Tabù sosta ed emergenza: per battere l'Inter serve un'impresa da Toro
Tabù sosta, che assume quasi i contorni dell’incubo. Perché con Mazzarri alla guida dei granata, il Toro è riuscito a superare l’ostacolo soltanto una volta. Ed era pure la prima: un mese e mezzo dopo il suo approdo sotto la Mole, a Cagliari finì 0-4 per Belotti e compagni. Si sarebbe però rivelato un fuoco di paglia, perché da quel giorno in poi, Mazzarri non riuscì più a conquistare i tre punti dopo una pausa. Le cadute di quest’anno, poi, hanno avuto del clamoroso: a metà settembre in casa contro il Lecce, in quella che sarebbe potuta essere la notte del balzo in vetta alla classifica, e un mese fa a Udine, in uno dei punti più bassi dell’intera gestione dell’allenatore. E anche riavvolgendo il nastro dell’avventura del tecnico di San Vincenzo, i risultati non migliorano. Cinque gare, quattro punti conquistati durante la stagione passata, per un ruolino di marcia reso ancora peggiore dall’eliminazione dalla coppa Italia contro la Fiorentina. E stasera ci sarà l’Inter, non proprio il cliente più agevole per provare ad invertire la rotta.
Percorso netto - I nerazzurri, infatti, hanno sempre vinto in trasferta in questo avvio di campionato, facendo meglio di tutti in serie A. E poi hanno da continuare il testa a testa per lo scudetto con la Juve, impegnata a Bergamo contro l’Atalanta. Ma Toro e Inter condividono lo stesso problema: l’assenza dei nazionali, con Mazzarri che ha dovuto “prestare” ben nove giocatori e Antonio Conte addirittura 13. L’ostacolo più grande per il tecnico granata, che più di una volta ha sottolineato le difficoltà nel preparare una sfida con la pausa per le nazionali di mezzo. Ma questa volta, oltre all’affrontare una big del campionato, c’è uno stimolo in più: andare a caccia del secondo successo di fila, un “mini” filotto che manca addirittura da settembre.
Emergenza - E poi, oltre alle insidie nascoste dalla pausa e dalla forza dell’Inter, Mazzarri deve anche fare i conti con l’emergenza. Cinque assenze, di cui tre titolari fissi, che costringono il tecnico a scelte obbligate. Perché Lyanco e Laxalt sono rientrati dalle Nazionali acciaccati, il primo addirittura con una prognosi di due mesi che lo costringerà a tornare soltanto nell’anno nuovo; perché Iago Falque e Bonifazi, che a inizio stagione rientravano costantemente nelle rotazioni, sono ancora fermi ai box; perché lo stop di Millico rende ancor più corta la coperta in attacco. E poi ci sono ancora le incognite Rincon e Baselli, con il venezuelano tornato a disposizione soltanto giovedì e l’ex Atalanta che farà il suo ritorno dopo l’infortunio. Il Toro deve essere più forte di tutto.