Ventura: "A ottobre ci davano per retrocessi, ora siamo agli Ottavi! Con lo Zenit ce la giochiamo"
Presente a Coverciano per la consegna della "Panchina d'oro" (vinta da Antonio Conte), Giampiero Ventura è tornato a parlare della sconfitta di domenica contro l'Udinese e soprattutto della sfida di Europa League con lo Zenit. Ecco le sue parole riprese da Tuttosport:
Insomma, Ventura, niente drammi: un calo di tensione ci può stare?
"Altro che... Ci sta perché abbiamo dato davvero tanto in questi tre mesi: 14 risultati consecutivi non si conquistano per caso e, soprattutto, non si ottengono senza fare fatica sia a livello fisico sia a livello mentale".
Ecco, però si è arrabbiato lo stesso. Soprattutto per come è stato gestito il primo tempo di Udine.
"Massì. Perché, con tutto il rispetto per l'Udinese che è un'ottima squadra e che ha giocato un buona partita, era comunque alla nostra portata. Un altro passo positivo ci avrebbe messo in una posizione eccellente e avrebbe aperto scenari molto interessanti. Ma attenzione: con tutto questo non si cancella la gratitudine e il merito al lavoro che hanno condotto i ragazzi".
Qualcuno comincia a temere che possa subentrare anche un poco di appagamento: lo teme anche lei?
"Si dicono sempre un sacco di cose. Una squadra come il Torino non può mai sentirsi appagata. Soprattutto non dopo quello che ha vissuto negli ultimi anni e, infine, in questi tre mesi".
In molti hanno dovuto rivedere le valutazioni iniziali sul Toro...
"Già: a ottobre eravamo praticamente retrocessi e invece adesso siamo negli ottavi di Europa League, c'è stata l'impresa di Bilbao, abbiamo gli stessi punti dell'Inter e uno in più del Milan. Qualcosina di buono, mi pare, l'abbiamo combinata".
Ecco, ma c'è un momento preciso che ha determinato lo scarto dopo un avvio di stagione che, obiettivamente, un poco problematico lo è stato?
"Non parlerei di un momento o di una partita in particolare. E' stato piuttosto un processo e i ragazzi hanno capito qual era la strada giusta da seguire".
D'accordo, ma che cosa ha determinato le difficoltà?
"L'inizio è stato difficile perché eravamo reduci da un'annata straordinaria e le aspettative su di noi erano aumentate a dismisura. In più se n'erano andati due giocatori che avevano dato tanto in termini di qualità e di resa offensiva. Solo chi non vuol capire la difficoltà dell'inserimento dei ricambi e di ricostruire gradino per gradino, poteva trascurare questi aspetti".
Adesso dovete salire un altro gradino della vostra storia: lo Zenit la preoccupa?
"Questo sarà anche più di un solo gradino... Lo Zenit è una delle due maggiori accreditate alla vittoria finale in Coppa. E' comunque un motivo di orgoglio andare a giocarsela con loro: anche dopo il 2-2 dell'andata con il Bilbao ero consapevole che avremmo potuto farcela poiché quella gara aveva fornito dei segnali positivi. Ora siamo consapevoli che le difficoltà sono ancora maggiori: lo Zenit ha 11 Nazionali, guida il proprio campionato con un gran margine sulla seconda, ma non vogliamo certo partire battuti. Anche se...".