Non dimentichiamoci che mancano dieci partite

Avvicendamento in panchina, messa in vendita della società, audizioni e costituzione della Fondazione per la ricostruzione del Filadelfia rischiano di distogliere l'attenzione dal campo e dal gioco.
22.03.2011 12:50 di  Elena Rossin   vedi letture
Non dimentichiamoci che mancano dieci partite
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© foto di Alberto Mariani

Il turbinio di notizie iniziate con l’esonero di Giuseppe Papadopulo e il ritorno di Franco Lerda sulla panchina granata, seguite, a stretto giro di posta, dall’annuncio di Urbano Cairo di voler vendere il Torino a fine stagione, l’audizione in programma per domani presso il Comune del presidente granata che dovrebbe, se si presenterà, essere sentito dalle commissioni Patrimonio e Sport relativamente alla disponibilità di impegnarsi per la ricostruzione del Filadelfia e l’imminente firma (che avverrà il 28 marzo al Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata) dell’atto notarile che darà vita alla Fondazione Stadio Filadelfia rischiano di mettere in secondo piano il campionato che non è ancora finito.

Mancano dieci partite e la posizione in classifica è molto delicata: il sesto posto, l’ultimo utile per i playoff, è del Vicenza che ha quattro punti più dei granata- potrebbero diventare sette se vincesse la partita che deve recuperare con l’Ascoli - e il terzultimo/penultimo posto a nove punti di distanza occupato in coabitazione dal Frosinone e dall’Ascoli, prossima avversaria del Torino, questo sabato alle diciotto, ma che ha ben due partite da recuperare l’una con il Crotone e l’altra, come detto prima, con il Vicenza. A questo si deve aggiungere che fra il Torino e il Vicenza ci sono quattro squadre più il Pescara che ha gli stessi punti dei granata, quarantuno, e fra il Torino e l’Ascoli ci sono sette formazioni. Quel che si dice una situazione sul filo del rasoio.

La squadra e lo staff tecnico sono doppiamente blindati: allenamenti a porte chiuse e assoluto silenzio stampa, per favorire la massima concentrazione sulla preparazione della trasferta nelle Marche. Dopo il fulmineo interregno di Papadopulo che voleva passare al 3-5-2 è lecito credere che Lerda tornerà ad un 4-4-2 di base con gli esterni di centrocampo in una posizione più alta o più bassa, a seconda se ci si troverà in fase difensiva o offensiva. Sugli interpreti c’è qualche maggiore incertezza dipesa: da squalifiche, Lazarevic ad Ascoli per questo motivo non ci sarà; da impegni con la propria nazionale, Cavanda; da infortuni, Garofalo (lesione di primo grado del muscolo semitendinoso della coscia destra con tempi di recupero previsti in 3-4 settimane), Iunco, Sgrigna e De Vezze non sono ancora arruolabili, soprattutto i primi tre; dalla forma precaria di alcuni giocatori recentemente guariti da infortuni, Pratali, Zanetti e Gasbarroni. E’ doveroso incrociare le dita affinché la mala sorte non ci metta il suo zampino andando ad infoltire ulteriormente l’infermeria. Discorso a parte per Gabionetta, che ritrova l’allenatore suo mentore e al quale è legatissimo, ma che per otto mesi è stato lontano dai campi per le note vicende legate al suo tesseramento. E’ chiaro che durante questa settimana un po’ di tempo c’è per ridare brillantezza ai giocatori che non hanno ancora i novanta minuti nelle gambe, già oggi doppia seduta di allenamento. Ai problemi di tipo fisico vanno aggiunti quelli di affidabilità: chi dimostrerà al tecnico voglia e determinazione di portare il Torino fuori dal trend negativo di quattro sconfitte consecutive sarà schierato titolare, chi invece non darà sufficienti garanzie si accomoderà in panchina e in tribuna. Tempo per esperimenti o da perdere non ce n’è più: già troppo ne è stato buttato alle ortiche, mancano dieci partite e la resa dei conti inesorabilmente si avvicina.