Nelle prossime tre gare si capirà meglio di che pasta è fatto il Toro

Quattro punti nelle prossime tre partite è l’obiettivo minimo al quale deve puntare il Torino. Allenatore e giocatori devono dimostrare che il modulo è stato assimilato e che è quello giusto. La squadra non deve essere Cerci-dipendente.
19.09.2013 13:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Nelle prossime tre gare si capirà meglio di che pasta è fatto il Toro
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Bologna, Verona e Juventus in otto giorni saranno un bel banco di prova per il Torino in quanto i primi avversari sono dei diretti concorrenti per una posizione di centro classifica, i secondi in quanto neo promossi e mancanti nella massima divisione da undici stagioni non dovrebbero rappresentare un ostacolo insormontabile e i terzi sono la squadra che per il terzo anno consecutivo è la maggior candidata a vincere lo scudetto e per di più è la rivale cittadina e non viene battuta dal 9 aprile 1995. Tenendo presente il valore degli avversari e il fatto che la prima partita si giocherà in trasferta e le due successive in casa e che il Torino ha come obiettivo minimo la salvezza almeno quattro punti dovranno essere conquistati, a prescindere da infortuni o acciacchi. Chiaramente se qualche punto in più dovesse arrivare sarebbe anche meglio.

 

Il Torino in queste tre partite deve dimostrare che il nuovo modulo, il 3-5-2, è stato completamente assimilato e che sta superando il problema di non concretizzare a sufficienza con i gol le occasioni pericolose che crea e al contempo non cadere in amnesie o ingenuità difensive che vanificano quanto già seminato. Altra dimostrazione che sarebbe opportuna è quella di non essere Cerci-dipendente né per le giocate né per i gol. Avere un solo giocatore che fa la differenza è un grande rischio poiché può trasformarsi in vantaggio per gli avversari perché se riescono a imbrigliarlo o malauguratamente gli capita anche solo un raffreddore e non può giocare la squadra non è sufficientemente incisiva. Un giocatore come Cerci deve essere un valore aggiunto, ma non diventare l’unico che può fare la differenza.

 

Terminare questo piccolo ciclo tour de force con in classifica almeno otto punti, quattro in più degli attuali, vorrebbe dire aver conquistato una media di 1,3 punti a gara che proiettati a fine stagione sarebbero 49,4 vale a dire salvezza più che certa e se non proprio il decimo posto una posizione di tutto rispetto e decisamente superiore a quella dello scorso anno. Chi tra tifosi, giocatori, allenatore e dirigenti oggi non firmerebbe per un tale risultato finale?