Per Belotti e Juric la parola chiave è capire: le ambizioni, gli obiettivi e i programmi di Cairo per il Toro
Capire perché finora nessuno ci è riuscito. Le basi ci sono, ma neppure chi è dentro il Toro, da tempo come Belotti o da un solo anno come Juric, è riuscito a capire quali sono le ambizioni, gli obiettivi e i programmi di Cairo per il Toro. Oggi ci sarà il summit fra il presidente, il direttore tecnico Vagnati e l’allenatore e si sa, perché lo ha detto lui stesso, che Juric ha chiesto dieci giocatori poiché non mette in conto quelli che sono in prestito, Brekalo, Fares, Mandragora, Pellegri, Pjaca, Praet, visto che non si è proceduto con i riscatti, Pobega tornerà al Milan, Ansaldi ha detto addio, Bremer sarà ceduto e Belotti è in scadenza di contratto. La squadra se non proprio da rifare lo è per buona parte poiché bisogna tenere conto anche di chi non rientra nei piani, Zaza e Warming. E poi c’è Izzo sul quale Juric aveva detto: "E’ un ragazzo splendido. Ha dimostrato professionalità unica che non si vede spesso e ha un passato. Ha fatto anche belle partite. Conosco le sue caratteristiche, so che ha punti deboli e altri forti. Bisogna valutare bene che tipo di calcio si vuole fare". Ed anche la questione portiere titolare tenuto conto che Vanja Milinkovic-Savic da titolare è divenuto riserva e che Berisha quando nel finale di stagione ne ha preso il posto ha fatto vedere buone e anche ottime parate, ma ha fatto venie anche di dubbi non dimostrandosi sempre all’altezza di una squadra che vuole alzare l’asticella.
Asticella alzata che per Juric significa: “Provare a portare il Toro in Europa”. Per farlo ci vuole una squadra competitiva e l’attuale non lo è sufficientemente per lottare per un posto che la porti alle competizioni europee sebbene abbia conquistato 50 punti, 13 in più dello scorso anno, si sia classificata al 10° posto, rispetto al 17esimo del campionato scorso, abbia avuto una delle migliori difese della Serie A, la 5ª con 41 gol incassati a fronte dei 69 del passato torneo. L’ostacolo maggiore per costruire una squadra competitiva sono i quattro ultimi bilanci societari in rosso e un passivo di 37,8 milioni di euro, non una cifra spropositata, altri club di alta classifica hanno rossi molto peggiori, ma pur sempre un freno per un presidente come Cairo attento ai bilanci. Vendendo bene Bremer si arriverebbe ad azzerare, o quasi, il rosso, ma poi non ci sarebbero soldi per allestire la squadra a meno che Cairo non immetta pecunia nelle casse societarie. Dalla vendita di chi non rientra nei piani del tecnico e di chi rientra dai prestiti, Verdi e di altri giovani da Segre a Millico, difficilmente si ricaverebbe un gruzzoletto sufficiente per prendere giocatori di un certo livello, al più si andrebbe a coprire la cifra per il riscatto di Ricci, fissato a 8,5 mln, e quello di Berisha, 400mila euro bonus compresi, e rimarrebbe ancora qualche spicciolo, ma nulla di più.
Capire quindi è fondamentale. Lo è per Belotti che sembra si voglia prendere ancora qualche ora per decidere definitivamente sul restare oppure dire addio dopo sette anni, magari attende proprio gli esiti del summit fra presidente, allenatore e direttore tecnico o eventuali proposte ufficiali da altri club, come ad esempio, la Fiorentina. Per Juric che vorrebbe restare, ma a fronte di poter portare avanti il progetto che, come ha detto , è legato a “quello che la società ha nella testa”. Per Vagnati che deve sapere su quale budget può contare per far fronte alle richieste dell’allenatore. E non ultimo per i tifosi che per dirla con le parole del mister “la gente ha questa passione, ossessione ed è anche malata di andare in Europa o provare ad avvicinarsi, ma non è facile. Quest'anno è andato alla grande per tutto quello che doveva essere e adesso, come ho detto le ultime volte, questa piazza ha bisogno di fare passi in avanti, di crescere”.