Frosinone, Longo: “Grandissima reazione con il Toro, ma solo con la continuità si fanno punti”

06.10.2018 07:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Moreno Longo
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Moreno Longo
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

L’allenatore del Frosinone, Moreno Longo, in conferenza stampa ha commentato la sconfitta con il Torino. Ecco che cosa ha detto:

Un primo tempo non positivo, la doccia fredda a inizio ripresa del raddoppio del Torino e poi la reazione che forse è stata di nervi. E’ da qui che bisogna ripartire per le prossime partite? Che cosa si deve sistemare per evitare di continuare a subire tanti gol?

“Nei primi venti minuti abbiamo sofferto l’iniziativa del Torino  e loro hanno trovato il gol del vantaggio con Rincon per una nostra situazione che sapevamo e conoscevamo molto bene. Dopo l’uno a zero la partita ha vissuto una fase di stallo da parte di entrambe le squadre, perché anche il Torino e non solo il Frosinone ha fatto fatica a sviluppare le proprie qualità. Nei dieci minuti finali del primo tempo, secondo me, si sono visti i segnali che potevamo fare gol poiché abbiamo avuto due situazioni importanti per fare male al Torino. Al rientro dall’intervallo, dopo un minuto, abbiamo subito i raddoppio su palla persa ed è normale che poi diventi tutto più complicato per una squadra come la nostra che sta vivendo questo particolare momento. Quando tutto sembrava perso la squadra ha avuto una grandissima reazione, non dico di nervi perché ha reagito anche con lucidità mettendo, secondo me, la partita su binari congeniali per come stavamo giocando. Trovando il due a e uno su palla inattiva la partita a livello emozionale si è riaperta e poi è arrivato il due a due in un’azione costruita e sviluppata molto bene. E’ normale che poi vista la nostra situazione si sia tentato il tutto per tutto, anche concedendo qualche situazione al Torino che ha segnato il terzo gol su una giocata di pregevole fattura e quando si spreca la palla del tre a tre, come abbiano fatto, è difficile commentare un risultato che, secondo me, per l’economia della partita sarebbe potuto essere diverso. Non c’è da stupirsi se venendo in casa del Torino abbiamo finito per concedere qualche cosa visti i giocatori che il Toro ha a disposizione e l’obiettivo per cui è stato costruito. A parti inverse di solito subiamo il tre a tre, bisogna essere spietati e cinici perché i punti si fanno con la cattiveria di una squadra che quando è in queste situazioni non perdona”.

Si sente responsabile del primo tempo giocato senza organizzazione e conclusioni a rete e con un approccio completamente sbagliato?

“Mah, sicuramente il nostro primo tempo non è stato bello, ma ripeto, dopo che siamo andati sotto su una giocata di Rincon da venticinque metri non é che il Torino abbia creato chissà che cosa, anche perché quando una squadra è disorganizzata prende cinque-sei palle gol e io non ho visto che il Torino crearle”.

Ma sulla costruzione del gioco sì.

“Il discorso sulla costruzione del gioco è a più ampio raggio. Se si vuole disquisire su questo, è stata una partita di duelli e giocata con le squadre disposte a specchio. Il Torino, che vuole andare in Europa, ha fatto fatica a livello di sviluppo di manovra, anche se poi giustamente ha inventato qualche cosa grazie ai tre giocatori che ha davanti e per il potenziale che ha. Lo accetto, ci sta e sono il primo a condividerlo, ma quando le squadre sono disposte a specchio e ci sono pochi spazi se non ci sono giocatori che saltano l’avversario e creano la superiorità numerica la partita è patta e di conseguenza lo spettacolo non può essere migliore di quello che si è visto in campo”.

Devo chiederle se in virtù della sconfitta è preoccupato per la sua posizione?

“Ci mancherebbe, accetto la domanda. Sapete che sono il primo a prendermi le responsabilità. Non mi nascondo e se non fossi preoccupato sarei un pazzo. Sono preoccupato perché so che quando non arrivano i risultati mi può arrivare la comunicazione dell’esonero in qualsiasi momento, però, se la gente pensa che io possa mollare non ha capito il mio carattere, che cosa posso fare e che cosa posso ancora dare. Potete stare tranquilli che lotterò fino alla fine, fino a quando non mi arriverà la comunicazione”.

La reazione della squadra è segno dell’attaccamento dei giocatori nei suoi confronti?

