Triestina, con gli ex l’Unione sarebbe un super-team

09.12.2010 15:14 di  Raffaella Bon   vedi letture
Fonte: il piccolo
Triestina, con gli ex l’Unione sarebbe un super-team
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© foto di Federico De Luca

Per Trieste sono passati calciatori di buon livello, si sono fermati poco perché la tappa sotto San Giusto serviva a farsi le ossa e trovare una continuità di rendimento da esportare in piazze più importanti.

Trieste, vale la pena ricordarlo, si affida solo a un passato lontano che le generazioni di mezza età neanche hanno assaporato.
Meglio non gonfiare il petto e pensare che la Triestina negli ultimi cinquant'anni ha navigato più in serie C che in serie B. Quanto alla serie A, beh…lasciamo perdere.
Adesso la squadra naviga sul fondo della classifica cadetta, ma sull'erba dello stadio Rocco hanno mostrato le loro prerogative giocatori che formerebbero una buona squadra anche in serie A.
Figurarsi in serie B!

Partiamo dal portiere, Michel Agazzi, 25 anni, titolare a Cagliari.
A Trieste ha avuto poca fiducia da parte della società e dello staff tecnico che gli preferiva lo statico Rossi e lo mandava a farsi le ossa prima a Foggia, a Sassuolo. Quando la Triestina ha avuto il coraggio di farlo giocare ha trovato subito amatori e il portiere, uno dei migliori in Italia, gioca a Cagliari e para tutto il parabile e qualcosa di più. Inoltre è mostruoso nelle uscite basse e si difende in quelle alte, contro il nugolo di saltatori amici e avversari. E dietro Agazzi, ricordiamo un certo Pelizzoli.

Qualcuno è in infermeria, altri giocano con difficoltà ma calcano palcoscenici in serie A. Ferronetti sano sarebbe titolare nell'Udinese, Bega e Parisi danno garanzie in centro area, Mantovani non manca un colpo nel Chievo e si spinge anche nelle aree avversarie per colpire di testa e centrare il gol. Magari di rado ma ci prova spesso.

Vogliamo parlare di centrocampisti di lotta e di costruzione?
In alabardato ne sono passati per ogni gusto. A tampinare davanti alla difesa cosa ne dite di Galloppa e Parola?
Il primo era in prestito dalla Roma poi, dopo aver provato a colpire con una pallonata Tonellotto, è andato a Siena, a Parma.
Accanto a lui Parola, uno che ruba decine di palloni agli avversari. A Trieste mica lo apprezzavano nel giusto modo ma a Genova e poi a Cagliari e in Toscana si sono avvalsi della sua intelligente abnegazione. A fare il centromediano metodista, perché di gran visione ma non proprio un fulmine di guerra, Budel. Una carriera più che onesta in serie A e in B, sempre utile e con un tiro da lontano davvero buono. Ci siamo accorti che la mediana a tre uomini è formata da mancini.
Poco male. Chi avrebbe da ridire se i tre fossero tutti destri? Allora rispetto anche per quelli che usano l'altro piede, los zurdos in lingua ispanica, gente che si muove con diversa coordinazione.

Il centrocampo a rombo prevede al vertice alto Alberto Aquilani, estroso centrocampista di muscoltura delicata, ma con un dribbling ficcante, un tiro carogna e con buona capacità di scattare tra due attaccanti che sapessero stare larghi e sfruttare gli inviti dell'ex giallorosso, ex Liverpool e attualmente della Juventus.
Sarebbero così furbi Moscardelli e Granoche, le alternative d'attacco del Chievo, da partire uno da destra e l'altro da sinistra? Sarebbero così umili da capire di non essere propriamente dei Nordhal o degli Angelillo dei nostri tempi e lasciare spazi a chi arriva da dietro. Magari uno potrebbe andare incontro e l'altro puntare sulla profondità; il mancino tornare indietro a dar manforte ai centrocampisti mentre il destro si farebbe trovare pronto allo scambio rasoterra.
Tutti movimenti che non vediamo da un bel po' di tempo. Movimenti, tout court. Quelli che non vediamo da un paio di campionati.