Torino ma quanto vali? Tra giovani di prospettiva e “vecchi” d’esperienza
Non è mai facile dare a priori giudizi, figuriamoci nel calcio, però alla chiusura del mercato è inevitabile che si faccia sulla carta un primo bilancio, poi come dice giustamente il presidente Cairo sarà il campo ad esprimere i verdetti e quelli saranno inconfutabili. Le new entry in casa granata sono: Castellazzi (39 anni), Molinaro (31), Nocerino (29), Quagliarella (31) e Amauri (34) che vanno ad infoltire il gruppo degli esperti che conoscono la serie A e che hanno frequentato anche il calcio internazionale di un certo livello, mentre Jansson (23), Gaston Silva (20), Bruno Peres (24), Benassi (19), Ruben Perez (25), Sanchez Miño (24) e Martinez (21) fanno parte del gruppo dei più giovani ed arrivando quasi tutti dall’estero devono anche prendere le misure con il campionato italiano. A completare l’organico ci sono: Padelli (28), Gillet (35), Bovo (31), Maksimovic (22), Glik (26), Moretti (33), Darmian (24), Basha (27), Vives (34), Gazzi (31), El Kaddouri (24), Farnerud (30), Masiello (32), Barreto (29) e Larrondo (26). Quasi tutti sono giocatori di proprietà del Torino, tranne Nocerino in prestito dal Milan, Ruben Perez dall’Atletico Madrid, El Kaddouri dal Napoli e Benassi in comproprietà con l’Inter.
I tifosi e gli addetti ai lavori si chiedono quanto vale il Torino perché non si può non tenere in conto che lo scorso anno la squadra era partita per piazzarsi nella parte sinistra della classifica e ci è riuscita arrivando al settimo posto grazie soprattutto ai gol di Immobile (22) e di Cerci (13) e anche agli assist (11) di quest’ultimo. E’ innegabile che se non ci fossero stati loro le reti degli atri compagni, pur indubbiamente contribuendo, sono state in proporzione poche come quota dei singoli, infatti, El Kaddouri ne ha realizzate 5, Farnerud 4, Brighi, D’Ambrosio, Glik e Kurtic 2, Bellomo, Larrondo, Moretti, Tachsidis e Vives 1, più un autogol. Quindi è più che legittimo chiedersi quanti gol riusciranno a segnare Amauri, Barreto, Larrondo, Martinez e Quagliarella che in qualità di attaccanti sono coloro che hanno il dovere di depositare la palla nella rete avversaria. E’ scontato che ci saranno paragoni con la coppia della scorsa stagione Immobile-Cerci e nessuno dovrà piccarsi per questo.
Chiaramente una squadra non può essere giudicata solo per i gol che realizza, anche perché basta farne uno per vincere la partita a patto però che gli avversari non ne facciano nessuno, quindi è molto importante che non si subiscano reti, però va da sé che nel calcio chi più ne realizza più ottiene punti. La scorsa stagione il Torino incassò quarantotto gol che in trentanove partite non sono pochissimi (media 1,23) seppur questo valse ai granata il settimo posto come miglior difesa, però è auspicabile che qualche rete in meno venga presa.
Ufficialmente la società non ha esternato obiettivi per questa stagione, lo ha ribadito anche Cairo ieri, questo però non prescinde dal fatto che dopo aver ottenuto la qualificazione alla fase a gironi dell’Europa League sia legittimo ambire al passaggio ai sedicesimi di finale poiché il Club Brugges, il Copenaghen e l’Hjk Helsinki sono formazioni di tutto rispetto, ma non sono superiori al Torino che di conseguenza dovrà fare di tutto per piazzarsi nei primi due posti del girone. Per quel che riguarda il campionato se la scorsa stagione i granata sono arrivati settimi sfiorando sul campo la possibilità di andare in Europa, raggiunta poi per la mancata licenza Uefa del Parma, quest’anno l’obiettivo non può non essere il sesto posto che dà certezze per le competizioni internazionali, piazzarsi più in basso vorrebbe dire fare un passo indietro e vanificare, almeno in parte, il percorso di crescita che Ventura ha tracciato come linea principale del programma.
Al momento il giudizio sul valore del Torino è sospeso in attesa che la squadra si amalgami e che i calciatori siano valorizzati da Ventura con un gioco adatto alle loro caratteristiche e che i giovani prendano confidenza con schemi e campionato. Però pur tenendo conto che in campo devono andare sempre i giocatori più in forma e anche più adatti al tipo di avversario che si deve affrontare se, ad esempio, un attaccante non ha la mira precisa, meglio utilizzarne un altro anche se non ha ancora memorizzato tutti i movimenti. Chiudere ogni tanto un occhio sul bel gioco non è un peccato mortale e non muta il giudizio sulle capacità e comunque è sempre meglio che dover dire a fine partita che si sono create tante occasioni da gol, ma che purtroppo non si è segnato. E’ vero che di solito i risultati arrivano attraverso il gioco, ma é altrettanto vero che anche un guizzo estemporaneo e fortuito può far scaturire la giocata che porta al gol e magari anche alla vittoria.