Una Top 11 sul Viale della Storia. Quando il cuore si tinge di rossonerogranata

Un viaggio attraverso i nomi lungo il cui destino si sono intrecciate le storie dei due club, che si affronteranno stasera
26.09.2019 15:15 di Claudio Colla   vedi letture
Una Top 11 sul Viale della Storia. Quando il cuore si tinge di rossonerogranata
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Toro e Milan, lungo le rispettive storie, hanno condiviso tanti nomi, anche eccellenti, passati dai colori granata a quelli rossoneri, e viceversa. Sia con trasferimento diretto, talora anche a cifre da urlo, sia in frangenti molto diversi della propria carriera. Avvalendoci di un po' di memoria, di un po' di conoscenza di storia del calcio nostrano, e di un pizzico di sensibilità rispetto a chi e quando abbia saputo scaldare i cuori di tifosi e appassionati, abbiamo provato a stilare una Top 11 rossonerogranata, in cui poter accostare nomi del passato recente, "relativamente recente", e decisamente lontano. Giocatori significativi, spesso anche dalle vicende umane di grande impatto, talora anche tinte di eventi tragici.

Giovanni GALLI - Portiere di testa e controllo, con una voragine nel cuore, a non molti anni dal ritiro dal calcio giocato, lasciata dalla tragica scomparsa del figlio Niccolò, allora 17enne, nel 2001. Campione del Mondo a Spagna '82, pur senza scendere in campo, Galli ha preceduto il recordman Sebastiano Rossi nel Milan di Sacchi, dei tre olandesi, del giovane Maldini, dell'esperto Ancelotti. Da titolare, lasciando il segno e vincendo titoli. Un solo anno al Toro, quello post-ultima Coppa Italia, con annessa semifinale dello stesso trofeo, e approdo ai quarti di Coppa delle Coppe. Fortunatissima la sua carriera come commentatore e opinionista televisivo, meno quella politica: nel 2009, lui, nativo pisano, tentò di riconquistare la "sua" Firenze, questa volta da sindaco, ma, contrariamente a quanto fatto nella stragrande maggioranza della sua esperienza calcistica, Galli qui non evitò la batosta. L'avversario? Niente meno che Matteo Renzi.

Ignazio ABATE - Unico ancora in attività dell'undici proposto. E ci mancherebbe, dato che deve ancora compiere 33 anni, per quanto, nel calcio d'oggi, tutto corsa ed esplosività atletica, si tratti di un'età nella percezione dei più "da vegliardo". Specie per un uomo di fascia. E Abate uomo di fascia lo è, e, nel corso della sua carriera, di tale ruolo è divenuto esponente sempre più puro. Una sola stagione in granata, il 2008/09, Abate fu una delle poche note liete di quel campionato, terminato, tra Novellino e Camolese, in una retrocessione che, spiace dirlo, la squadra aveva ampiamente meritato. Tornato poi in quel Milan tra le cui file era cresciuto, Abate ha arretrato la propria posizione già per volere di Leonardo, primo tecnico del suo lungo corso rossonero, per poi esplodere, e affermarsi come realtà di assoluto valore del calcio nostrano, fin dai primi mesi della gestione Allegri, vincendo lo Scudetto, accanto a nomi del calibro di Ibrahimovic, Pirlo, Boateng, Thiago Silva, da protagonista. Rimasto poi al Milan negli anni bui, Abate, che può fregiarsi di un argento a Euro 2012 conquistato per lo più da titolare (con Balzaretti, altro ex-granata sulla corsia opposta), ha ricoperto un ruolo non facile: quello di bandiera di un club allo sbando. E, anche per questo, un piccolo riconoscimento è più che meritato: in un altro contesto societario, e di conseguenza tecnico, alla sua carriera avrebbe potuto imprimere ulteriori svolte positive.

