Oliviero Beha: "Fiorentina tra gloria e forche caudine"
Anche se partite come quella della Fiorentina con il Chievo dimostrano che nel calcio tutto è possibile, alcune certezze ci sono: per esempio il rapporto tra gioco e risultati. Ci sono squadre che giocano bene e non fanno risultati, e squadre che giocano male e vincono, o non perdono. Come è ovvio, la Fiorentina di questi tempi appartiene al secondo gruppo. Ma la certezza di cui sopra è che sono momenti, più o meno lunghi, di solito brevi. Non è una velocità di crociera. Ben presto o continuando a giocare male non fai più risultati, o cominci a migliorare rapidamente nel gioco e continui a farli. Le due strade per la Fiorentina sono evidenti: se viene ritrovata la logica in campo, chiunque giochi ed essendoci uno solo che decide cioè Prandelli, è più che probabile che i risultati continuino. Anche qui bisogna intendersi: la campagna acquisti estiva rimane sbalestrata (cfr. Vargas e i giocatori non ceduti e tollerati oltre alla questione Mutu fortunatamente chiusa con i suoi gol), quella invernale preoccupante. Basti pensare che il club è stato sul punto di cedere Pasqual e Semioli, e oggi ci domanderemmo chi giocherebbe. Non solo: mentre da questa onorata tribuna nel mio piccolo/infinitesimale ho condotto una battagliuccia perché non cedessero i due summenzionati e anzi li ricaricassero e rimotivassero (carta canta, c'è l'archivio), ho perso clamorosamente un'altra battagliuccia, quella tesa a far vendere Osvaldo (non sono in discussione le qualità ma l'approccio del Tipo) e a tenere Pazzini almeno di proprietà. Scrivevo di Borriello, che il Milan non aveva mai ceduto definitivamente, e che l'anno al Genoa aveva consacrato. Sarebbe la stessa cosa adesso per il «Pazzo» alla Samp. Invece Pazzini è perso e Osvaldo è (pare) in prestito. Guardiamo avanti. O Prandelli recupera davvero tutti, a partire da Jorgensen e da Almiron, oppure preparatevi alle seguenti forche caudine: 1) Se non segnano i due, continuerà a non segnare nessun altro; 2) La difesa poco e male coperta specie quando gioca Vargas, continuerà a dare i brividi; 3) I pochi fuoriclasse autentici (Frey, Gilardino, Mutu) e i campioni in erba (Montolivo, Jovetic) rispettivamente si spazientiranno mollando e si smarriranno alla Pazzini in attesa di essere ceduti. È questo che si vuole? Se si vuole il bene della squadra, dei tifosi e della società, meglio mettersi intorno a un tavolo dimenticandosi di se stessi per il bene comune, senza guardare in faccia nessuno. E' una questione tecnico- tattico-psicologica tra Prandelli e lo spogliatoio. Parola di Toro Seduto.