Carlo Nesti a Radio Vaticana: “Pulvirenti: la delinquenza masochistica”
Pulvirenti: la delinquenza masochistica
“Visto che, su Pulvirenti, e le partite combinate - dice Carlo Nesti, al Direttore della Radio Vaticana Italia Luca Collodi, nella rubrica “Non solo sport” del lunedì, alle 12,35 - se ne sono dette di tutti i colori, vorrei soffermarmi su 2 riflessioni, sperando che siano un po’ più originali. La prima è che il presidente del Catania aveva chiesto lui stesso alle forze dell’ordine di far mettere sotto controllo il telefono, in quanto si sentiva minacciato dai tifosi. Nel periodo di vigilanza, era talmente normale, per lui, e per altri, uscire dai confini della lealtà e della regolarità, che sono state proprio le sue telefonate a generare lo scandalo. In sostanza, un delirio di onnipotenza, lo stesso che si verificò con Moggi ai tempi di Calciopoli, e cioè la certezza di essere diventati, ormai, intoccabili, e di potere dire e fare certe cose, come se fossero “normali”. La seconda riflessione, che vale per tanti dittatori della storia, è: meno male che, a causa di questo delirio di onnipotenza, tanti delinquenti, in generale, smarriscono, ad un certo punto, prudenza e scaltrezza! Se non commettessero clamorosi autogol, continuerebbero a governare nei secoli dei secoli, tipo Blatter, senza nessuno in grado di arginare il loro strapotere. In definitiva: la stupida arroganza, spesso, è la salvezza degli onesti.
Dinamo Sassari, nel basket, come il Cagliari 1970, nel calcio
“ La profezia di Gigi Riva, che, dopo la vittoria in Coppa Italia, immaginò per la Dinamo Sassari un futuro analogo a quello del suo Cagliari 1970 nel calcio, si è dunque avverata. Le parole del “re di Sardegna dello sport”, pur essendo nato in Lombardia, furono anche dure: “All’inizio, i più ignoranti dei continentali ci chiamavano pecorai e banditi, ma, dopo la vittoria in campionato, si chiesero: “Come si permettono questi isolani?””. Il triplete della squadra di pallacanestro, cioè Coppa Italia-Supercoppa-scudetto, è stato estremamente spettacolare, se è vero che l’assegnazione del titolo è avvenuta in gara-7. In una occasione, ricorrendo a ben 3 tempi supplementari, per cui un caloroso applauso va non solo ai vincitori, ma anche ai vinti di Reggio Emilia. E’ bello pensare che nella pallacanestro, contrariamente al calcio, non vincano unicamente i soliti noti, visto che sono ormai lontane le eccezioni di Cagliari, Verona e Sampdoria. Ed è bello pensare ad un filo conduttore, che unisce la Dinamo Sassari a Fabio Aru nel ciclismo, e Salvatore Sirigu nel calcio”.
Parma: più sani, più belli
“Il ridimensionamento anche doloroso di una società di calcio, spesso, ha i suoi lati positivi. Squadre come Fiorentina, Napoli e Torino hanno conosciuto il fallimento, ma ripartendo da zero, alla guida dei Della Valle, De Laurentiis e Cairo, non hanno mai più sfiorato né i problemi economici, né la retrocessione. Questi precedenti possono sostenere il morale dei tifosi del Parma, che dovrebbe ripartire dalla Serie D, con prospettive tutt’altro che scoraggianti. Con il nome Parma Calcio 1913, infatti, si sta per muovere una cordata di 8 imprenditori, fra i quali Guido Barilla, presidente della multinazionale alimentare, affiancata dall’azionariato popolare, trainante all’estero, vedi Barcellona, Real Madrid e Bayern Monaco, ma non in Italia. Presidente Nevio Scala, l’allenatore che, fra il 1989 e il 1996, ha portato il Parma in vetta all’Europa, con Coppa Italia, Coppa delle Coppe, Supercoppa europea e Coppa Uefa. Più piccoli e più dimessi, dunque, ma più sani e più belli, perché tutte le disavventure, dopo essere catalogate come fallimenti, devono essere grandi occasioni di ravvedimento e ricrescita. Qui, lo sport insegna qualcosa anche nella vita di tutti i giorni”.
Tommasi: giocare a 41 anni in Europa League
“Damiano Tommasi non è un “persona” qualunque, e appositamente non abuso, in questo caso, del termine riduttivo “personaggio”, invece di “persona”. Giocherà in Europa League, a 41 anni, con la squadra sanmarinese de La Fiorita, contro il Vaduz del Liechtenstein. Evidentemente, è una cultura sportiva, che va ben oltre gli interessi economici, a suggerire al presidente dell’Associazione Italiana Calciatori determinate scelte, dettate dalla passione, e basta. Quando giocava nella Roma, vincendo uno scudetto, e meritando il posto fisso in Nazionale, in occasione dei Mondiali 2002, era definito “anima candida”. Lo era per il suo impegno in campo religioso e sociale, e per la correttezza, sfoggiata in campo. Questi valori, sicuramente, gli sono serviti dopo il gravissimo incidente dell’estate 2004, quando si ruppe i legamenti di un ginocchio. Per riconoscenza nei riguardi della Roma, garante del suo recupero, aveva accettato il contratto di un anno, al minimo sindacale di 1500 Euro al mese. Insomma: Damiano è un modello per tutti coloro che amano lo sport, e non solo”.
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