Nello SANTIN - Soprattutto, anch'egli, terzino destro lungo la gestione Radice, noi lo inseriamo volentieri in Top 11, per esigenze tattiche, e per ragioni storiche (i "terzini" degli Anni '70 sono nettamente più simili ai centrali odierni, per movimenti richiesti e passo mantenuto), anche come difensore centrale. l'ex-atleta originario del veneziano, ora 73enne, prima di conquistare lo storico scudetto granata del 1975/76, si fregiò del titolo nazionale già otto anni prima, con la maglia del Milan, club tra le cui file era cresciuto. In rossonero, Santin ha anche vinto una Coppa dei Campioni, una Coppa Intercontinentale, una Coppa delle Coppe, e una Coppa Italia. Grande palmarés per un "gregario di lusso" come lui, esempio emblematico di cuore rossonerogranata.

Roberto ROSATO - Percorso inverso a quello del compagno di reparto per lui: nativo di Chieri, cresciuto tra le file del Toro, da granata fu professionista tra 1960 e 1966, iniziando, nella fase finale della sua esperienza nel club, a conquistare quella Nazionale che gli regalò la soddisfazione dell'oro olimpico, oltre alla memorabile avventura di Messico '70, conclusa con un secondo posto, tra lo storico 4-3 inflitto alla Germania Ovest e la finale col Brasile di "Didì, Vavà & Pelé". Al Milan nel cuore della carriera, tra '66 e '73, Faccia d'Angelo, vincitore di tanti trofei in maglia rossonera, morì nel giugno del 2010, a nemmeno 67 anni d'età, nella sua Chieri, dopo una decennale battaglia contro il cancro.

Roberto MUSSI - Appena intervistato sulle nostre pagine (https://www.torinogranata.it/esclusive/esclusiva-tg-mussi-il-milan-non-ha-vera-identita-e-senza-idee-e-mordente-e-per-il-torino-puo-essere-la-gara-giusta-95026), il 56enne massese, da riserva di Maldini nel Milan di Sacchi, esplose in maglia granata, tra '89 e '94, sotto la guida del compianto Mondonico, vincendo da protagonista la Coppa Italia del '93, sfiorando il sogno UEFA, e affermandosi successivamente come titolare di riferimento anche nel mitico Parma di Nevio Scala. E fu la crescita in casa Toro che lo portò a vivere l'avventura azzurra di USA '94, fermatasi solo di fronte alla lotteria dei rigori nella finale, ancora una volta, contro il Brasile.

Ezio LOIK - Già menzionata, sulle nostre pagine, la ricorrenza del giorno della sua nascita, esattamente a 100 anni da oggi, Loik fu mezzala destra e polmone inesauribile lungo tutto il corso del Grande Torino. Eroe di Superga, scomparso a trent'anni ancora da compiere, il classe '19 fu anche giocatore del Milan, tra 1937 e 1940. Le presenze in Nazionale, però, arrivarono in concomitanza con gli anni in granata, tra 1942e 1949.

Diego DE ASCENTIS - Mediano "da combattimento", esploso al Bari, a fine Anni '90, sotto la sapiente guida di Eugenio Fascetti, nel Milan di Zaccheroni non riuscì a imporsi, complice la compresenza di due compagni di reparto emergenti poi divenuti di livello internazionale, Massimo Ambrosini e Gennaro Gattuso, il secondo in particolare dalle caratteristiche simili. Così, dopo una sola stagione, nel settembre 2000, De Ascentis sposò la causa granata, mettendo a disposizione della squadra, per sei stagioni, pur in anni difficili (tre di queste furono cadette), cuore e polmoni. Più un Rincòn che un Baselli d'oggi, De Ascentis è quella diga di centrocampo che ogni squadra umile, ma determinata, sogna.

Gianluca SORDO - Tra i volti più rappresentativi dell'Era Mondonico, il cursore carrarese, esattamente come il succitato Mussi, si mosse in maglia Toro tra 1989 e 1994, vivendo da uomo di prima fila le soddisfazioni di quegli anni. Prodotto del vivaio granata, Sordo raggiunse l'amico e coetaneo Lentini al Milan, senza però mai riuscire a convincere appieno Fabio Capello, che non gli concesse più di qualche scampolo di gara, tra 1994 e 1996. Come già Galli, anche Sordo, tra le file del centro-destra, ha poi intrapreso la carriera politica, seguita all'episodio che, nel 2005, rischiò di costargli la vita: in seguito a una rissa, Sordo finì infatti in coma, fortunatamente uscendone poi in piena salute.

