tatticamente perfetto ed è in assoluto uno dei prodotti migliori della Dinamo Zagabria, che continua a sfornare giocatori di varia natura. Gojak è un ragazzo che è stato molto chiuso nel suo lembo, ma è enormemente stimato dai suoi compagni di squadra della Nazionale bosniaca e parlo di Pjanic e Dzeko. Con il mio socio in Spagna avevamo praticamente chiuso con la Fiorentina per portarlo in Viola e il Torino ha fatto un’operazione con i fiocchi a prenderlo. Dopodiché il calcio italiano mette sempre in una condizione di allerta per qualsiasi calciatore perché la parte tattica - soprattutto con un allenatore come Giampaolo che ha una spiccata idea calcistica, anche abbastanza particolare - richiede un lavoro maggiore poiché ci sono minori spazi nel traffico di metà campo e, secondo me, Gojak deve velocizzarsi come movimento di palla e come pensiero, ma fatto questo dopo troverà la collocazione ideale nel Torino. A mio avviso è una mezzala in un centrocampo a tre, ma può stare anche a ridosso delle punte, però, non è un giocatore che agisce spalle alla porta da trequartista classico che abbia un movimento di tronco così sciolto, che è un aspetto per me basilare per appunto un trequartista. Lo vedo in mezzo al campo a giocare da mezzala perché, secondo me, quello è il suo ruolo”.
Quindi nel 4-3-1-2 di Giampaolo può essere l’altra mezzala insieme a Linetty?
“Può giocare sia a destra sia a sinistra nei tre di metà campo e dietro le due punte. Linetty per me è un giocatore che definirlo più potente faccio fatica, però, lo è. Fisicamente è un martello, mentre Gojak quando sta bene, è spensierato, sicuro di sé e gioca leggero è uno che ha dei colpi a livello di qualità tecnica da giocatore importante. Linetty è un “trattore”, un giocatore fisico, intenso e Gojak è anche molto tecnico e palla al piede incanta solo per come stoppa il pallone, per come appoggia e per come lancia. E’ proprio giocatore nel Dna. Quando si arriva in Italia si devono imparare molti aspetti che talvolta possono mettere in difficoltà il calciatore poiché è molto più faticoso e intenso il lavoro quotidiano e tutto è molto più complesso. Gojak è uno che se fosse andato in Germania, per me, sarebbe già stato tranquillamente pronto per il Bayern Monaco, lo dico con estrema sincerità. Lo ammetto, calcisticamente sono innamorato di Gojak per cui enfatizzo, ma, per me, questo è un ragazzo che ha grandi prospettive. Ripeto, le difficoltà s’incontrano per mille aspetti per cui l’esperienza m’insegna di non sbottonarmi mai più di tanto, però, il Torino prendendo questo giocatore, per l’età che ha (23 anni compiuti il 13 febbraio scorso, ndr) e per tutto quello che ha già da calciatore, ha fatto un’operazione intelligentissima e che potrebbe essere anche molto fruttuosa”.
In quanto tempo Gojak può essere pronto ad andare in campo e assolvere ai compiti che gli chiede Giampaolo?
“E’ un giocatore di livello internazionale per cui è abituato a girare il mondo, ad avere tanti compagni stranieri, a vivere in contesti differenti, anche se fra Bosnia e Croazia non c’è poi tutta questa differenza. Ci tengo a sottolineare che è un ragazzo che ha nella personalità e nell’umiltà aspetti fondamentali e sono del parere che per i calciatori alla fine le grandi problematiche di adattamento a una realtà nuova non dico che siano spesso delle scusanti, ma non sono poi fattori così preponderanti e chi è giocatore vero è molto veloce nel calarsi in un nuovo contesto. Gojak ha il vantaggio di essere una persona che si è sempre sacrificata tanto e, secondo me, ha vissuto anche delle ingiustizie nel senso che non ha avuto lo spazio che avrebbe meritato nella Dinamo e poi ha avuto un problema contrattuale perché è da un anno e mezzo che il club croato sta cercando di fargli rinnovare il contratto e lui non ha voluto per cui ha avuto non pochi problemi anche di spazio in squadra e ha pagato un po’ questo, ma non lo ha mai lasciato trapelare. Mi ricordo una gara di Champions League contro il Manchester City all’Etihard Stadium in cui fece un partitone seppur fosse in un momento particolarmente delicato contrattualmente e questo mi colpì molto. Gli vidi fare duelli in mezzo al campo con avversari di livello assoluto in un’atmosfera incredibile disputando una partita strepitosa a livello di tranquillità, personalità, tecnica e anche tanto di forza fisica. E’ un “toro” e se ci sta dentro con la testa è di livello superiore. Certo la prudenza è fondamentale perché arrivare