Chievo, Sorrentino: "Voglio giocare in A fino a 40 anni. Rimpianti? La Nazionale e un grande club"
Intervistato da Goal.com, Stefano Sorrentino, 38enne portiere del Chievo Verona, veterano ex-granata e ancora sulla cresta dell'onda, ha affermato: “Non c’è nessun segreto e nessun miracolo in questo Chievo: c’è una società che sa perfettamente come lavorare, che è stata brava a dotarsi di uno staff molto, molto preparato. E poi c’è un presidente a cui magari non piace stare sotto la luce dei riflettori, che preferisce il basso profilo, e non fa mai il passo più lungo della gamba, ma che alla fine ha portato questo club a un livello altissimo.
Sinceramente non mi fa nessun effetto quando ci definiscono 'vecchi': in campo non va la carta d’identità, ma i giocatori. La differenza la fa la testa. Se poi in campo corriamo più degli altri, vuol dire che il Chievo ha scelto i 'vecchi' giusti...sta tutto nella voglia di migliorarsi, nel fissarsi degli obiettivi sempre più difficili, e poi nella determinazione che si mette nel raggiungerli. Poi, più l’età avanza più ti curi, stai attento all’alimentazione, e i risultati di questa attenzione poi si vedono in campo.
Tutte le partite si devono giocare, ma per me questo Chievo vale più di 40 punti. Anzi, l’obiettivo che mi sono posto quest’anno è quello di superare i 50. L’anno scorso ne abbiamo fatti 43, arrivare a 50 quest’anno significherebbe fare un ulteriore passo in avanti, e porre le basi per qualcosa di ancor più importante nella prossima stagione.
Dire che Maran sia sottovalutato non è un’esagerazione; ma a noi sta bene così, perché finché non si accorgono di quanto sia bravo, resterà qui...il mister è preparatissimo, ma vado oltre, è stato anche molto bravo nel crearsi uno staff professionalmente al top, anche giovane, ma di grandissima qualità. Lui e i suoi collaboratori sono 'tanta roba'. Sono convinto che continuando così presto arriverà anche la loro occasione. Inglese al Napoli ha sorpreso molti? Non me, perché sono sicuro che Roberto sia in grado di fare la differenza anche in una squadra come il Napoli. È un ragazzo umile, un grande lavoratore e un generoso, mi piace dirlo perché spesso queste sono qualità che non vengono riconosciute abbastanza. Tecnicamente, poi, è un ariete, bravo sia di piede che di testa. Sicuramente è un giocatore pronto, anche se ha ancora margini di miglioramento. Sono contento che avrà presto la sua occasione, ma intanto ce lo godiamo noi.
Molto del merito per lo 0-0 con cui abbiamo fermato il Napoli va al mister e al suo staff, perché hanno studiato benissimo l’avversario, e ci hanno martellato tutta la settimana con movimenti, coperture, raddoppi. Credo che passare dal rombo al centrocampo in linea sia stato fondamentale, perché con il 4-4-2 li abbiamo costretti ad andare sugli esterni, dove poi li raddoppiavamo costantemente. Noi abbiamo eseguito al meglio quello che avevamo preparato in settimana, ma lo staff ha disegnato la partita perfetta.
Chi guarda solo al risultato può pensare che la Juve ci abbia massacrato visto che è finita 3-0, ma non è andata affatto così: fino all’80’ eravamo sotto di 1-0 per un autogol, e anche noi avevamo avuto le nostre occasioni. Poi è entrato il mio amico Dybala (furono compagni di squadra al Palermo, NdR), e si è messo a fare il fenomeno, sfornando un assist a Higuain e segnando il terzo gol. Fino a quel punto però eravamo rimasti in partita alla grande. Detto questo, la Juve è una grandissima squadra, così come il Napoli, hanno due stili diversi, ma sono certo che se la giocheranno fino alla fine. Sento dire che Dybala è in crisi, ma sorrido di certi giudizi: stiamo parlando di un giocatore giovane, che sta giocando alla grande in una delle più importanti squadre al Mondo, al primo anno con la maglia numero 10 sulle spalle che per altro sta onorando, che è diventato nazionale dell’Argentina e che sta facendo (e farà ancora) caterve di gol. Poi è chiaro che essendo giovane ha ancora ampi margini di miglioramento e che ci possano essere dei momenti in cui è meno brillante, ma discutere un giocatore così mi sembra assurdo. La sensazione è che si debba sempre trovare la polemica o qualcosa di cui parlare. Se potessi, prenderei Higuain tutta la vita, senza nemmeno stare a discutere. Siamo solo a novembre, ma te lo dico ora: a giugno ci risentiamo e se Higuain non ha segnato più di 20 goal solo in campionato, ti offro una cena. E mi sono tenuto stretto, perché secondo me ne farà molti di più.
Il mio obiettivo è arrivare a 40 anni e giocare ancora in Serie A. Quasi ci sono, e di questo ne vado molto fiero. Poi ho festeggiato da poco le 300 partite in A e siccome bisogna sempre alzare l’asticella, dico che adesso mi piacerebbe arrivare a 400. Rimpianti sinceramente non ne ho, ovviamente mi sarebbe piaciuto giocare in Nazionale e in un grande club, ma ci sono andato vicinissimo, e, se alla fine non ce l’ho fatta, significa che non ero abbastanza forte.
Non ho mai pensato al mio futuro, anche se forse ormai dovrei...il fatto è che mi sento ancora un giocatore, e sono concentrato su questo. Tuttavia, per carattere non mi vedo allenatore: forse più dirigente, o magari opinionista. Vorrei ovviamente rimanere nel calcio, ma anche se non dovessi riuscirci ho diversi sogni che mi piacerebbe realizzare: uno è quello di aprire uno stabilimento balneare, e questo magari è meglio farlo quando sono ancora giovane, l’altro è quello di avere una fattoria e allevare animali, e questo magari me lo tengo per la pensione. Per adesso, però, ho ancora tanto da dare al Chievo e al calcio, per mare e campagna ci sarà tempo”.