Diego FUSER - Per quanto forse oggi sarebbe più un esterno adatto al 3-5-2 di Mazzarri, che una vera e propria ala, Diego Fuser, il buon rapporto col gol, con l'assist, e con la fase offensiva in generale, l'ha sempre avuto. Nativo di Venaria, e anch'egli cresciuto nel vivaio del Toro, il classe '68 si mise in evidenza, in maglia granata, fin da prima di compiere vent'anni, divenendo così nazionale Under-21 di lungo corso, e contribuendo al bronzo di categoria di Francia '90. Lasciata Torino nell'89, Fuser approdò al Milan, per due campionati in tre anni, inframmezzati da un'esperienza alla Fiorentina, durante i qualinon si guadagnò i gradi da titolare, ma acquisì comunque esperienza internazionale e, prima dell'addio, uno Scudetto. Trascorso tra Lazio e Parma il cuore della propria carriera, lungo la quale collezionò anche 25 presenze in azzurro, sotto la gestione prima di Sacchi, poi di Cesare Maldini, e infine di Dino Zoff, che su di lui puntò particolarmente. Un breve ritorno al Toro, nel 2003/04, dopo due anonime stagioni alla Roma, Fuser visse anche il dramma della perdita di un figlio, spentosi all'età di soli 15 anni. Un volto, il suo, di quel calcio Anni '90 che oggi, comprensibilmente, suscita tanta nostalgia.

Christian VIERI - Per quanto Milan e Toro non siano certo i club che abbiano caratterizzato gli anni principali della sua carriera, Bobo Vieri, che, da girovago del calcio, di entrambe è stato anche rivale stracittadino, è uno di quei bomber che non ti scordi. Cresciuto nel vivaio granata, al Toro mosse i primi passi da professionista, tra '91 e '92. Dopo sei stagioni a suon di gol, tra Inter e Nazionale, Vieri, allora 32enne, approdò tra le file del Milan. Mossa forse più di marketing che di effettivo impatto tecnico, Bobo, martoriato dagli infortuni, come lungo la maggior parte della sua carriera, durò soltanto sei mesi in rossonero.

Gianluigi LENTINI - Protagonista, suo malgrado, del secondo lancio di monetine più noto della Storia d'Italia, quando, nel giugno del 1992, il Toro, con Borsano presidente, lo cedette al Milan, per l'allora cifra-record di 18 miliardi e mezzo di lire, suscitando l'ira funesta di molti tifosi granata, Lentini, uno dei talenti più puri del calcio italiano dell'epoca (e non solo), esplose, nei primissimi '90, tra le file del Toro di Mondonico. Senza però, successivamente, riuscire a confermare davvero quelle premesse. Otto trofei sollevati in quattro stagioni al Milan, a guida Capello, ma per lo più da comprimario. Tornato in granata nell'estate del '97, il carmagnolese, di origini siciliane, contribuirà al ritorno nella massima serie, conseguito dopo due anni, disputando il proprio ultimo campionato nella massima serie nel 1999/2000.

Allenatore: Nereo ROCCO - Ricordato soprattutto per la lunga esperienza rossonera, a cavallo tra gli Anni '60 e '70, che regalò al Milan la bellezza di dieci titoli, cinque nazionali (due Scudetti, tre volte la Coppa Italia), cinque internazionali (due Coppe dei Campioni, due Coppe delle Coppe, un'Intercontinentale), il grande tecnico allenò anche il Toro, tra 1963 e 1967, consentendo alla squadra di partecipare anche alla Coppa delle Coppe prima, e alla Coppa delle Fiere dopo. Ben diverse le percentuali di successo: in granata il 34.5%, oltre il 54% in rossonero, restando così tuttora uno degli allenatori più amati della storia del Milan.