Ventura: "Con la Lazio la risposta che volevamo dare a noi stessi"
Adesso anche il tabù di vincere con una “grande” è stato superato.
“Sì. Mi ricordo che nella conferenza stampa pre-partita mi è stato detto che non vincevamo con le “grandi” e per fortuna è successo e mi era stato anche detto che era molto tempo che gli attaccanti non segnavano e pure questo è successo e sempre in quell’occasione mi era stato detto che nell’ultimo quarto d’ora prendiamo gol e con la Lazio invece siamo stati noi a segnare. Alla vigilia della catastrofe noi abbiamo trentasei punti, trentacinque in classifica (per la penalizzazione iniziale di meno uno, ndr), abbiamo otto giocatori convocati nelle rispettive nazionali e abbiamo quintuplicato il valore di molti giocatori, abbiamo esportato l’immagine di essere una squadra che tenta di giocare a calcio e ci viene riconosciuto da tutti gli addetti ai lavori e se resteremo in serie A avremo centrato tutti gli obiettivi di questa stagione. Una volta centrata la salvezza, come ho già detto in tempi precedenti, l’obiettivo sarà di passare stabilmente nella prima parte della classifica in modo da poter fare un discorso decisamente più importante proiettato nel futuro”.
Come valuta il primo e il secondo tempo di questa gara con la Lazio?
“E’ una partita in cui il gioco del calcio è stato penalizzato perché è abbastanza evidente che non si poteva né fraseggiare né sviluppare tematiche di palla a terra. Chiaramente per caratteristiche nostre non era facile. Direi che l’inversione dei terzini è servita ad annullare Candreva e D’Ambrosio ha aumentato la spinta sulla fascia destra. L’ingresso in campo di Bianchi e Jonathas è perché si voleva sbloccare il risultato sfruttando le palle messe in mezzo dagli esterni e direi che è riuscito, ma al di là di questo i ragazzi hanno lottato fino al novantaseiesimo e c’era lo spirito di una squadra che voleva la vittoria, prova ne è stata la gioia di quelli che erano in panchina al gol di Jonathas”.
Adesso cambia qualche cosa?
“No, non cambia nulla. Accetto questa domanda perché chi me l’ha fatta non c’era alla conferenza stampa pre-partita, dobbiamo semplicemente continuare a lavorare e centrare l’obiettivo e una volta che sarà raggiunto ognuno trarrà le considerazioni che vorrà”.
Con il campo sempre più pesante e con la Lazio che dopo 17 minuti è rimasta in dieci e si è un po’ chiusa per il Torino la partita era diventata più difficile?
“Rimango dell’idea che sarebbe stata una partita bellissima se il campo fosse stato asciutto. Dalla parte della Lazio c’era la qualità dei giocatori; se ci si ferma ad analizzare il sacrificio per la squadra di Kozak, che avrà percorso non so quanti chilometri, è incredibile. Di fronte a una squadra che ha concesso pochissimo nel senso che erano tutti e dieci nella loro metà campo e quindi non c’era la possibilità di fraseggiare e di conseguenza la partita è diventata più un discorso di contatto fisico è evidente che sotto quest’aspetto noi eravamo un po’ penalizzati, però non c’è stato nessuno dei nostri che si è lasciato andare e l’esperienza degli ultimi otto minuti con il Parma è stata importante. Nella scorsa gara, quella appunto con il Parma, tutti quelli che erano presenti e parlo degli addetti ai lavori e non del chiacchiericcio da bar avevano detto che nei primi settantacinque minuti raramente avevano visto giocare in trasferta una squadra come avevamo fatto noi: palle gol a ripetizione, padroni assoluti del campo. Poi è successo l’imponderabile e abbiamo subito in tre minuti due gol evitabili e in seguito negli otto minuti finali si è mollato. Lo spirito con il quale abbiamo affrontato la Lazio è la risposta migliore che volevamo dare a noi stessi”.