ESCLUSIVA TG – Bacconi: “Il successo del Torino? L’aver puntato su Ventura”

26.12.2013 07:30 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
ESCLUSIVA TG – Bacconi: “Il successo del Torino? L’aver puntato su Ventura”
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Adriano Bacconi è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Bacconi, allenatore e manager, attualmente collabora come product manager con Deltatre spa (azienda leader a livello mondiale nel result system degli eventi sportivi, in particolare fornisce servizi avanzati per Fifa e Uefa) ed è opinionista tecnico delle trasmissioni sul calcio della Rai. Con lui abbiamo parlato del Torino.

 

Dopo diciassette giornate il Torino è al settimo posto, un risultato che poteva essere previsto alla luce del mercato estivo?

“No, di certo non si può mai prevedere niente nel calcio, specialmente in quello italiano dove le gerarchie cambiano di anno in anno. Secondo me, la cosa positiva che sta dando frutti al Torino è che la società ha dato a Ventura la possibilità di lavorare nel tempo sperimentando e facendo crescere i giocatori permettendogli di costruire la sua filosofia di gioco che oggi si vede. Non sono molte le squadre che hanno l’impianto di gioco del Torino, Ventura ha bisogno di questo tempo perché il suo gioco è complesso, basato su automatismi offensivi, sulla crescita del possesso palla e quindi su una mentalità coraggiosa e costruttiva. Tutto questo è stato possibile grazie alla pazienza che ha avuto la società e al coraggio nel credere in questo allenatore e i risultati si vedono”.

 

Il Torino sta alternando il 3-5-2 e il 3-4-1-2, in prospettiva del mantenere il settimo posto e dell’andamento del campionato, questi due moduli sono uno l’alternativa all’altro oppure la squadra sta evolvendo in particolare verso il secondo?

“In Italia, specialmente, il sistema di gioco è molto in funzione della strategia di gara e delle caratteristiche dei giocatori che l’allenatore ha a disposizione, lo si è visto con la Roma nell’ultima gara di campionato con il Catania quando Garcia per la prima volta ha cambiato il sistema di gioco perché gli mancavano Strootman e De Rossi, e molto anche in funzione delle caratteristiche dell’avversario. Ci sono dei principi generali dai quali Ventura non può prescindere e su questi può adattare il disegno tattico in funzione del momento e questa è la forza della squadra e una maturità che dimostrano sia l’allenatore sia i giocatori. Tendenzialmente gli allenatori quando iniziano sono molto ideologici nel sistema di gioco, poi pian piano capiscono che ci sono delle linee guida dalle quali non si può prescindere, ad esempio il coraggio nel mantenere il possesso palla e quindi nell’aprirsi, nel creare gli angoli di gioco, nel far circolare la palla velocemente facendo muovere sempre i giocatori per dare più profondità al passaggio e queste sono le caratteristiche sulle quali Ventura lavora durante la settimana. Poi c’è un modo di stare in campo che può cambiare perché se si dispone del trequartista non siamo più negli anni ottanta quando imperava il 4-4-2 e il trequartista non poteva giocare, oggi c’è una flessibilità e una conoscenza maggiore per cui l’allenatore deve trovare il modo di far giocare la squadra in funzione di quel tipo di calciatore. A tutto ciò va aggiunto che c’è l’avversario che può obbligare ad adattarsi specialmente se è più forte. Ecco perché ci sono delle costanti e delle varianti e Ventura ha imparato a mantenere la sua coerenza, quindi le sue costanti pur adattandosi al contesto, di conseguenza si può affermare che è un allenatore assolutamente completo”.

 

Il Torino cedendo D’Ambrosio a gennaio s’indebolirebbe?

“Non lo so, nel senso che, a mio parere, D’Ambrosio è un miracolato di Ventura perché prima era un mezzo giocatore che faceva fatica a giocare titolare nel Torino e Ventura proprio perché ha un gioco basato molto sulla costruzione della manovra e sugli inserimenti da dietro ha valorizzato le sue caratteristiche, tra l’altro trovandogli collocazione sia a destra sia a sinistra. D’Ambrosio è un giocatore prettamente offensivo e in una squadra dove ai difensori esterni si chiede altre cose non so se riuscirà a mantenere lo stesso tipo di performance che ha raggiunto nel Torino. Mi viene da pensare che se dovesse andare all’Inter, al Milan o alla Juventus, non so se riuscirà a fare quello che gli riesce al Torino, per cui non so chi ci rimetterebbe di più perché Ventura è uno che costruisce i giocatori e li valorizza, per cui alla fine ci rimetterebbe di più D’Ambrosio nell’andar via dal Torino”.

 

Il tre gennaio riapre il calciomercato la squadra granata ha bisogno di qualche giocatore in determinati ruoli?

“Non si smette mai di migliorare e non ci sono limiti alla provvidenza, ma dipenderà se il Torino riuscirà a mantenere tutti i suoi gioielli o se dovrà sostituirne uno o un altro. Oggi dal punto di vista della qualità il gioco ruota intorno a Cerci che ha saputo adattarsi al cambio di modulo e a giocare da seconda punta e non solo da esterno. I meccanismi d’attacco del Torino ruotano molto intorno alla sua capacità di accentrarsi e di creare gli spazi per le sovrapposizioni e per i tagli, infatti ormai è un calciatore che crea assist oltre che tirare in porta e, lo si è visto anche nella partita con il Chievo, che gioca molto anche per i compagni. Per cui il Torino ha bisogno di giocatori che rispecchino queste dinamiche di gioco: quindi calciatori veloci, che sappiano attaccare gli spazi e muoversi senza palla. Se il Torino agirà in sede di mercato andrà a cercare giocatori funzionali a quelli che ci sono già e non bravi in assoluto e in questo tipo di ricerca la società ha dimostrato di sapersi muovere bene”.

 

In questo momento forse Darmian, Vives e El Kaddouri non hanno sostituti naturali, quindi la società potrebbe cercare giocatori per ricoprire questi ruoli?

“Sì, però il Torino può giocare senza il trequartista per cui avendone poi due mi sembrerebbe eccessivo, senza dimenticare che bisogna rispettare gli equilibri in una squadra. Darmian può giocare in tanti ruoli e alla fine francamente non penso che il Torino abbia problemi relativi a giocatori indispensabili o insostituibili. Ventura è riuscito a sostituire anche il portiere, personalmente pensavo potesse essere un grosso problema, ed invece ha trovato una quadratura per cui tutto quello che la società farà sul mercato dovrà rispondere a una logica più di miglioramento della qualità che trovare sostituiti a giocatori che ci sono già”.

 

A parte Cerci, finora qual è stato il giocatore più sorprendente?

“Immobile, non mi aspettavo da lui un campionato di questo livello. Lo avevo sempre visto come un giocatore abbastanza immaturo, non ancora pronto al salto di categoria. Nel Genoa lo vedevo un po’ al di fuori degli schemi e della continuità agonistica che serve in serie A, invece anche in questo Ventura è stato bravo e forse ha cambiato il modulo di gioco in funzione delle caratteristiche di questo tipo di centravanti, che non è una punta classica perché ha bisogno di muoversi, di partire da dietro, di non dare punti di riferimento agli avversari poiché non sta spalle alla porta e ha bisogno di interagire con Cerci. Secondo me, Ventura forse è andato a prendere le cassette di Immobile quando giocava nel Pescara e a cercato di ricreargli quel contesto, per questo dico che Immobile è la sorpresa più grande di questo Torino”.