Torino, l'importanza degli esterni
Che siano quelli di difesa o di centrocampo, che spesso diventano due attaccanti aggiunti, il discorso non cambia, perché nell’economia del calcio attuale sono fondamentali. Al momento il Torino in questi ruoli è, tanto per usare un eufemismo, carente. Come terzino destro c’è Danilo D’Ambrosio, ma su di lui pesa la deludentissima passata stagione; mentre a sinistra, di ritorno dall’esperienza con il Bologna, c’è Matteo Rubin, sulle sue qualità non c’è nulla da eccepire bisogna solo valutare attentamente se è disponibile a giocare in serie B. Il ragazzo non ha messo veti, ma molto dipenderà da quanto sarà competitiva la rosa granata, perché scendere di categoria non piace mai a nessuno e Rubin nell’ultima stagione ha disputato ventinove partite su trentotto nella massima divisione, quindi per lui possibilità di accasarsi in A ve ne sono. Per il resto esterni di difesa il Torino non ne ha. Due ingaggi sono indispensabili, anche perché Zavagno (senza contratto dal 30 giugno prossimo), Garofalo (prestito dal Siena con diritto di riscatto della comproprietà) e Rivalta (anche lui senza contratto dal 30 giugno prossimo) allo stato attuale non è molto probabile che rimarranno in granata.
Se gli esterni di difesa sono fondamentali sia in fase di interdizione sia di spinta durante l’impostazione della manovra offensiva, quelli di centrocampo, se è possibile, sono ancora più importanti: andare sul fondo e crossare è imprescindibile per vincere le partite. Per troppo tempo al Torino si sono visti giocatori che arrivati all’altezza dell’area avversaria tentavano improbabili lanci dentro l’area, che quasi sempre erano preda dei difensori avversari. Continuare con giocatori di questo tipo non si può. Antimo Iunco - se si troverà l’accordo con il Chievo, il giocatore è in comproprietà – potrà posizionarsi a destra, anche se lui è in grado di giocare pure a sinistra, ma questo eventualmente potrà tornare utile durante le partite per invertire gli uomini sulla fascia o in caso di emergenza. Biagio Pagano è di proprietà del Torino e anche lui gioca sul lato destro, quindi in teoria questa fascia è coperta. Seppur ai granata piaccia il giovane sloveno Enej Jelenic, di proprietà del Genoa, veloce sulla fascia quanto il connazionale, tanto caro ai tifosi del Toro, Dejan Lazarevic, come lui capace di andare al cross e più avvezzo al tiro nello specchio della porta.
Resta però il problema a sinistra. Andrea Gasbarroni, altro giocatore di proprietà, è capace di giocare indifferentemente su entrambe le corsie, ma il suo fisico è molto delicato e sulla durata della sua tenuta aleggiano sempre dubbi pesanti come macigni. Infine, per quanto riguarda Denilson Martinho Gabionetta - lasciando perdere la valutazione sulla passata stagione condizionata pesantemente dal lungo stop dovuto alla querelle su quale squadra fosse titolare delle sue prestazioni – prima di tutto bisogna vedere le condizioni economiche che richiederà l’Hortolandia, la squadra brasiliana di appartenenza; ma ben più importante è stabilire se la sua fragilità caratteriale è compatibile con la grinta e la determinazione che sono richieste ai giocatori granata; anche per lui la posizione in campo è indifferente. L’ovvia conclusione è che al Torino servono almeno due esterni di centrocampo, dei quali sicuramente uno giochi a sinistra.
Per facilitare il lavoro di Ventura, Petrachi e Cairo dovranno mettergli a disposizione quattro esterni titolari, due di difesa e due di centrocampo, e almeno altri due, uno per zona del campo, che facciano da riserva, magari capaci di giocare indifferentemente sia a destra sia a sinistra. Non resta che augurare buon lavoro e anche una buona dose di fortuna al direttore sportivo.