Dove è il Toro?

15.03.2016 11:52 di Marina Beccuti Twitter:    vedi letture
Fonte: Flavio Bacile per TorinoGranata
Dove è il Toro?
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© foto di Diego Fornero/Torinogranata.it

Ci sono partite che una squadra di calcio non può perdere, perché ne va della credibilità della squadra stessa, compresa società, allenatore e giocatori che non sono scesi in campo.

In doppio vantaggio dopo 15 minuti, a Genova, contro una squadra che in quel momento era sull’orlo del precipizio, e sarebbe bastato un alito di vento per farla precipitare, noi puoi assolutamente permetterti il lusso di buttare alle ortiche tutto quanto si era fatto di buono in quel quarto d’ora. Questa è la differenza abissale tra una squadra, e undici uomini messi in campo, la prima chiude la partita cercando il terzo gol, la seconda arretra il proprio baricentro, concede due rigori, e prende un gol evitabilissimo su palla ferma. In questo momento, ma non da oggi, il Toro più che una squadra, appare un gruppo d’uomini messi in campo alla ricerca di non si sa bene che cosa. Annata storta, mancanza d’anima, carenza di personalità, ambizione vicina allo zero, squadra svuotata nello spirito, chi più ne ha, più ne metta, il rischio di sbagliare è praticamente nullo. Il Toro di Genova, ed in questo ha perfettamente ragione il tecnico, è la rappresentazione pura di quello che è stato il Toro in questo campionato, una squadra che non riesce a stare in campo con lo stesso atteggiamento, propositivo, per tutti i novanta minuti, salvo rarissime eccezioni, che si possono contare sulle dita di una mano.

Di chi sia la colpa di tutto questo non è ben chiaro, e se anche lo fosse in questo momento non aiuterebbe, a trovare una soluzione dignitosa per chiudere il campionato in modo decoroso.

Che il Toro non fosse più il Toro, era evidente già ad ottobre, sconfitta a Carpi, pareggio in casa contro il Milan, sconfitta a Roma contro la Lazio, pareggio in casa con il Genoa, sconfitta nel derby, sconfitta in casa contro l’Inter. Due punti in sei partite, di cui tre giocate in casa, se non è un segnale questo, non so cosa bisogna aspettare per iniziare ad allarmarsi.

Non tiene assolutamente l’alibi degli infortuni, tranne Maksimovic, tra l’altro sostituito più che degnamente da Bovo, Obi, Jansson, Avelar, Farnerud e Gazzi, non sono uomini che da soli possono cambiarti il volto di una squadra, anzi, anche quando disponibili, sono scesi in campo con il contagocce. Questo conferma quindi, che non erano poi indispensabili. Evidentemente anche Ventura ha le sue colpe, ad esempio, e personalmente, non ho capito perché contro la Lazio, dopo 5 minuti dall’inizio della ripresa non ha sostituito Molinaro, che evidentemente era in riserva, il rigore poi è anche una conseguenza di questo. Contro la Sampdoria non ho ben capito l’esclusione dei big dalla formazione titolare, e non mi si venga a dire, che dei professionisti ventenni non possano giocare una volta, tre partite in una settimana. Contro il Genoa, e sempre a livello personale, non ho capito l’esclusione di Zappacosta, con la relativa conferma di Molinaro, ed il voler insistere su un centrocampo prettamente muscolare, senza cioè, quel briciolo di fantasia che serve sempre e in qualsiasi situazione.

A questo punto è bene però aprire una parentesi.

Punto uno, Molinaro dopo 14 anni di professionismo, può fare un fallo da rigore in una posizione defilata, cioè, priva di alcuna pericolosità, sul limite esterno dell’area di rigore con un compagno vicino pronto a raddoppiare? Cose che s’insegnano alle giovanili, cioè, quella di accompagnare l’attaccante sulla linea di fondo, chiudendo semplicemente la linea di porta.

Punto due, Acquah fa un fallo che 95 volte su 100 viene sanzionato, con il braccio largo a fermare la corsa dell’attaccante, questo con l’arbitro a pochi metri, su azione da calcio d’angolo. Mi sfugge però la motivazione del fallo, giacché la palla andava comodamente nelle mani di Padelli, e che Izzo mai e poi mai avrebbe raggiunto quel pallone. Insomma, mi sembra manchi l’attenzione, nei momenti cruciali del match, che poi in una partita di calcio non sono mai tanti.

Punto tre, Baselli è sicuramente il miglior centrocampista del Toro, almeno a livello tecnico, vero è che di prestazioni brillanti ne ha offerte poche, non che gli altri abbiano fatto molto meglio per essere sincero. Ma, vale la pena depauperare l’investimento fatto in estate, senza cercare almeno di metterlo nelle condizioni migliori di esprimere il suo talento? La panchina a cosa gli serve, se è una bocciatura, bisogna anche tener presente che gioca in una posizione che non è propriamente la sua, quindi è una bocciatura che va divisa al 50% con il tecnico.

Questo non toglie che Baselli debba fare meglio quando è chiamato in causa, al di la, della posizione in campo.

Permettetemi un esempio. Fermo restando le enormi differenze tra Zidane e Baselli, il primo per quasi quattro\cinque mesi giocò in una posizione quasi da mediano, quando fu spostato più vicino alla porta, mostrò pienamente tutte le sue doti. La stessa cosa potrebbe valere anche per Baselli, fatte salve le enormi differenze tra i due giocatori.

Ora il derby, pensare oggi che il Toro possa vincerlo è follia allo stato puro. Vero all’andata il Toro disputò una buona partita, ma gli altri venivano da un momento buio, e il nostro era appena cominciato. Ora le cose sono profondamente diverse, il Toro è in crisi profonda da almeno quattro mesi, loro dopo il derby d’andata hanno cominciato a volare.

Nel calcio tutto può succedere, non si sa mai, poi sperare non costa nulla.

Di mio, mi accontenterei di vedere il Toro per novanta minuti, già il Toro, che oggi veramente non so più dove è.