La media-punti da Champions del Genoa di Ballardini: quale la chiave?
La fiducia restituita agli uomini più esperti (da Criscito a Badelj, passando per quel Radovanovic reinventato difensore centrale in un assetto a tre); l'esplosione realizzativa di Destro, onda che ha investito anche il veterano per eccellenza, Goran Pandev; l'utilizzo finalmente azzeccato di Miha Zajc, notevolmente cresciuto anche rispetto al già discretamente positivo biennio di Empoli, oltre naturalmente al fondamentale innesto di Kevin Strootman. Questi i tanti piccoli miracoli compiuti da Davide Ballardini, capace di portare il Genoa dai bassifondi assoluti della classifica di Serie A, a una posizione che, ove mantenuta, garantirebbe la classica salvezza tranquilla, quella in grado di rendere la primavera da burrascosa a placida.
Impressionante il ruolino di marcia rossoblù, con il tecnico ravennate (per la quarta volta) al timone: vittoria esterna nel derby con lo Spezia al debutto, due pari con big del calibro di Lazio e Atalanta (esterno, per di più, contro gli orobici), una sola sconfitta, accettabilissima, sul terreno del Sassuolo, e altri quattro successi, ai danni - nell'ordine - di Bologna, Cagliari, Crotone, e Napoli. 17 punti totali in otto gare, con media punti superiore a quella complessiva della Juve e delle due romane, e appena sotto il rendimento delle milanesi. Al Toro dell'ex Nicola, in cerca invece della prima vittoria in campionato, dopo tre pur ottimi pareggi, il tentativo di fermare la corsa di un Genoa - concedeteci l'iperbole - formato Champions League. Magari sfruttando un minimo di "sazietà", che potrebbe posarsi sui ventri rossoblù, dopo una serie di exploit che nessuno, davvero nessuno, si sarebbe aspettato.