in un ambiente dove si sente parlare, ma non si sa che cosa viene detto è disorientate, ma si sta parlando di calcio per cui alla fine a parlare è la palla ai piedi per cui si fa presto a mangiarsi vivo tutto e tutti. Io sono convinto che Gojak riuscirà a farcela. Poi ci sono mille altri aspetti che possono far soffrite un calciatore come la sfiducia, l’insicurezza perché si rende conto che prima di lui nelle gerarchie c’è qualcun altro e il mister lo tiene un po’ fuori, ma io penso, senza assolutamente voler togliere nulla al valore tecnico del Torino, che dopo tre allenamenti di Gojak tutti si renderanno conto chi è e questo tipo di difficoltà lui non le avrà mai. Se si parla di tatticismo, di duelli fisici, di spazi che vengono a mancare, di intensità e di botte in campo, che in Italia sono alla base del nostro calcio, allora dovrà imparare, ma lui per caratteristiche, secondo me, è uno che si può adattare molto prima di altri. Io Gojak lo vedo perfettamente integrato nel nostro calcio e il Torino è una delle squadre che per lui potrebbe essere perfetta. Avrebbe potuto anche tranquillamente andare in una squadra come il Napoli. Il Torino un giorno dovrà tornare a essere di livello superiore. I granata, ad esempio, da anni sono una squadra che corre poco e non so il perché, è un difetto di parecchie formazioni nostrane, ma nel Torino salta abbastanza agli occhi”.
Stante le qualità di Gojak viene da chiedersi come mai nessun club italiano o straniero non lo abbia preso prima del Torino. Secondo lei come mai?
“C’erano il Bayern Monaco, il Barcellona un anno e mezzo fa, il Manchester City e altri fortissimi club che lo monitoravano. Nel modo ci sono tantissimi giocatori e alla fine al momento di prenderne uno su tutti si fanno delle scelte. Per me, Gojak ha sofferto la sua situazione contrattuale con la Dinamo Zagabria, mi riferisco a ciò che dicevo prima del rinnovo. In certi paesi e in certe società quando c’é resistenza da parte del giocatore a rinnovare questi finisce per essere messo ai margini, anche se è super stimato. Lo dicevo anche alla Fiorentina che è un vantaggio nella negoziazione se un calciatore di valore è tenuto defilato, ma purtroppo molte, troppe società nel mondo agiscono come un gregge di pecoroni e se un giocatore non ha un certo numero di presenze in campo non lo vanno neppure a studiare non tenendo in considerazione che se non gioca molto ci sono dietro dei motivi particolari. Poi ci sono i top club che avevano rimarcato Gojak sui loro taccuini, ma arriva il giorno in cui prendono la decisione e scelgono questo o quell’altro, Ci sono degli aspetti, e pare strano dirlo, di immagine e se un giocatore disputa 12 partite su 30 quando il City lo compra poi i tifosi dicono che è uno che gioca toppo poco e allora non fa più immagine. Questa è la realtà ed allora prima di approdare a certi club si passa per step intermedi”.
Belotti ha bisogno di poter fare il centravanti ed essere rifornito adeguatamente senza sacrificarsi troppo e nel Torino ci sono giocatori che dovranno comunque avere i loro spazi e altri che conoscono il campionato italiano più di Gojak. Come potrà imporsi negli schemi e nel 4-3-1-2 di Giampaolo?
“Eh, dipende in che ruolo Giampaolo lo farà giocare perché se gioca trequartista è un conto, mentre da mezzala è tutt’un altro discorso. Gojak non è Torreira che può togliere sacrificio a uno come Belotti. Gojak sicuramente non è un corridore, un moto perpetuo, ma è intelligente, tattico, tecnico e forte però non è un mediano d’intensità. E’ un giocatore diverso e sotto questo aspetto non penso possa essere risolutivo alla problematica di togliere fatica a Belotti, che la fatica ce l’ha nel Dna e si può provare ad alleggerirgliela, ma comunque se la va a cercare da solo in quanto gli piace giocare in questo modo forse perché lo fa sentire forte e questo gli permette anche di sentire meno la fatica per cui continuerà a giocare così. Certamente un trequartista vero che faccia da cerniera tra il centrocampo e l’attacco al Torino ci vuole perché c’è sempre questa mezza voragine lì. Oltre a correre poco il Torino ha questo problema per cui sotto l’aspetto offensivo per me serve un giocatore tonico che accenda veramente il gioco e sinceramente Gojak in questo ruolo l’ho visto giocare poche volte, ma gli ho visto fare cose sorprendenti a livello dell’ultimo passaggio per cui può giocare perfettamente. Poi, come ho detto, togliere sacrificio alle punte è un altro film”.