“Credo che il grande segnale sia stato proprio questo. Una squadra allo sbando, una squadra senz’anima non si presenta a Torino cercando di mettere in piedi una partita contro il Toro. Se avete visto la partecipazione della panchina in occasione del tre a tre sbagliato vi sarete accorti che erano tutti pronti ad entrare in campo per festeggiare il gol. Io vedo un gruppo unito che sta cercando di fare di tutto per uscire da una situazione difficile, quindi, sono certo che la squadra sia compatta e coesa e che appunto stia cercando in tutti i modi di risolvere questa situazione”.

Ben tornato a Torino.

“Grazie”.

Si aspettava un Torino così in sofferenza nei vostri confronti?

“Mah, me l’aspettavo perché sapevo che sarebbe potuta venire fuori questo tipo di gara per come l’avevamo preparata e per come sapevamo che si sarebbe sviluppata nelle situazioni di gioco. Formando tutte quelle coppie in campo non c’era la possibilità di sviluppare superiorità numerica che poteva nascere dalla vittoria dei duelli uno contro uno. Il Torino ha vinto quattro o cinque di questi duelli solo con Meïté, per la sua forza fisica che è devastante. Sapevamo che quando Meïté o Berenguer avessero accelerato e vinto l’uno contro uno avremmo potuto concedere qualche cosa e, quindi, dovevamo opporci con grande fisicità a una squadra che a livello di forza fisica è superiore a noi. Me l’aspettavo perché avevo visto che cosa ha fatto il Torino a Bergamo con l’Atalanta e anche in quel caso la partita con tutte quelle coppie non è stata spettacolare e solo qualche giocata di un singolo l’avrebbe potuta risolvere”.

Come spiega la differenza di atteggiamento dei suoi giocatori che alternano giocate positive ad altre negative?

“In questo momento c’è da valutare la componente psicologica che grava sulla testa dei miei giocatori. Questo è normale quando si fa un punto in otto partite. La pressione con la quale si scende in campo porta alle volte a commettere errori a livello tecnico come abbiamo fatto nel primo tempo. Faccio fatica a dare una spiegazione diversa da quella psicologica perché se dovessi dare quella tecnica sarebbe un’accusa ai giocatori e io non accuserò mai i miei giocatori che in me avranno sempre un grandissimo difensore delle loro qualità sia tecniche sia morali perché vedo ciò che fanno e come si allenano. E’ poi normale che se incontriamo squadre che dimostrano di esserci superiori questo per forza di cose ci dovrà far trovare altre soluzioni per limare gli aspetti che oggi ci mettono nella condizione di essere indifendibili”.

Forse in alcuni giocatori manca un po’ la conoscenza della categoria?

“Ma su questo … non mi farete mai dire qualche cosa contro i miei giocatori, Sono contento di loro. Lavoro con il materiale che ho a disposizione e vado a battagliare con i giocatori che ho a disposizione”.

Parigini, che lei conosce benissimo, è entrato in campo e ha fatto molto bene. Come l’ha trovato? Prova soddisfazione nel vedere che giovani che ha cresciuto lei trovano spazio in serie A?

“Sono giovani che seguo perché si rimane affezionati a un percorso che è stato fatto insieme ed è durato diversi anni. Quando si vede un giocatore come Vittorio Parigini entrare così bene è normale essere felice per lui, ma da allenatore del Frosinone avrei preferito se fosse entrato in campo facendo meno bene perché, effettivamente, ha creato due-tre situazioni di notevole importanza. Gli faccio un grande in bocca al lupo perché è un ragazzo che se lo merita e come lui se lo meritano tutti quelli che sono passati dalla Primavera che ho allenato, ma non perché li ho allenati io bensì perché sono giocatori che hanno avuto, secondo me, la fortuna di crescere in un società che ha trasmesso loro tanto e non solo a livello tecnico, ma anche umano. Oggi vederli calcare questi campi, questi palcoscenici è motivo d’orgoglio, ma non solo per me”.

Si può dire che al Frosinone manchino solo i punti in classifica?

“Sono soddisfatto per come la squadra ha reagito in una condizione veramente difficile per il nostro momento, quindi, vado via con questo segnale positivo che al squadra ha dato anche quando sembrava che potesse tracollare davvero. Questa reazione mi conforta molto e mi aiuta a pensare positivo. Detto questo, è normale che il Frosinone debba migliorare tante situazioni e sarebbe troppo riduttivo oggi dire che ci mancano solo i punti perché le nostre responsabilità ce le assumiamo tutte. Abbiamo vissuto a sprazzi finora e anche all’interno della stessa partita, come con il Torino, si giocano parti di gara in maniera diversa. Siamo alla ricerca della continuità di prestazione che ci deve portare a fare ciò si magari si fa per quarantacinque-sessanta minuti per novantacinque: solo così in serie A si possono fare punti”.